Avevamo già affrontato l’argomento una Reprap per stampare una Reprap più grande
Una stampante 3D per stampare altre stampanti 3D? Si può fare
Una stampante 3D per stampare stampanti 3D: potrebbe sembrare uno scioglilingua, ma potrebbe essere la nuova frontiera di questa tecnologia, ed è già oggi l’obiettivo principale della community RepRap, i cui membri intendono creare “il primo dispositivo di costruzione auto-replicante”.
Il progetto non prevede ovviamente che il dispositivo fuoriesca, completo di tutto, da un’altra stampante 3D, ma è basato sulla produzione dei componenti in plastica necessari. Non si tratta di una tecnologia futuristica, e neppure irrealizzabile: le stampanti RepRap (che sta per Replicating Rapid-prototyper) esistono già, ma il vero scoglio che deve essere superato è quello economico.
Anche le più economiche stampanti RepRap hanno infatti costi molto elevati, per cui il progetto è orientato più ad abbattere i prezzi che a focalizzarsi sulla fattibilità tecnica dell’iniziativa, che è già stata dimostrata.
La novità più interessante degli ultimi tempi è rappresentata dall’innovazione introdotta da Hans Fouche, ingegnere sudafricano finora noto in questo settore soprattutto per le sue opere in cioccolato. Essendo un ingegnere, Fouche è riuscito a costruire una stampante 3D (foto sopra) di notevoli dimensioni (occupa tutto il suo garage), e nonostante questo è capace di lavorare ad una velocità superiore a quella dei comuni modelli commerciali, utilizzando un polimero termoplastico denominato ABS, simile a quello dei mattoncini LEGO.
Sfruttando dimensioni e capacità della sua macchina, Fouche è così riuscito a stampare l’intera struttura di una RepRap Morgan (uno di modelli sviluppati dalla community, che potete vedere nella foto a lato) in sole tre parti. La parte più interessante del lavoro di Fouche è il fatto che gli siano servite soltanto sette ore per stampare i tre pezzi.
Utilizzando una normale stampante 3D commerciale ci sarebbero voluti vari giorni, se non settimane, per stampare tutte le parti, alcune molto piccole, che compongono la struttura della Morgan (senza contare che sarebbe stato poi necessario molto altro tempo per il lavoro di assemblaggio).
La velocità del dispositivo messo a punto dall’ingegnere sudafricano non si concretizza ovviamente soltanto nella stampa di altre stampanti 3D, ma anche per oggetti più comuni che richiederebbero tempi di lavorazione molto lunghi con i normali dispositivi attualmente in commercio, come ad esempio la valigetta che potete vedere nella foto in basso.
Di Alessandro Martorana da it.ibtimes.com