replyAnche l’italiana Reply investe nelle tecnologie indossabili

Internet delle cose, dispositivi indossabili, stampa 3D: sono tre dei filoni tecnologici oggi più di “moda” e terreno di esplorazione tanto delle grandi firme dell’universo hi-tech quanto di agguerrite startup. Anche italiane. E italiano e “innovation oriented” è anche un system integrator a tutto tondo come Reply (oltre 4.300 dipendenti sparsi nel mondo con un fatturato di oltre mezzo miliardo di euro nel 2013). In occasione dell’annuale appuntamento con il suo evento Xchange, la società torinese ha portato in vetrina diversi progetti e fra questi anche quelli su cui i suoi giovani ingegneri lavorano in occasione dei cosiddetti hackaton.

Ecco i più interessanti.

Il calzino parlante per guarire dagli infortuni
La sanità elettronica è un ambito al quale guarda, e parecchio, quel grande contenitore di tecnologie (chip, software e connessioni) che si chiama Internet of thing, tema cui Reply dedica una piattaforma dedicata. Il “calzino parlante” esibito ad Xchange è una delle soluzioni che rientrano a pieno titolo nel calderone dell’e-health. Di cosa si tratta? Pensato per facilitare la riabilitazione ortopedica post traumi direttamente fra le mura di casa, questa vera e propria calza dotata di sensori integrati nel tessuto si aggancia con una clip a un trasmettitore da mettere alla caviglia e invia i dati relativi alla camminata o alla corsa del paziente a un tablet o a uno smartphone. Un’apposita app (qui entra in gioco Reply) raccoglie quindi tutte le informazioni e le invia al sistema centrale che risiede nella struttura del centro che offre il servizio e tutto il kit di assistenza (calzino parlante ovviamente compreso) in comodato d’uso. Il tutto per poter disporre di uno storico sempre aggiornato, anche da remoto, delle condizioni di chi è oggetto di riabilitazione.

La scatola nera che rende smart le biciclette elettriche
Una soluzione, praticamente unica nel suo genere in Italia a detta dei diretti interessati, realizzata da Reply in collaborazione con Magneti Marelli ha per oggetto invece l’abilitazione di servizi digitali di customer engagement per chi si muove in bicicletta. L’Internet delle cose applicato alle due ruote a pedali, e in particolar modo a quelle elettriche, trova concretezza sotto forma di una mini scatola nera pensata per tracciare la vita del mezzo di spostamento urbano su ruota maggiormente vittima di furti in Europa. Una “black box” telematica in miniautura, in altre parole, che trova posto nel telaio della bici in varie modalità (nascosto per esempio sotto il sellino o applicato al manubrio come una comune luce Led portatile) e in grado di offrire funzioni che spaziano dal rilevamento della posizione allo stato di carica delle batterie fino a tutte le informazioni relative al chilometraggio percorso.
La dotazione di questa scatola nera, che per l’occasione Magneti Marelli ha esibito a bordo di una bici del colosso indiano A2B comprende sensori (vedi l’accelerometro per registrare gli spostamenti), un modem, una scheda Sim Gprs per il trasferimento dei dati e un modulo Gps. Un’app mobile comanda inoltre la mini black box in modalità antifurto, inviando via Sms l’allarme in caso di spostamento “non autorizzato” del mezzo. Al di là della sua valenza come prodotto consumer per un pubblico di appassionati d’èlite (una bici elettrica di buon livello costa anche qualche migliaio di euro), la soluzione è pensata anche in ottica B2B (per esempio una flotta di bici in servizio presso un’ente pubblico) ed in questo caso entra in gioco a fianco di Reply, che cura la parte applicativa di front end, anche un service provider per la gestione della connettività e del servizio dati.

Il caschetto e l’anello che operano con Arduino
I possibili scenari d’uso dei dispositivi indossabili, almeno nella testa degli ingegneri di Reply, vanno molto al di là degli occhialini per la realtà virtuale (gli Oculus Rift) e per la realtà aumentata (i Google Glass), entrambi presenti all’evento con tanto di applicazioni ad essi dedicati. Abbinando le peculiarità di mini computer a piattaforma Arduino e Raspberry (e cioè pc a bassissimo costo, nell’ordine dei 50 dollari circa, con capacità di calcolo distribuito potenzialmente illimitata) con le potenzialità della stampa 3D ecco prendere vita soluzioni decisamente all’avanguardia. Per esempio quella in grado di produrre tutori personalizzati a due valve, alternativi al classico e più scomodo gesso, grazie all’intelligenza di un’applicazione che raccoglie i dati essenziali del braccio di una persona e li trasferisce alla stampante che dovrà generare la protesi su misura. Oppure l’anello dotato di sensori per il rilevamento delle pulsazioni cardiache che si abbina all’app mobile di turno (per iPhone nel caso specifico) per verificare lo stato di salute della persona. O ancora il caschetto per rilevare la qualità dell’aria grazie a un sensore capace di rilevare e misurare la presenza di gas in un ambiente, inviando quando necessario un allarme su smartphone o smartwatch e raccogliendo e catalogando i dati da trasferire a una dashboard di controllo remoto. In poche parole un sistema che coniuga tecnologia wearable, Internet delle cose e Big Data all’insegna di protocolli, apparati hardware (l’unità di elaborazione dati e quella ricevente) e software aperti. Il linguaggio dell’innovazione è sempre più “open”?

di Gianni Rusconi da ilsole24ore.com

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