Grazie a Pino Bruno una sguardo sullo sviluppo civile della nuova tecnologia
Makers a scuola di stampa 3D
Ci sono stampanti 3D che si riproducono e danno così vita a stampanti simili, quasi clonate, che costano meno dell’originale. Tutto merito del Progetto RepRap e degli artigiani digitali che lo tengono in vita e lo alimentano con nuove idee. Come i fratelli Lorenzo e Luciano Cantini, specialisti delle stampanti 3D. Con la loro Kentstrapper hanno creato a Firenze il primo centro RepRap italiano e girano il paese per raccontare presente e futuro di una tecnologia che farà la differenza. Luciano è salito in cattedra a Bari per una lezione di stampa 3D, organizzata dalla Maker Zone pugliese nata un mese fa con il sostegno di ARTI, Bollenti Spiriti e Bad Ideas[1].
Luciano Cantini ha raccontato ogni dettaglio ai makers che hanno partecipato all’iniziativa. Dai bit agli atomi, dal progetto creato con un software di modellazione tridimensionale fino alla costruzione dell’oggetto, pezzo dopo pezzo. Una stampante 3D lavora prendendo un file 3D da un computer e utilizzandolo per fare una serie di porzioni in sezione trasversale. Ciascuna porzione è poi stampata l’una in cima all’altra per creare l’oggetto 3D.
Le stampanti 3D costano sempre meno e stanno diventando accessibili alle piccole e medie imprese. Prima o poi le vedremo anche negli uffici o nei negozi che oggi vendono piccoli pezzi di ricambio che arrivano da chissà dove e invece potranno essere stampati lì sul posto. Grazie al deposito di un filamento di materiale plastico, infatti, possono essere creati oggetti reali. Ognuno potrà produrre da sé alcune delle cose che servono nella vita quotidiana. Per far sì che le stampanti 3D esprimano appieno le loro potenzialità sono necessarie persone in gamba, che sappiano come farle funzionare. E’ questo il senso del primo corso di stampa 3D promosso dalla Maker Zone pugliese.
Pino Bruno da pinobruno.globalist.it