Ursa Major, azienda con sede in Colorado specializzata in sistemi di propulsione per spazio e difesa basati sulla manifattura additiva, ha chiuso un round Series E da 100 milioni di dollari a cui si aggiungono 50 milioni di dollari in linee di debito. Il round è guidato da Eclipse Ventures, già protagonista nelle precedenti tornate di finanziamento, affiancata da investitori come Woodline Partners, Principia Growth, XN e Alsop Louie Partners, insieme ad altri soggetti istituzionali. Grazie a questa operazione e ai round precedenti, Ursa Major raggiunge una valutazione intorno ai 600 milioni di dollari e un totale raccolto che supera i quasi 400 milioni di dollari in capitale di rischio.
Booked orders, crescita e nuovo profilo industriale
Parallelamente al round, Ursa Major dichiara di aver registrato oltre 115 milioni di dollari di ordini nei primi tre trimestri del 2025, con contratti che coprono sia il settore governativo sia quello commerciale. Tra i clienti e partner compaiono il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD), la US Air Force Research Laboratory, Stratolaunch e BAE Systems, oltre a commesse legate a programmi missilistici e ipersonici. Il ritmo di crescita porta l’azienda a pianificare un organico di circa 500 dipendenti entro fine 2025, più del doppio rispetto all’anno precedente, con l’obiettivo di trasformarsi in una media impresa industriale capace di fornire propulsione in volumi significativi.
Governance rafforzata: Ronald Sugar e Gilman Louie nel board
Per accompagnare questa fase di espansione, Ursa Major ha inserito nel Consiglio di Amministrazione due figure di peso del mondo aerospaziale e tecnologico: Ronald Sugar, già CEO di Northrop Grumman e oggi presidente di Uber e membro del board di Apple, e Gilman Louie, ex CEO del fondo di venture capital dell’intelligence statunitense In-Q-Tel e attuale CEO di Alsop Louie Partners, che partecipa anche come investitore nel round Series E. La mossa segnala l’intenzione di posizionare Ursa Major non solo come fornitore tecnologico di nicchia, ma come attore centrale nell’ecosistema di difesa e spazio nordamericano, con una governance allineata a questa ambizione.
A cosa serviranno i fondi: ipersonica, solid rocket motors e space mobility
Il capitale fresco ha una destinazione chiara: espansione della capacità produttiva e accelerazione dei programmi di sviluppo su tre assi principali:
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Propulsione ipersonica a propellente liquido stoccabile, con motori a ciclo avanzato che sfruttano materiali e geometrie realizzate tramite stampa 3D metallica.
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Solid Rocket Motors (SRM), dove Ursa Major sta introducendo linee dedicate basate sul programma Lynx, che utilizza la stampa 3D per realizzare casi, ugelli e accensioni.
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Sistemi di space mobility, cioè motori per manovre orbitali, trasferimenti e servizi in orbita che richiedono cicli di sviluppo rapidi e supply chain meno rigide rispetto alla propulsione tradizionale.
La combinazione di equity e debito serve a finanziare sia nuovi impianti, sia la scalabilità dei processi additivi, con l’obiettivo dichiarato di passare da pochi motori solidi al mese a volumi a doppia cifra, su linee capaci di passare da un modello di motore all’altro con tempi di riconfigurazione contenuti.
Dal Series D a oggi: continuità nella strategia di propulsione additiva
Il Series E si innesta su un percorso di finanziamenti che, tra Series C, Series D e D-1, ha già portato nelle casse di Ursa Major oltre 230 milioni di dollari prima di questo nuovo round. Nel 2023 la società aveva annunciato un Series D/D-1 da 138 milioni di dollari finalizzato a introdurre la gamma Lynx di motori a combustibile solido e a scalare la capacità produttiva per motori liquidi come Hadley e Ripley.
Un portafoglio di motori stampati in 3D: Hadley, Ripley, Arroway e Lynx
Sul piano tecnico, Ursa Major costruisce un portafoglio che copre sia il segmento dei piccoli lanciatori sia quello dei missili tattici e dei lanci pesanti:
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Hadley, motore liquido da circa 5.000 libbre di spinta, è già stato utilizzato per test ipersonici, ad esempio sul veicolo Talon-A1 (TA-1) di Stratolaunch, con velocità prossime a Mach 5.
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Ripley, motore di classe superiore, è pensato per lanciatori più potenti e sfrutta geometrie interne complesse ottenute con additive manufacturing.
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Arroway, motore per lanci pesanti, è progettato per essere prodotto con una percentuale elevata di componenti stampati in 3D, con camere di combustione e canali di raffreddamento realizzati in leghe di rame ad alte prestazioni.
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Lynx, gamma di motori solidi, usa la stampa 3D per casi, ugelli e igniter, con l’obiettivo di passare da linee dedicate a un approccio “product-agnostic tooling” in cui la stessa infrastruttura supporta più modelli di SRM.
Tutti questi motori condividono la logica di ridurre il numero di componenti, sfruttare passaggi di raffreddamento integrati e semplificare la catena di fornitura rispetto alla componentistica lavorata per asportazione di truciolo.
Perché la stampa 3D è centrale nella supply chain dei motori
Negli Stati Uniti la disponibilità di solid rocket motors è considerata un collo di bottiglia strategico: linee produttive rigide, difficili da riconfigurare e dipendenti da un numero limitato di fornitori rendono complesso rispondere alla domanda legata sia alla difesa sia ai lanci spaziali commerciali. Ursa Major propone una risposta basata su stampa 3D metallica abbinata a tooling flessibile: casi e ugelli vengono stampati in 3D, mentre il propellente resta su processi consolidati, così da combinare l’agilità della manifattura additiva con la maturità delle tecnologie energetiche esistenti. Questo approccio è collegato alla possibilità di aumentare il ritmo produttivo degli SRM per missili chiave come Javelin e altri sistemi a lunga gittata.
Relazioni con il DoD, la US Navy e i partner industriali
Il Series E arriva dopo una serie di iniziative che hanno già legato Ursa Major a programmi di importanza nazionale:
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Un investimento congiunto da 25 milioni di dollari con la US Navy per sviluppare un prototipo di motore a razzo stampato in 3D basato sul motore Mk 104, finanziato anche attraverso l’Office of Strategic Capital del DoD.
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Un progetto con Raytheon per motori solidi a lunga gittata, in cui la tecnologia Lynx è al centro di una nuova generazione di propulsori per sistemi missilistici terrestri.
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La partecipazione a programmi con America Makes, focalizzati sulla qualifica di camere di combustione e hardware critico per il motore Hadley tramite stampa 3D.
Su questo sfondo, il nuovo capitale rafforza la capacità di Ursa Major di passare da dimostratori e prototipi a lotti ripetibili, riducendo i tempi tra test e produzione in serie.
Supply chain nordamericana e reshoring della propulsione
Un tema ricorrente nei comunicati di Ursa Major e negli articoli dedicati al Series E è il rafforzamento della base industriale nordamericana per la propulsione. L’azienda si propone come fornitore “pure-play” di motori, in grado di supportare sia startup del NewSpace sia grandi contractor tradizionali che preferiscono esternalizzare lo sviluppo dei motori e concentrarsi su veicoli, payload e sistemi di missione. Il modello prevede linee produttive che uniscono stampa 3D, winding composito e lavorazioni convenzionali, con l’obiettivo di riportare in patria parti della supply chain oggi frammentate tra più fornitori e Paesi.
Che cosa cambia per la stampa 3D nella propulsione
Il nuovo round di Ursa Major arriva in un momento in cui diverse aziende puntano sulla stampa 3D per motori a razzo e componenti aerospaziali, ma poche hanno una pipeline di motori liquidi e solidi così avanzata e supportata da contratti reali. Il fatto che gli investitori valorizzino non solo il potenziale tecnologico, ma anche il volume di ordini già in portafoglio, indica che la stampa 3D per la propulsione sta entrando in una fase in cui scalabilità e supply chain diventano più centrali della dimostrazione tecnica del singolo componente. Il Series E di Ursa Major è quindi un segnale di maturità per l’intero segmento della manifattura additiva applicata ai motori a razzo.
