Un round da 10 miliardi? Perché il caso Bambu Lab sta ridisegnando la mappa della stampa 3D

Negli ultimi anni Bambu Lab è passata in poco tempo da nome quasi sconosciuto a punto di riferimento della stampa 3D desktop. Oggi il suo nome è legato a un’ipotesi molto più grande delle singole macchine: un possibile nuovo round di finanziamento che spingerebbe la valutazione del gruppo fino a 10 miliardi di dollari, collocandolo di fatto al vertice del settore per valore percepito dagli investitori.

La notizia arriva da un articolo di Fabbaloo che riprende un’esclusiva di 36Kr, testata cinese specializzata in tecnologia e venture capital. Secondo queste fonti, Shenzhen Tuozhu Technology, la società madre di Bambu Lab, sarebbe vicina a chiudere un importante aumento di capitale con la partecipazione di Tencent, uno dei colossi tecnologici cinesi. La valutazione teorica dell’operazione: fino a 10 miliardi di dollari, una cifra che, se confermata, supererebbe la somma delle capitalizzazioni di molti gruppi storici della stampa 3D industriale messi insieme.


Chi è davvero Bambu Lab (e perché tutti la guardano)

Bambu Lab è una società cinese fondata nel 2020 da un gruppo di ex ingegneri DJI, l’azienda dei droni consumer che ha cambiato il mercato della fotografia aerea. Il quartier generale è a Shenzhen, con altre sedi a Shanghai e ad Austin (Texas). In pochi anni, grazie ai modelli delle serie X1, P1, A1 e più di recente H2, l’azienda si è imposta nel segmento delle stampanti FFF veloci “chiavi in mano”, con forte integrazione tra hardware, software e servizi.

Dietro al marchio consumer Bambu Lab c’è Shenzhen Tuozhu Technology, la società veicolo che gestisce la parte industriale e finanziaria del gruppo. È Tuozhu a comparire nei report degli analisti e nelle inchieste sulle valutazioni, ed è il nome che ricorre nelle notizie sul possibile nuovo round guidato da Tencent. Wikipedia+1


Il cuore del rumor: round in chiusura, Tencent in ingresso e valutazione da 10 miliardi

Secondo l’inchiesta di 36Kr, ripresa da Fabbaloo, più investitori e operatori del settore 3D printing in Cina avrebbero confermato informalmente che Tuozhu è vicina a completare una nuova raccolta di capitali con la partecipazione di Tencent. La forchetta di valutazione indicata nell’articolo è esplicita: fino a 10 miliardi di dollari per l’intero gruppo.

Nell’articolo originale di 36Kr viene sottolineato che:

  • la trattativa sarebbe nelle fasi finali;

  • l’ingresso di Tencent si inserirebbe in una cooperazione più ampia sul fronte software: in particolare l’integrazione tra la piattaforma di modelli MakerWorld e i modelli generativi 3D dell’ecosistema Tencent Cloud;

  • l’operazione accentuerebbe il posizionamento di Bambu Lab come uno dei casi di maggior successo del venture capital cinese nell’hardware consumer degli ultimi anni. 

È importante notare che, secondo le stesse fonti, Bambu Lab e Tencent hanno formalmente smentito la notizia quando sono state interpellate: una dinamica tipica di molte operazioni non ancora chiuse o coperte da obblighi di riservatezza, ma che lascia aperta anche la possibilità che il round, almeno nei termini descritti, non si concretizzi affatto.


I numeri che spiegano perché una valutazione così alta non è solo fantasia

Per capire perché una valutazione da 10 miliardi di dollari non venga liquidata come pura esagerazione, bisogna guardare ai conti che circolano su Tuozhu/Bambu Lab. Secondo dati riportati da 36Kr e da altri osservatori:

  • Fatturato annuo stimato 2024: tra 55 e 60 miliardi di yuan, pari all’incirca a 7,5–8,2 miliardi di euro ai cambi indicativi;

  • Utile netto: vicino ai 2 miliardi di yuan, circa 280 milioni di dollari;

  • Unità vendute: oltre 1,2 milioni di stampanti in un anno;

  • Quota di mercato globale nel segmento consumer FFF: intorno al 29%

Sono numeri enormi per un produttore hardware concentrato su sistemi desktop e “prosumer”. Per confronto, in un’analisi di 3DPrint.com era stato ipotizzato che, con certe combinazioni di prezzo medio per macchina e ricavi da materiali, i ricavi annuali di Bambu Lab potessero superare il miliardo di dollari, collocando l’azienda in una fascia che fino a pochi anni fa sembrava irraggiungibile per un brand di stampanti desktop. 


Il paragone con Stratasys, 3D Systems & co: un’azienda “non quotata” più grande di tutti i big insieme

Nel suo articolo, Fabbaloo propone un confronto diretto: una valutazione da 10 miliardi di dollari per Bambu Lab sarebbe vicina alla somma delle capitalizzazioni di mercato di molti grandi player quotati della stampa 3D, tra cui:

  • Stratasys

  • 3D Systems

  • Nano Dimension

  • Materialise

  • Velo3D

  • Proto Labs

  • altri operatori monitorati nel loro “leaderboard” settimanale. 

La logica è chiara: mentre la parte industriale e B2B della manifattura additiva è cresciuta in modo graduale e spesso con margini limitati, Bambu Lab ha intercettato in pieno la domanda consumer, portando sul mercato macchine veloci, relativamente economiche e integrate con un ecosistema software e di contenuti molto chiaro (Bambu Studio, MakerWorld, AMS, strumenti di gestione flotte).

Questo scarto tra dimensione percepita dei brand storici e potenziale di crescita di un player consumer “nativo digitale” è uno dei motivi per cui un multiplo di valorizzazione molto alto non appare impossibile agli occhi degli investitori.


Tencent, DJI, Creality ed Elegoo: si sta aprendo una “gara cinese” sulla stampa 3D consumer

Il ruolo di Tencent in questo scenario va oltre il singolo investimento. Il gruppo ha già interessi nel settore: è tra gli azionisti di Creality, il grande concorrente cinese che si sta preparando a una IPO a Hong Kong, con una valutazione recente nell’ordine di mezzo miliardo di dollari secondo stime di 3D Printing Industry. 

In parallelo:

  • DJI, altro colosso cinese, ha investito nella concorrente Elegoo, segnando una sorta di allineamento fra grandi gruppi hi-tech e produttori di stampanti 3D consumer;  

  • Bambu Lab, nata proprio da ex-quadri di DJI, è al centro di un dibattito anche emotivo in Cina, con commenti pubblici del fondatore Tao Ya (陶冶) sul rapporto con l’ex datore di lavoro e sull’ingresso di nuovi player sostenuti da capitali importanti.  

In questo quadro, l’idea di un investimento Tencent in Bambu Lab sarebbe più di una semplice operazione finanziaria: segnerebbe l’allineamento di una delle principali piattaforme digitali cinesi con il player di riferimento della stampa 3D consumer, e rafforzerebbe l’ipotesi di un mercato sempre più dominato da pochi marchi integrati verticalmente, con forti legami con il mondo cloud e dell’intelligenza artificiale.


Le conseguenze per chi produce stampanti FFF (e per chi vorrebbe entrare oggi nel mercato)

Se Bambu Lab arrivasse davvero a una valutazione da 10 miliardi di dollari con l’ingresso di un soggetto come Tencent, gli effetti sulla concorrenza sarebbero significativi:

  • Scarto di scala: produttori storici di stampanti FFF, soprattutto in Europa e negli USA, si troverebbero a competere non con una “startup aggressiva”, ma con un gruppo con volumi, margini e capacità di investimento in R&D comparabili o superiori a quelli dei campioni industriali consolidati.

  • Pressione sui prezzi: un’azienda con margini elevati e finanziamento abbondante può permettersi di mantenere prezzi aggressivi sulle macchine pur investendo in onboarding, software, community e supporto.

  • Barriera all’ingresso per nuove startup hardware: chi volesse oggi sviluppare una nuova stampante FFF di fascia media dovrebbe confrontarsi con un mercato in cui il leader potenziale è un gruppo da 10 miliardi di dollari con una base installata di milioni di unità.

Fabbaloo lo sintetizza in modo molto diretto: per qualunque nuova azienda che volesse studiare un progetto FFF da zero, significherebbe sfidare un colosso con una valutazione e una capacità di spesa fuori scala rispetto ai cicli precedenti della stampa 3D desktop 


Rumor contro smentite: quanto è solido lo scenario del round?

Accanto al racconto entusiasta dei numeri, negli stessi giorni si sono moltiplicate anche le smentite ufficiali. Testate finanziarie cinesi come Eastmoney e Shanghai Securities News hanno riportato la risposta dell’azienda: di fronte a domande dirette sull’esistenza di un round con Tencent e valutazione da 10 miliardi di dollari, Shenzhen Tuozhu Technology ha risposto che la notizia “non è vera”.  

Secondo queste fonti:

  • Bambu Lab non avrebbe alcun round “in corso” al momento;

  • il fondatore Tao Ya avrebbe ribadito, in messaggi privati poi riportati dai media, che “è da molto tempo che non facciamo fundraising e non c’è alcuna raccolta in corso”;

  • gli azionisti ufficiali, secondo i registri consultati dalla stampa cinese, includono fondi come IDG Capital, Temasek e altri investitori istituzionali, ma Tencent non risulterebbe fra i soci attuali.

Questo crea una situazione ambigua: da un lato fonti vicine al venture capital parlano di trattative avanzate; dall’altro azienda e potenziale investitore negano. In contesti di questo tipo, le possibilità sono sostanzialmente tre:

  1. Le voci sono eccessive o premature: potrebbe trattarsi di discussioni preliminari, senza termini definitivi.

  2. La trattativa esiste ma non è firmata: in questo caso, la linea ufficiale è spesso la smentita finché gli accordi non sono completi e comunicabili.

  3. Il rumor è strumentale: talvolta l’uscita di notizie su valutazioni elevate serve a testare la reazione del mercato o a influenzare negoziazioni con altri soggetti.


Un settore che si consolida: meno marchi, più piattaforme

Al di là del singolo round, il messaggio che arriva dal caso Bambu Lab è abbastanza chiaro:

  • nel segmento desktop/consumer è in corso una concentrazione della domanda su pochi marchi forti (Bambu Lab, Creality, Elegoo e pochi altri), con gli attori minori costretti a trovare nicchie specifiche o a spostarsi verso soluzioni semi-professionali;

  • gli investitori istituzionali vedono nella stampa 3D consumer non solo la vendita di hardware, ma la possibilità di ecosistemi chiusi che uniscono piattaforma di modelli, servizi cloud, gestione flotte, marketplace di materiali, integrazioni con tool di AI generativa;

  • le grandi aziende industriali della stampa 3D (Stratasys, EOS, 3D Systems, ecc.) si trovano a competere su un campo diverso, più vicino alla produzione avanzata e alle applicazioni di alta complessità, mentre la fascia desktop tende a essere dominata da pochi colossi consumer con logiche da elettronica di consumo

In questo scenario, un eventuale round da 10 miliardi per Bambu Lab sarebbe più una tappa di un processo già in corso che un’eccezione isolata. Ma anche se il round si fermasse a una valorizzazione inferiore, il messaggio per il settore resterebbe sostanzialmente lo stesso: la stampa 3D desktop è diventata un business di scala globale, con volumi e marginalità che pochi anni fa sembravano riservati solo a nicchie industriali molto specializzate.


 

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Di Fantasy

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