Produzione additiva per droni in ambienti militari: il sistema containerizzato di Firestorm Labs testato alla Naval Postgraduate School
Nel mese di febbraio, presso la Naval Postgraduate School degli Stati Uniti, si è svolta una nuova edizione del Joint Interagency Field Experimentation (JIFX), una serie di esercitazioni trimestrali che riuniscono forze armate, agenzie governative e imprese private per testare tecnologie considerate strategiche per la sicurezza nazionale. Le attività si sono svolte a Camp Roberts, in California, offrendo un contesto operativo realistico e interforze.
Tra i partecipanti a questa edizione vi era Firestorm Labs, azienda attiva nel campo della produzione additiva e sviluppatrice del sistema xCell, una soluzione containerizzata per la stampa 3D di componenti aeronautici, in particolare droni destinati all’impiego tattico. Questa tecnologia è stata progettata per operare in ambienti remoti e scenari logistici complessi, in cui la capacità di produrre localmente parti critiche può offrire un vantaggio operativo significativo.
Produzione di droni sul campo: il sistema xCell in azione
Durante le esercitazioni del JIFX di febbraio, Firestorm ha impiegato una unità xCell per produrre in loco componenti strutturali del drone Tempest, un velivolo leggero progettato per trasportare carichi compresi tra 5 e 10 kg su distanze variabili da 160 a oltre 1.000 chilometri.
L’unità xCell è stata alimentata da un generatore mobile a batteria ad alta tensione sviluppato dalla startup Chariot Defense, soluzione pensata per garantire operatività anche in assenza di una rete elettrica stabile. Tra i componenti stampati figurano:
coni anteriori dotati di alloggiamenti per telecamere,
sezioni di fusoliera destinate al carico,
ali e impennaggi posteriori, realizzati per essere montati direttamente in teatro operativo.
Un concetto pensato per operazioni distribuite e logistica limitata
L’idea alla base del sistema xCell è quella di rendere possibile la produzione distribuita, in prossimità del fronte operativo, riducendo la dipendenza da linee di rifornimento complesse e vulnerabili. Come ha spiegato Bill Buel, vicepresidente per l’hardware di Firestorm Labs:
“Abbiamo immaginato xCell per costruire i nostri droni direttamente sul campo, in ambienti dove la logistica è compromessa. Ma nel corso dello sviluppo ci siamo resi conto che il sistema può servire anche a produrre pezzi di ricambio o componenti per altri droni, non necessariamente progettati da noi. Per questo lo abbiamo reso modulare e facilmente utilizzabile dall’operatore.”
L’approccio “operator-first” adottato dall’azienda punta a dare ai militari la possibilità di produrre ciò che serve, senza dover attendere rifornimenti dall’esterno o affidarsi a fornitori lontani.
Un contesto sperimentale rilevante anche per la cooperazione tecnologica
Secondo il direttore del programma JIFX, il colonnello in congedo Michael Richardson, l’edizione di febbraio è stata tra le più significative degli ultimi anni. Le condizioni meteorologiche, con piogge intense e venti forti, hanno creato un ambiente di prova coerente con quello che ci si può aspettare in operazioni reali.
“Molte aziende partecipanti hanno dimostrato per la prima volta capacità tecniche concrete. Inoltre, sono nate collaborazioni spontanee tra team differenti, che hanno permesso di affrontare insieme sfide operative in modo efficace”, ha osservato Richardson.
Un contratto quinquennale con l’aeronautica e una strategia industriale emergente
Il sistema xCell ha attirato l’interesse del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e Firestorm Labs ha ottenuto a gennaio un contratto quinquennale da 100 milioni di dollari con l’US Air Force per sviluppare droni stampati in 3D. Questo investimento conferma l’attenzione crescente verso la produzione additiva applicata a contesti militari, in particolare in scenari dinamici o di conflitto.
Negli ultimi anni, le forze armate statunitensi – e la marina in particolare – hanno esplorato l’uso della stampa 3D per la manifattura in prima linea, con sistemi containerizzati simili a quelli proposti da SPEE3D, già utilizzati in contesti militari. L’interesse ora sembra spostarsi verso unità mobili per la produzione di droni, considerate sempre più centrali nei moderni scenari bellici, come quelli in Ucraina o Medio Oriente.
Prospettive di mercato e collaborazioni nel settore difesa
L’attenzione strategica rivolta alla produzione di droni sul campo potrebbe portare Firestorm a occupare un ruolo simile a quello conquistato da Ursa Major nel settore dei motori a razzo. Proprio quest’ultima, secondo dichiarazioni del suo co-fondatore Joe Laurienti, sarebbe interessata a espandersi anche nel segmento dei droni, suggerendo possibili collaborazioni future tra le due realtà.
Tecnologie laser e importanza strategica della filiera optoelettronica
Durante la stessa settimana di test, è stata condotta anche una dimostrazione di armi a energia diretta, con un sistema laser che ha neutralizzato con successo droni di piccole dimensioni (categoria Group 1), differenti da quelli realizzati da Firestorm. Il test ha evidenziato l’importanza crescente delle tecnologie laser ad alta potenza nella difesa, così come il ruolo critico delle fibre ottiche e dei laser industriali nella sicurezza nazionale.
In un contesto globale caratterizzato da tensioni commerciali e ridefinizione delle catene del valore, queste tecnologie – anche alla base della produzione additiva di componenti come quelli di Firestorm – sono sempre più centrali per garantire autonomia e resilienza industriale.
