Il settore navale sta vivendo una trasformazione che incrocia geopolitica, cantieristica e produzione additiva. La spinta arriva dalla Corea del Sud, dove i grandi gruppi navali – Hanwha Ocean, HD Hyundai Heavy Industries e Samsung Heavy Industries – stanno costruendo una presenza sempre più strutturata negli Stati Uniti, con un obiettivo chiaro: entrare nella filiera della US Navy e usare la stampa 3D come vantaggio competitivo in cantiere.

Questa strategia si inserisce in un quadro in cui i cantieri statunitensi hanno perso capacità produttiva rispetto a quelli asiatici, mentre la domanda della Marina USA richiede più navi, tempi di consegna più rapidi e una supply chain meno fragile. La produzione additiva diventa uno degli strumenti per colmare il divario, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e accorciando i tempi di fabbricazione dei componenti.


I “big three” coreani: investimenti, numeri e accordi con Washington

Secondo l’analisi di Fabbaloo, i tre grandi cantieri sudcoreani hanno comunicato al governo statunitense l’intenzione di ripensare parte delle loro attività proprio in funzione della domanda navale USA. Hanwha Ocean ha acquisito Philly Shipyard a Philadelphia, trasformandolo nel fulcro di una strategia che unisce cantieristica locale e trasferimento di know-how dai siti coreani. L’azienda prevede di gestire congiuntamente un polo produttivo negli Stati Uniti e un hub di manutenzione e refit a Busan, in grado di lavorare su circa 11 unità della US Navy all’anno

HD Hyundai Heavy Industries (HHI) ha dichiarato a Reuters l’ambizione di generare, entro il 2035, ricavi dell’ordine di 3.000 miliardi di won (circa 2,2 miliardi di dollari) dalla costruzione di unità per la US Navy. Nel frattempo, il gruppo valuta l’acquisizione di un cantiere statunitense per rendere compatibile la propria offerta con le normative USA su navi militari e navi soggette al Jones Act.

In parallelo, la politica industriale tra Washington e Seul include impegni d’investimento che, secondo Fabbaloo, arrivano fino a 150 miliardi di dollari dedicati alla cantieristica e alla logistica navale all’interno di un pacchetto complessivo di circa 350 miliardi di dollari di investimenti coreani negli Stati Uniti. In questo quadro, la capacità di integrare produzione additiva nei cantieri americani diventa un elemento che differenzia l’offerta coreana rispetto ai concorrenti. 


Hanwha Philly Shipyard: il laboratorio americano della produzione additiva

L’acquisizione di Philly Shipyard da parte di Hanwha è il tassello più visibile di questa strategia. Il cantiere, storicamente legato alla costruzione di navi commerciali e a programmi militari USA, viene oggi riposizionato come piattaforma per cargo, metaniere LNG e unità militari, con una filiera che combina progettazione coreana e costruzione in territorio statunitense.

Secondo Metal Additive Manufacturing, Hanwha Ocean e Hanwha Systems stanno introducendo sistemi di produzione additiva metallica nel sito di Philadelphia per produrre in casa componenti che in passato venivano affidati a fornitori esterni: valvole, raccordi complessi, elementi strutturali e parti per l’impiantistica di bordo. L’obiettivo è ridurre i tempi di costruzione, diminuire la dipendenza dalle importazioni e servire contemporaneamente il mercato LNG e il segmento delle navi militari.

Alcune iniziative di comunicazione aziendale di Hanwha sottolineano come il cantiere di Philadelphia venga visto anche come vetrina del modello “full technology transfer”: processi digitali, progettazione avanzata e pratiche di produzione additiva sviluppate nei cantieri coreani vengono trasferiti al personale statunitense, con programmi di formazione mirati e la creazione di una filiera locale di subfornitura. 


Perché la US Navy guarda ai cantieri coreani

Per la US Navy, un maggiore coinvolgimento dei cantieri coreani – purché con base industriale negli USA – può portare diversi vantaggi:

  1. Capacità produttiva e tempi di consegna
    I cantieri coreani sono noti per cicli di costruzione rapidi grazie a cantieristica modulare, linee di produzione altamente organizzate e catene di fornitura integrate. Alcuni operatori indicano tempi di costruzione ridotti per cacciatorpediniere equipaggiati con sistemi complessi, in confronto ai tempi medi degli equivalenti cantieri statunitensi. 

  2. Organizzazione del lavoro e competenze digitali
    Le aziende coreane portano metodi gestionali consolidati, uso esteso di gemelli digitali e integrazione fra progettazione CAD, simulazione e produzione. Questo approccio è alla base di molti programmi di modernizzazione che la Marina USA sta attivando anche in altri ambiti, ad esempio con sistemi WAAM di AML3D o stampanti metalliche imbarcate su unità come la USS Essex o la USS Bataan

  3. Supply chain più resiliente e localizzata
    Spostare una parte crescente della produzione di componenti all’interno dei cantieri americani, grazie alla stampa 3D, permette alla US Navy di ridurre i colli di bottiglia dei fornitori tradizionali e di gestire meglio gli approvvigionamenti in scenari operativi complessi.

  4. Allineamento geopolitico e industriale
    L’alleanza USA–Corea del Sud assume anche una dimensione industriale: gli investimenti nei cantieri americani e l’integrazione di tecnologie coreane nella produzione navale rafforzano la cooperazione nel teatro indo-pacifico e riducono la dipendenza da fornitori extra-alleati. 


Il ruolo centrale della stampa 3D nei cantieri coreani

L’articolo di Fabbaloo collega in modo diretto la presenza dei cantieri coreani negli USA al crescente utilizzo della produzione additiva nel settore navale. Le applicazioni principali riguardano:

  • Componenti complessi per motori e impianti
    Hanwha dichiara l’uso di stampa 3D metallica per produrre elementi come bocchelli di aspirazione, precamere, raccordi personalizzati e parti sottoposte a forti sollecitazioni, con l’obiettivo di ridurre passaggi di lavorazione e tempi di fornitura.

  • Produzione di parti navali per MRO
    Un consorzio che riunisce HD Hyundai Heavy Industries (HHI) e il vettore container HMM ha dimostrato la possibilità di stampare componenti navali in acciaio al carbonio, destinati a manutenzione e riparazioni, con l’obiettivo di avviare la produzione sistematica entro fine 2025. L’acciaio al carbonio è scelto per il buon compromesso tra costo, resistenza e lavorabilità. 

  • Sistemi di stampa a bordo o lungo le rotte
    HD Hyundai sta testando sistemi di stampa che permettono di produrre parti metalliche durante la navigazione, oppure presso porti strategici, per ridurre la necessità di ampie scorte a bordo e aumentare la capacità di intervento in caso di guasti.

Queste iniziative mostrano che, per i cantieri coreani, la stampa 3D non è solo un tema di prototipazione ma un tassello strutturale della strategia MRO e della competitività di lungo periodo.


Dalla cantieristica navale allo spazio: il caso del serbatoio in titanio

La maturità della produzione additiva coreana emerge anche fuori dal settore navale. Un consorzio formato da Korea Institute of Industrial Technology (KITECH), Korea Aerospace Research Institute (KARI), KP Aero Industries, Hanyang University e AM Solutions ha prodotto un serbatoio sferico in lega di titanio Ti-6Al-4V da 130 litri, sottoposto a prova di pressione a 330 bar e –196 °C, superata senza cedimenti strutturali.

Il serbatoio, realizzato con tecniche di Directed Energy Deposition a filo, è considerato uno dei primi esempi al mondo di recipiente in pressione stampato in 3D validato in condizioni simili a quelle spaziali. Per la cantieristica, questo tipo di risultato dimostra che la filiera coreana è in grado di controllare processi additivi complessi su componenti critici, esperienza che può essere trasferita a sistemi di bordo come serbatoi, tubazioni speciali e strutture alleggerite.


Come la stampa 3D può cambiare i cantieri USA

L’integrazione di linee di stampa 3D in cantieri come Hanwha Philly Shipyard apre scenari concreti per la cantieristica navale americana:

  • Produzione locale di parti speciali
    Invece di importare componenti dall’Asia, i cantieri possono ricevere file digitali validati, stampare le parti in loco e integrarli direttamente sulle navi in costruzione. Questo vale tanto per fitting complessi quanto per supporti, staffe, parti di impianti ausiliari e allestimento tecnico.

  • Riduzione dei tempi di fermo in manutenzione
    Hub come quello di Busan o futuri centri MRO in territorio USA possono stampare pezzi di ricambio al bisogno, riducendo i tempi di approvvigionamento. L’esempio dei sistemi WAAM ARCEMY installati per la US Navy in Virginia mostra come la produzione additiva possa essere integrata in centri di eccellenza dedicati alla manutenzione della flotta.

  • Formazione e riqualificazione della forza lavoro
    L’introduzione di processi additivi richiede nuove competenze: modellazione 3D, gestione della qualità, controlli non distruttivi dedicati ai componenti stampati. Questo consente di costruire programmi di formazione congiunti tra aziende coreane, cantieri statunitensi e centri di ricerca, contribuendo ad affrontare il tema della carenza di personale qualificato.

  • Integrazione nei flussi digitali esistenti
    La tendenza verso gemelli digitali, librerie di parti e gestione centralizzata dei dati si sposa con un uso esteso della stampa 3D: i componenti progettati per essere “print-ready” possono essere certificati una volta e prodotti in più sedi, mantenendo coerenza di qualità e tracciabilità. 


Vincoli normativi, rischi e questioni aperte

Nonostante il potenziale, il percorso non è privo di ostacoli:

  • Limitazioni legali
    Norme come il Jones Act e il Byrnes–Tollefson Amendment limitano la partecipazione diretta di cantieri stranieri a certe categorie di navi e lavori militari. Per questo i gruppi coreani devono operare attraverso entità statunitensi e dimostrare un adeguato contenuto locale.

  • Accettazione politica e industriale
    L’ingresso di capitali e tecnologie coreane può suscitare discussioni sulla tutela dell’occupazione locale, sul controllo delle infrastrutture critiche e sulla gestione della proprietà intellettuale legata ai processi additivi. 

  • Costi di investimento e tempi di rampa
    Anche con impegni di investimento elevati, portare cantieri statunitensi a livelli di produttività paragonabili a quelli coreani richiede tempo, lavori infrastrutturali, aggiornamenti degli impianti e una curva di apprendimento significativa per la forza lavoro.

La stampa 3D, in questo quadro, non è una soluzione automatica, ma uno strumento che diventa efficace solo se inserito in una strategia industriale coerente.


Il ruolo di HII e delle partnership USA–Corea

Un elemento da osservare con attenzione è la collaborazione tra i cantieri americani storici e i gruppi coreani. HII (Huntington Ingalls Industries), ad esempio, ha organizzato incontri di più giorni con HD Hyundai Heavy Industries nel suo sito Ingalls Shipbuilding, per discutere tecnologie di costruzione e possibili sinergie su programmi civili e militari. 

Parallelamente, HII sta già integrando la stampa 3D nella propria strategia, come dimostrano i contratti con AML3D per l’uso dei sistemi ARCEMY nella produzione di componenti critici destinati alla flotta della US Navy. Questo rende ancora più naturale un dialogo tecnologico con i cantieri coreani, che stanno evolvendo nello stesso senso sul fronte della produzione additiva. 


Cosa osservare nei prossimi anni

Per capire quanto la “scommessa coreana” sulla US Navy e sulla stampa 3D inciderà davvero sulla cantieristica americana, alcuni indicatori da seguire saranno:

  • il numero di unità navali US Navy effettivamente costruite o riparate in cantieri a capitale coreano;

  • il volume di componenti stampati in 3D integrati in navi militari e commerciali;

  • l’apertura di ulteriori hub MRO con capacità additiva, negli USA e in Corea;

  • l’evoluzione delle norme USA su contenuto locale, partecipazione straniera e certificazione delle parti stampate in 3D in ambito difesa;

  • l’estensione del modello coreano ad altre marine alleate, interessate alla combinazione di cantieristica industriale e produzione additiva.

In sintesi, i cantieri coreani stanno cercando di portare negli Stati Uniti non solo navi, ma anche un modo diverso di costruirle: modulare, digitale e supportato da stampa 3D. La US Navy, alle prese con capacità limitate e catene di fornitura complesse, guarda con interesse a questa combinazione di scala industriale e nuove tecnologie.


 

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Di Fantasy

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