Stampa 3D per cambiare la cultura italiana, sfida o utopia? di , 15 ottobre, 2013 08:31

Il Movimento Zeitgeist Italia vuole usare la stampa 3D per diffondere una nuova cultura in Italia.
Il Movimento Zeitgeist Italia vuole assemblare due stampanti 3D per diffondere consapevolezza e cultura su questa tecnologia. E per farlo i rappresentanti del gruppo hanno deciso di seguire la strada della raccolta fondi tramite crowdsourcing. Chi volesse finanziare il progetto può farlo tramite Kapipal.

Nello specifico Vincenzo Barbato spiega che “Il Movimento Zeitgeist Italia e Open SourceEcology Italia progettano la costruzione di 2 stampanti 3d Open Source da utilizzare per dimostrazioni in enti pubblici e scuole di Napoli e Milano, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla filosofia Open Source collaborativa”.

La scelta è ricaduta sul progetto RepRap, uno dei prodotti open source più noti: tra le sue molte qualità, c’è il fatto che questa macchina è in grado di “produrre da sé la maggior parte dei suoi stessi componenti”. Se ci sono i materiali necessari e poco altro, quindi, con una RepRap si può fare un’altra RepRap.

Il movimento vuole creare il modello Prusa, che è una variante del modello Mendel – dal quale differisce solo per le dimensioni e per i componenti più facili da reperire. E anch’essa segue la filosofia RepRap, quindi è una macchina che può replicare sé stessa. Le parti che non si possono stampare sono facili da trovare in molti negozi, e costano poco.

C’è un’idea di fondo dietro al progetto del Movimento Zeitgeist Italia, così come al progetto RepRap. Un’idea che è più diffusione culturale che tecnologica: mostrare alla gente, a più persone possibile, che è possibile crearsi da sé oggetti quotidiani anche complessi, spendendo poco e senza bisogno di possedere conoscenze troppo avanzate.

In questo modo si possono ottenere diversi vantaggi, elencati ancora da Vincenzo Barbato. C’è prima di tutto “l’indipendenza dal mercato delle multinazionali che spesso producono in maniera poco trasparente, poco etica e non ecologica”, ma poi anche la possibilità di opporsi all’obsolescenza programmata (L’obsolescenza programmata si batte con i Repair Café). E ancora la “decentralizzazione della produzione, che evita il problema delle merci in esubero, del loro trasporto e stoccaggio”.

“Con le stampanti 3D chiunque può stamparsi oggetti d’uso quotidiano o parti di ricambio di dispositivi rotti che diversamente andrebbero in discarica, e riciclare parti di vecchie stampanti e PC per costruire delle RepRap”, scrive ancora Barabato riguardo al progetto.

Insomma, obiettivi più che nobili e senz’altro in pieno accordo con lo spirito del Movimento. Si vogliono seminare idee nella speranza di raccogliere una cultura nuova, che sia migliore per le persone, per l’ambiente e per l’economia. Un sogno grandissimo, per il quale bastano mille euro. La donazione minima è cinque euro invece: che aspettate?

Valerio Porcu da tomshw.it

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