MachLab, la fucina scozzese per motori a razzo stampati in 3D
Il contesto e il finanziamento
A Machrihanish, all’estremità occidentale della penisola di Kintyre, un bunker corazzato dell’era della Guerra Fredda è stato convertito in MachLab, il primo polo britannico dedicato alle prove a caldo di propulsori interamente realizzati con additive manufacturing. Il progetto nasce da una sinergia fra la University of Glasgow, la scale-up spaziale Exotopic e l’UK Space Agency, che ha stanziato una somma pari a circa 500 000 £, raddoppiata da investimenti industriali.
Un laboratorio corazzato per una tonnellata di spinta
Il banco prova, custodito dentro pareti in cemento armato concepite per rifornire i bombardieri USAF, è certificato per motori liquidi, solidi e criogenici fino a 1 tonnellata di spinta. Sensori ridondanti misurano pressione camera, portata propellente e temperatura dei gas, mentre la sala di controllo raccoglie i dati a 1 kHz per accoppiarli a modelli CFD e ottimizzare in tempo reale i parametri di combustione.
I tre propulsori TORC stampati in lega Cu-Cr-Zr
I primi test hanno riguardato i TORC-1, -2 e -3: camere di combustione con raffreddamento rigenerativo progettate con l’algoritmo generativo ToffeeX e costruite su macchina Aconity3D. La lega rame-cromo-zirconio, trattata termicamente in vuoto, abbina conduttività termica elevata a resistenza meccanica superiore agli INCONEL tradizionali.
Formazione diffusa con il programma R2T2
In parallelo, Rocketry Research Teaching Training (R2T2) convoglierà studenti da tutto il Regno Unito per corsi intensivi di progettazione, stampa e prova propulsori. Il calendario accademico prevede moduli sulla fluidodinamica del propellente, saldatura laser di manifolds criogenici e post-processi di heat-treatment per leghe ad alto rame.
Prossime tappe verso il decollo verticale britannico
MachLab rientra nella strategia di vertical launch annunciata dal governo di Londra: integrare capacità di collaudo locale, ridurre i costi di accesso allo spazio e promuovere sinergie con operatori internazionali. Delegazioni da Sudafrica e Australia hanno già firmato MoU per usare l’impianto, mentre Università di Strathclyde e Cranfield studiano l’uso del banco per motori ibridi a paraffina-N₂O.
