Sandvik nella stampa 3D: perché il colosso dei metalli vende la sua quota in BEAMIT?
All’inizio del 2023, sembrava che l’approccio di Sandvik alla stampa 3D fosse promettente e ben pianificato. La strategia iniziale della società era quella di sfruttare la sua esperienza nei metalli e nei materiali resistenti per produrre componenti di alto valore attraverso la produzione additiva. Un’azienda mineraria che produce parti per la difesa utilizzando tecnologie avanzate avrebbe potuto generare maggiori profitti grazie a un modello di business verticalmente integrato. Tuttavia, Sandvik ha deciso di cambiare la propria strategia, indicando che non crede più completamente in questo percorso e scegliendo di concentrarsi su altre aree. Nonostante le sfide incontrate, è ancora possibile vedere il valore dell’approccio originale.
Sandvik ha recentemente annunciato un cambio di rotta nella sua strategia per la produzione additiva, con una maggiore attenzione alla vendita di polveri. In questo contesto, l’azienda ha anche deciso di vendere la sua attività di e-business e “cercare di uscire dalla quota di minoranza in BEAMIT”, dove deteneva il 30%. Inoltre, la società ha svalutato la sua partecipazione in BEAMIT per un valore di 140 milioni di corone svedesi, equivalenti a circa 13 milioni di dollari. Parallelamente, DWFritz è stata ceduta alla società di private equity Balmoral Funds, mentre Sandvik ha mantenuto la proprietà degli strumenti di metrologia Fritz ZeroTouch.
Un cambiamento di strategia o una ritirata ponderata?
Con la sua lunga esperienza nell’estrazione e lavorazione dei minerali, nella produzione di attrezzature per movimento terra e nella realizzazione di componenti, Sandvik non sembra abbandonare del tutto la produzione additiva. Questo cambiamento può essere visto in due modi: da una parte, potrebbe sembrare un abbandono del business delle componenti di alto valore, dall’altra, potrebbe rappresentare una mossa per eliminare ostacoli e ottimizzare il proprio approccio. Piuttosto che considerarlo un ritiro, appare più come un riorientamento strategico verso ciò che è maggiormente nelle sue corde: la produzione di polveri e la tecnologia.
Sandvik ha iniziato a investire nella stampa 3D intorno al 2015, e nel 2019 ha acquisito una partecipazione in BEAMIT, un service bureau italiano specializzato nelle tecnologie laser e a letto di polvere e-beam. BEAMIT ha collaborato con importanti attori come Leonardo, Safran e Thales, posizionandosi come partner affidabile per la produzione di parti di uso finale in settori strategici. Successivamente, BEAMIT ha acquisito anche Zare e l’azienda di post-elaborazione Pres-X, ampliando così il suo potenziale. Parallelamente, Sandvik ha continuato a sviluppare le sue capacità di produzione di polveri, con una strategia apparentemente ben orchestrata per il settore aerospaziale e della difesa.
Tuttavia, qualcosa non ha funzionato come previsto. La decisione di “cercare un’uscita dalla quota di minoranza in BEAMIT” suggerisce difficoltà nei rapporti tra le due società. Questo tipo di annuncio sembra suggerire una rottura piuttosto che un semplice riallineamento. In generale, nel settore della produzione additiva, le partnership sono spesso di natura collaborativa, ma in questo caso si percepisce una separazione netta, che potrebbe essere dovuta a divergenze nelle visioni strategiche per il futuro.
Focus sulle polveri e possibili opportunità
Nel settore delle polveri, Sandvik continua a essere ben posizionata, anche se non viene considerata leader di mercato al pari di altre aziende. Con il crescente interesse per i materiali e l’aumento degli investimenti in aziende come Continuum, 6K e Metal Powder Works, Sandvik potrebbe trovare nuove opportunità esplorando l’ottimizzazione della produzione in situ e sviluppando polveri più efficienti e specializzate per la stampa 3D.
Mantenendo la proprietà dei sistemi ZeroTouch, Sandvik sembra voler lasciare la produzione diretta di componenti, per posizionarsi come fornitore di tecnologia che facilita la produzione e la scalabilità nel settore additivo. Questo potrebbe rivelarsi un approccio prezioso, permettendo all’azienda di concentrarsi sull’innovazione tecnologica piuttosto che sulla produzione. Al contempo, Sandvik potrebbe cercare nuovi partner o acquisizioni, come ad esempio AIM Sweden, per rafforzare la propria presenza nel settore.
Un’altra direzione possibile potrebbe essere una maggiore specializzazione nei materiali resistenti, collaborando o investendo in aziende come VBN Components, che offre un portafoglio impressionante di materiali durevoli per la stampa 3D. In ogni caso, Sandvik ha ancora diverse opzioni aperte e il suo impegno nel settore della stampa 3D è tutt’altro che concluso, anche se la collaborazione con BEAMIT sembra essere giunta alla fine.
Conclusione
Il cambiamento strategico di Sandvik non indica necessariamente un ritiro dal settore della produzione additiva, ma piuttosto una ricalibrazione delle sue priorità per focalizzarsi sulle aree in cui può avere un maggiore impatto. Continuare a investire nelle polveri, mantenere la tecnologia ZeroTouch e cercare nuove partnership o acquisizioni potrebbe permettere all’azienda di consolidarsi ulteriormente in un settore in rapida evoluzione. Sebbene il capitolo italiano con BEAMIT si sia chiuso, il percorso di Sandvik nella stampa 3D è ancora in pieno sviluppo.