ETF 3D printing piatti: perché PRNT non decolla e cosa può ancora funzionare nel settore
1. Il dato di partenza: performance piatta
PRNT è un ETF passivo di ARK Invest che replica il Total 3D‑Printing Index, un paniere di società della filiera AM (hardware, software, service bureau, materiali). Il fondo pesa in modo quasi paritario una trentina/una cinquantina di titoli. Negli ultimi cinque anni l’annualizzato NAV si ferma intorno allo 0,9%, mentre il Nasdaq‑100 (proxy: QQQ) viaggia su ritorni annui a doppia cifra nell’ordine del 15–17%. Sul periodo 2018–2025 il CAGR di PRNT resta negativo (≈‑2% secondo il calcolo che citi), segno di un’asset class tematica che non ha ancora ripagato la narrativa di crescita.
2. Tre cause strutturali del “raffreddamento”
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M&A senza esito: il braccio di ferro Stratasys/3D Systems si è chiuso con un nulla di fatto, lasciando mesi di incertezza su strategie e cap table.
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Competizione asiatica: Xi’an Bright Laser Technologies (BLT) cresce in ricavi e utili, guadagna quote nella stampa metallica PBF e mette pressione sui margini degli OEM occidentali.
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Assenza di “killer app” consumer: il mercato desktop è saturo, la domanda industriale procede ma con capex più selettivo; i cicli di sostituzione hardware si allungano.
3. Decoupling interno: chi vende capacità e software regge meglio
Xometry chiude il 2024 con margini marketplace record (GM 34,5%) e nel 1Q25 cresce del 27% YoY sul marketplace; Protolabs mantiene margini e ricavi AM quasi stabili (≈84 M$ nel 2024) nonostante la pressione sui volumi. Questo conferma il “contratto a margine” come modello meno ciclico rispetto alla vendita di macchine.
4. Metalli “pesanti” vs desktop: la logica della barbell
All’estremo “hard” trovi WAAM/DED: AML3D aumenta ordini difesa e investe per raddoppiare la capacità USA ed entrare in Europa; il mercato DED/WAAM cresce con componenti grandi e riparazioni. All’estremo “soft” ci sono software, piattaforme e servizi digitali (Materialise, Xometry, 3YOURMIND, CAD/CAM cloud). In mezzo, i vendor desktop e mid‑range faticano a difendere prezzi e volumi.
5. I pesi morti del paniere
Nano Dimension chiude il 2024 in perdita, con focus su ristrutturazione e cassa ingente, ma la quotazione ha perso terreno nell’ultimo anno; senza redditività e con acquisizioni controverse, il titolo pesa sul sentiment.
6. Cosa guardare nei prossimi 12–24 mesi
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Consolidamento “buono”: integrazioni tra software di workflow, service bureau e materiali specializzati.
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Capex difesa/energia: WAAM, DED e binder jetting per turbine, navale, oil & gas.
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Ricavi ricorrenti: subscription software, contratti pay‑per‑part, piattaforme di quoting con AI.
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Ribilanciamenti dell’indice: l’ingresso/uscita di titoli più “core AM” vs aziende solo tangenziali può alterare il profilo rischio/rendimento.
7. Una traccia operativa per l’investitore tematico (non è consulenza finanziaria)
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Barbell strategy: da una parte piattaforme e software (alto margine, asset‑light), dall’altra metallurgia additiva a filo/polvere con barriere tecnologiche e ordini pubblici; sotto‑pesi sulle macchine desktop consumer/prosumer.
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Due diligence su margini e mix ricavi: controlla gross margin, percentuale di recurring revenue, backlog difesa.
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Valuta la liquidità del titolo: molti nomi sono small cap con spread ampi.
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Controlla governance e M&A: storie con troppa cassa e poca redditività tendono a diluire.
8. Conclusione
Il tema “3D printing” in borsa non è morto, ma è entrato in una fase di selezione: i flussi si dirigono verso chi offre servizio, software e componenti su commessa “critici”, mentre l’hardware generalista vede compressione di margini e multipli. PRNT fotografa ancora l’intero ecosistema, ma finché il mix non si sposta verso aree profittevoli, l’indice continuerà a muoversi in laterale.
