3D Valley, la manifattura digitale stampa parmigiano
Il 21 gennaio l’evento del network mondiale 3DHubs e On/off per promuovere e far conoscere il mondo dei makers. Un settore in forte crescita
3D Valley, la manifattura digitale stampa parmigiano
Qualcuno l’ha definita la scintilla della terza rivoluzione industriale. La stampa 3D sta diventando una realtà importante anche nel cuore della Food Valley, a Parma, così come in tutta l’Emilia Romagna che sembra configurarsi come un polo avanzato rispetto alle altre regioni italiane.
Lo testimonia l’iniziativa che il network mondiale 3D Hubs ha deciso di portare in città mercoledì 21 gennaio –, insieme all’officina On/Off che ospiterà l’appuntamento nella sede di strada Naviglio Alto.
Nato ad Amsterdam due anni fa, oggi 3D Hubs mette a disposizione di almeno un miliardo di utenti 10mila stampanti, in un raggio di poco meno di 15 chilometri da casa. La sola community di Parma ne conta 17. Una presenza diffusa anche in altre province: 16 a Modena, 38 a Bologna.
“L’Emilia Romagna – spiega Simona Ferrari community manager di 3D Hubs – è una delle regioni italiane più all’avanguardia. Esiste per esempio Mak-Er, l’associazione dei Fablabs – i fabrication laboratory come On/Off – un network della manifattura digitale. Il nostro obiettivo – continua – è cambiare il modo della produzione e della distribuzione dei prodotti, rendendoli stampabili a livello locale”. Le community di 3D Hubs sono sparse in ben 140 Paesi. “Le iniziative, che organizziamo come dei veri e propri meetup, permettono alle persone e ai makers di incontrasi, parlare della manifattura digitale, vedere tecnologia”.
Un mondo quella della stampa 3D le cui applicazioni sono sempre più diversificate. “Le potenzialità sono infinite. I progetti su piattaforme come Kickstarter sono in continua crescita”. Da semplici oggetti, alle custodie per cellulari, fino alla stampa di circuiti elettronici a baso costo, una ricerca condotta dal Mit (Massachusetts Institute of Technology).
Uno scenario estremamente vario pure nella città ducale, come racconta il “mayor” (sindaco) della community dei 49 makers parmigiani Pietro Dioni: “Con il FabLab di On/Off lavoriamo con diversi gruppi, che operano nella manifattura digitale con aziende ortopediche, gioiellieri, architetti e stampano supporti per le persone con disabilità”.
A Parma si stanno sviluppando anche iniziative nel campo del restauro e della conservazione dei beni culturali. “Si può agire in diverse aree, persino produrre pezzi di ricambio che si farebbe fatica a trovare. Recentemente abbiamo stampato in 3D le manopole di una vecchia radio”.
Un mondo in constante fermento ed evoluzione, dove si è già arrivati a stampare auto e persino intere case.
Nella stessa Parma il Fablab ha prodotto il prototipo di una mano robotica, una startup di Langhirano ha ideato una stampante che produce oggetti in bioplastica e una multinazionale come Barilla sta lavorando alla pasta stampata in 3D.
Un fervore da Silicon Valley che può tradursi in sbocchi occupazionali? Negli Stati Uniti il presidente Obama ha fatto della manifattura avanzata uno dei cardini delle sue politiche per il lavoro, creando centri di produzione a capitale pubblico-privato sparsi su più stati, resuscitando un settore che sembrava condannato.
In Italia il mondo dei makers si è configurato come un movimento essenzialmente nato dal basso, ma forse qualcosa si sta muovendo. “In un momento in cui è tutto in crisi – dice Ferrari – la manifattura digitale è un mercato in crescita, tra i pochi col segno più. Si possono creare possibilità per i designer, ma pure per i produttori di stampanti. Ci sono già diversi casi virtuosi”. Uno di questi, è ancora in Emilia Romagna. Wasp è una startup ravennate che sta sviluppando il progetto di una stampante 3D per fabbricare intere case, a costo quasi zero, utilizzando come materia prima l’argilla.
Secondo Dioni per arrivare a parlare di lavoro occorre un passaggio ulteriore: “Può diventare un’occupazione se le imprese più grandi fornissero aiuto e supporto a quelle piccole, che non hanno risorse per sviluppare ricerca. Solo qui al Fablab abbiamo figure che possono essere utilizzate in tanti ambiti”.
di RAFFAELE CASTAGNO da repubblica.it