La nuova mano di Shea è stampata in 3D
Grazie alla stampa 3D e a una comunità online, arriva la protesi opensource a costi bassissimi
Se ancora c’è qualcuno che dubita dell’effettiva utilità della stampa 3D e delle sue applicazioni, questa bellissima storia servirà certamente a fargli cambiare idea una volta per tutte. I protagonisti della vicenda sono tre: una bambina di 9 anni con una malformazione agli arti che le ha causato la mancanza delle dita di una mano, una madre intraprendente che non si dà per vinta e una community online molto attiva e disponibile.
La bambina si chiama Shea e poco prima dello scorso Natale si imbatte in un video in cui veniva mostrata la protesi di una mano stampata in 3D. Decise così di chiedere ai suoi genitori qualcosa di simile per regalo. Sua madre iniziò una ricerca online che l’ha portata sulla pagina di E-Nable, una comunità di maker che costruisce e progetta protesi opensource, che significa che i progetti possono essere utilizzati e modificati da chiunque, gratuitamente.
Le protesi di E-Nable sono arti meccanici in plastica che svolgono la funzione delle dita grazie a dei tendini di nylon che fanno piegare le dita quando si muove il polso. Abbastanza semplici nel design e anche graziose, se vi piace un tipo di estetica vagamente fantascientifica, queste protesi permettono a chi le indossa di afferrare gli oggetti. Non ristabiliscono certo la completa funzionalità, ma rappresentano un’alternativa economica e anche etica (il prodotto vede il suo design migliorare man mano grazie ai vari utenti che mettono liberalmente online i loro progetti) per tutti coloro che hanno questo tipo di malformazioni. Particolarmente adatte per i bambini, che si possono stampare una nuova mano quando quella vecchia non va più bene perché sono cresciuti.
Il gruppo mette in contatto la madre di Shea con il Makerspace locale di Milwaukee, di cui fa parte Frankie Flood, professore associato presso l’Università del Wisconsin-Milwaukee. Flood avvia immediatamente i lavori, partendo da alcuni dei disegni già disponibili on-line, tra cui l’originale ROBOHAND e il Cyborg Beast, incominciando a modificarli. Lo scorso febbraio Shea e la sua famiglia vanno a trovare il Dr. Flood all’università dove lavora e Shea prova per la prima volta la sua nuova mano, stampata utilizzando i suoi colori preferiti. Si trova subito bene e Flood dice che vederla afferrare gli oggetti con la sua nuova mano è stata una delle emozioni più belle della sua vita. Come ingegnere e maker, non avrebbe potuto ottenere soddisfazione più grande.
Shea prova la sua nuova mano
La stampa 3D oltre alle armi fai da te e infinite, per quanto graziose, curiosità sta iniziando a mostrare anche i suoi lati positivi. L’alto livello di personalizzazione che rende possibile apre tutto un altro mondo di oggetti fatti su misura per il singolo.
I prodotti di consumo industriali e anche i prodotti di intrattenimento culturale fino a qualche tempo fa venivano pensati per un pubblico indifferenziato, in cui il singolo consumatore si perdeva in una grande massa grigia fatta di individui indistinguibili l’uno dall’altro. I prodotti, anche culturali, erano altamente standardizzati e omogeneizzati per trovare il pubblico più ampio possibile. Non c’era spazio per le nicchie.
maker-kid
La rivoluzione di Internet e del digital publishing ha liberato i consumi culturali dalla dittatura della massa. Nasce la lunga coda, in cui anche un pubblico ristretto diventa abbastanza importante da trovare il proprio spazio su mezzi di comunicazione. Eppure tutto questo ha coinvolto soltanto i consumi informativi e culturali. Ora invece è nata la coda lunga delle cose.
Il digital manufacturing porta fuori dal computer le potenzialità di personalizzazione dei prodotti fisici, esattamente come il digital publishing ha messo a disposizione a tutti (o almeno a tutti coloro in possesso di un computer e una connessione) gli strumenti per scrivere, editare e distribuire i propri contenuti editoriali.
Le protesi mediche sono state tradizionalmente un prodotto che non poteva interessare ai grandi produttori che guardavano ai numeri delle masse. Una protesi è un oggetto altamente personale, che deve essere pensato specificamente su misura per l’individuo. Le protesi non possono essere, ovviamente, prodotti di massa. Grazie alla stampa 3D questo tipo di prodotti può ora raggiungere le persone che ne hanno bisogno, a un prezzo contenuto e con il supporto di un’attiva e disponibile comunità online.
Carlo Peroni da linkiesta.it