Octopus e PoseiDrone: i robot di Pisa che amano il mare
Si chiamano Octopus e PoseiDrone. Due robot amanti del mare progettati dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, le cui sembianze richiamano quelle degli animali marini.
Non è di certo una novità, la scienza e la tecnologia imitano la natura e imparano da essa. E i risultati sono stupefacenti. Il New York Times si è dedicato di recente ai due robot italiani, sottolineando i vantaggi della produzione di questi dispositivi apportati dalla stampa 3D.
In Italia ad occuparsene è Giorgio Serchi che insieme ai colleghi ha recentemente acquisito una stampante 3D che permette di progettare, sperimentare e rivedere rapidamente le creazioni, cercando di replicare le caratteristiche fondamentali di un polpo: i classici otto tentacoli dei polpi per fornire una gamma pressoché infinita di movimenti e un sistema nervoso insolito in cui le braccia sono semiautonome e il cervello principale è pensato per lavorare al minimo, emettere i comandi generali.
Spiegano gli scienziati che il progetto Octopus, finanziato da Unione Europea e coordinato da Cecilia Laschi, Direttore Vicario dell’Istituto di BioRobotica, “mira a carpire i segreti che nascondono la destrezza e l’intelligenza dell’Octopus Vulgaris, il polpo appunto, per riprodurli in una nuova tipologia di robot marini dal corpo totalmente morbido”.
Octopus sarebbe così in grado di calarsi nelle profondità del mare e rimuovere i rifiuti, ma anche esplorare le acque, monitorarle e in caso di emergenza, dare una mano durante le operazioni di soccorso.
Il collega PoseiDrone è fatto per la maggior parte di gomma che lo rende flessibile, permettendoli di sopportare urti violenti senza danni o ammaccature. “PoseiDrone può essere considerato il ‘fratello maggiore’ di Octopus, il primo robot-polpo che ha fatto da apripista alla nuova generazione dei robot flessibili,” spiegano i ricercatori.
Francesca Mancuso nextme.it