Fino a quando la soluzione tracheale del tessuto bioprintato non sarà clinicamente pronta, ci sono alcune altre soluzioni di stampa 3D che hanno mostrato risultati promettenti per altri problemi legati alla trachea. Lo scorso ottobre, ad esempio, la società italiana Prosilas 3D ha stampato uno stent che è stato impiantato con successo in un bambino di cinque anni affetto da tracheomalacia, una condizione che causa il collasso delle vie aeree e difficoltà respiratorie.
Lo stent biocompatibile, stampato in 3D utilizzando la tecnologia SLS, è stato progettato per essere riassorbito nel corpo del paziente entro due anni. A pochi mesi dall’impianto dello stent stampato in 3D, secondo quanto riferito, il ragazzo ha già visto miglioramenti nella sua respirazione.
Un trattamento simile è stato introdotto nel 2015, quando un team guidato dal Dr. Glenn Green, specialista in otorinolaringoiatria pediatrica e ricercatore presso l’Università del Michigan, ha sviluppato una stecca stampata in 3D per il trattamento della tracheobronchomalacia. In molti casi, i bambini piccoli o i neonati che soffrono di collasso delle vie aeree sono stati trattati con successo con la stecca stampata in 3D personalizzata.
Tutto ciò per dire che la stampa 3D ha e continuerà a svolgere un ruolo importante nel trattamento delle problematiche legate alla trachea. Oggi con stent e stecche riassorbibili, domani con tessuti bioprinted!