Passare dalla tecnologia allle idee operative è la fase importante per ogni tecnologia che voglia maturare. Nel caso funzionasse davvero avremo la possibilità di riconfigurare quello che oggi intendiamo per costruzione a partire dal materiale base che se fosse solo terra sarebbe rivoluzionario.
La sfida di Silvia, architetto: “Costruire la prima casa di terra, stampata sul posto grazie al 3D”
Ricerca, con il Politecnico, ispirata alle tradizionali “trunere” di Alessandria
Il progetto prevede di utilizzare miscele e macchine speciali per ricreare le «trunere» con le nuove stampanti a 3 dimensioni
Un mucchio di terra, qualche seme di grano, una stampante 3d e dei pannelli fotovoltaici: servirà solo questo, nel futuro, per poter fabbricare case in tutto il mondo a costo energetico pari a zero. Silvia Fasolo fa l’architetto e quando esprime questo concetto pensa subito all’Africa: «La terra è il materiale povero per eccellenza, tutti ne hanno a disposizione». E non parla di un futuro troppo lontano.
Le dimore in terra
L’idea della Fasolo, che è di Alessandria e ama particolarmente la natura, si nutre dell’esperienza delle «trunere» della Fraschetta: sono le antiche case in terra pressata, pisé, costruite quando il concetto di «ecosostenibile» era ancora davvero lontano nel tempo. «Conosco molto bene quelle strutture. È importante recuperarle e colmare la “lacuna” tecnologica per fare in modo che la terra diventi un materiale da costruzione riconosciuto» e utilizzabile.
Il prototipo in città
Per costruire muri in terra, la Fasolo utilizzerà i macchinari di Wasproject, la società che costruisce stampanti 3d: «Wasp come vespa, quella vasaia che si fabbrica il suo nido con il fango. Noi faremo la stessa cosa, ma alla fine otterremo un’abitazione». Ma prima bisogna studiare la miscela giusta: l’esperimento – che coinvolge il network Casa Clima, di cui la Fasolo è consulente nazionale – sarà ad Alessandria, dove verrà costruita la prima stampante (alta sei metri) per riuscire a ottenere un cubo di terra (una piccola casa, in sostanza) di quasi tre metri per lato.
Miscela coi semi di grano
Si stamperanno setti, cioè muri, di terra che serviranno per costruire questo prototipo di abitazione, su cui verranno fatti alcuni esperimenti e studi. La miscela? Con i semi di grano: «Una delle piante che germoglia più velocemente, si trova facilmente e le radici creeranno una rete, come l’armatura del cemento». Ma di calce e sabbia, qui nemmeno l’ombra: «L’obiettivo è proprio utilizzare solo la terra, fare in modo che i muri rimangano in piedi da soli».
Un materiale speciale
Un materiale altamente sostenibile, e non c’è bisogno di spiegare perché. Ma ha anche altre peculiarità: «Assorbe gli elementi inquinanti dell’aria, come una spugna: li trattiene e non li lascia più andare. E poi è isolante, si potrebbe arrivare a ottenere edifici non a basso consumo, ma a consumo zero».
Il Politecnico di Torino
Una volta costruiti, i prototipi saranno analizzati da Daniela Bosia del Politecnico di Torino per delimitare un range di ricerca. Poi si punterà a vincere un bando europeo e a costruire la prima casa di terra, stampata sul posto.
VALENTINA FREZZATO da lastampa.it