E’ una giovane startup ma anche uno spin off di una storica azienda di macchine utensili un modello per il riposizionamento nel mercato industriale.
L’auto d’epoca si ripara con la stampa 3D
Una startup di under 30 ha ricevuto il premio Officine Mille Miglia. Stamperà in tre dimensioni parti meccaniche di auto storiche non più reperibili sul mercato
Il fascino delle auto d’epoca è senza tempo. Purtroppo non si può dire lo stesso per i pezzi che le compongono. Datati e usurati dal tempo, una volta che si danneggiano, per quanto piccoli o apparentemente ininfluenti, rischiano di mettere KO l’intero veicolo, impedendone la circolazione. Sostituirli non è semplice come per le auto di oggi, molti sono ormai fuori produzione o, se fabbricati su misura, difficili da replicare oltre che in grado di raggiungere cifre esorbitanti.
Per ovviare a questi inconvenienti una startup di under 30 ha deciso di dedicarsi anima e corpo alle vetture over 30. “Forniremo pezzi di ricambio costruiti con stampa tridimensionale associata a processi di microfonderia”, spiega Stefano Tirelli, uno dei tre soci di Musp Garages insieme a Elio Chiappini e Serena Costa. In pratica si procede alla stampa della parte danneggiata (in cera o con un materiale plastico a bassa temperatura di fusione) e si compatta del materiale inerte (ad esempio gesso) intorno al modello che, una vola sciolto, lascia a disposizione lo stampo.
Si tratta di una tecnica di lavorazione che massimizza il livello di personalizzazione del prodotto e minimizza allo stesso tempo i costi, di molto inferiori a quelli dei processi industriali tradizionali. Se la risposta a tutti i problemi pratici è la stampa 3D, per quelli concettuali bisogna invece ricorrere al reverse engineering. “Che spesso parte anche da un pezzo usurato, di cui difficilmente avremo il disegno. Per ritracciarne la corretta geometria ci affidiamo allora a scanner 3D o comunque a ricostruzioni in ambiente virtuale”. Tecniche moderne per macchine vetuste.
Il semaforo verde è arrivato con un investimento di 50mila euro, ricevuti per aver vinto il premio di Officina Mille Miglia, il concorso (con 26 progetti in gara) organizzato dalla società dietro l’omonima manifestazione e destinato a promuovere e sostenere l’imprenditoria giovanile nel settore automotive. La Mille Miglia infatti non solo si affermò come gara di velocità, ma come opportunità per le case automobilistiche di sperimentare le innovazioni tecniche e meccaniche. Una tradizione di innovazione che proseguirà ora con la stampa 3D.
Una sfida raccolta da 3 ragazzi, pronti a trasformarsi da ricercatori in imprenditori, anche grazie all’aiuto del consorzio MUSP (che ospiterà la startup all’interno del Tecnopolo di Piacenza) e dell’Associazione Industriale Bresciana (la città patria della storica corsa) che nei prossimi mesi si occuperà gratuitamente della formazione, del tutoraggio e del mentoring del gruppo. La strada per diventare makers non conosce scorciatoie: “Un risultato negativo, per un ricercatore che conduce uno studio, può essere comunque considerato un risultato soddisfacente. Per un imprenditore no, è questa la differenza fondamentale”.
Non solo, coprire le spese di avviamento per un’attività di tipo manifatturiero è più oneroso rispetto a una società di servizi digitali. L’invito a collaborare è allora aperto ad aziende strutturate che si occupano già di automotive (o stampa 3D o micro fonderia) e volessero creare un nuovo servizio o esplorare nuovi mercati e soluzioni. Oggi applicate alle auto, ma domani chissà. “Vorremmo dotarci di tecnologie e sistemi produttivi che possano un giorno anche esulare dalle auto d’epoca”. Dedicandosi, ad esempio, a impianti industriali obsoleti per fornire componenti fondamentali e fuori catalogo anche a chi non può sostenere i costi di aggiornamento del parco macchine. La crisi si batte anche a colpi di stampa 3D.
Marco Cosenza da wired.it