L’ascesa di USV e UUV: minaccia alle marine tradizionali
Il concetto di flotta senza equipaggio prende forma grazie a due tecnologie in rapida diffusione: gli Unmanned Surface Vehicles (USV) e gli Unmanned Underwater Vehicles (UUV). L’Ucraina, priva di una marina di rilievo all’inizio del conflitto con la Russia, ha ridotto drasticamente il ruolo della flotta nemica affondando oltre 20 unità con l’ausilio di droni navali armati e missili.
Vantaggi di costi e tempi di schieramento
Costruire e mantenere navi convenzionali richiede investimenti miliardari e anni di lavoro. Un’armata di velivoli marini senza personale, invece, può essere allestita in tempi molto più rapidi e a un costo unitario inferiore. Mentre una portaerei statunitense costa decine di miliardi solo per la costruzione e richiede ingenti spese di mantenimento—oltre 3 miliardi di dollari l’anno per la flotta—una serie di piattaforme USV/UUV può offrire capacità analoghe di proiezione di potenza e sorveglianza persistente.
Autonomia e rapidità nelle operazioni
Modelli dotati di intelligenza artificiale, sviluppati da aziende come Lockheed Martin e General Dynamics, sono in grado di pattugliare aree vaste, raccogliere dati sonar, identificare unità nemiche e condurre attacchi mirati, senza necessità di scorte umane a bordo. Allo stesso tempo si sta esplorando l’impiego di catene di produzione mobile dotate di stampanti 3D per la realizzazione in loco di componenti come eliche, scafi parziali e supporti, riducendo i tempi di riparazione e resupplying.
Impatto sul bilancio e sulla strategia navale
Mantenere 11 portaerei e quasi 300 navi da combattimento operative comporta spese annuali che si avvicinano ai 200 miliardi di dollari per la marina americana. Un pool di droni navali, invece, potrebbe costare poche decine di miliardi in una prima fase, per poi saturare l’area di battaglia con centinaia o migliaia di velivoli a basso costo. Secondo il Congressional Budget Office, un ampliamento della flotta tradizionale fino a 355 unità richiederebbe 30 miliardi in più solo per l’acquisto di 60 navi, senza contare l’aumento del budget operativo fino a 279 miliardi entro il 2051.
Scenario cinese e iniziativa economica
La Cina, che investe oltre 200 miliardi di dollari l’anno in difesa, potrebbe dedicare una frazione del proprio bilancio—ad esempio 2,4 miliardi—alla creazione di laboratori mobili per la produzione di UUV. Utilizzando tecnologie additive come LPBF e DED, ogni struttura potrebbe sfornare decine di droni subacquei al giorno. Allocando ulteriori risorse a università e imprese, Pechino otterrebbe in pochi anni una flotta di centinaia di migliaia di mezzi, in grado di mettere in seria difficoltà una portaerei statunitense con un centinaio di attacchi simultanei.
Formazione di flotte leggere per paesi minori
Anche nazioni con budget più contenuti possono approntare forze navali di tipo “Always On” dotate di USV armati, scafi ibridi e stazioni di lancio remoto. Paesi come i Paesi Bassi hanno già sperimentato imbarcazioni autonome equipaggiate con missili NSM montati su scafi leggeri, gestiti via controllo remoto e protetti da droni di scorta. Questa formula riduce l’esposizione del personale, i costi di equipaggio e di supporto logistico, garantendo comunque capacità di deterrenza e intervento.
Implicazioni per la difesa e la geopolitica
L’evoluzione delle marine dronizzate impone una revisione delle dottrine navali: non bastano navi e aerei con equipaggio per garantire il controllo delle acque e la proiezione di forza. USV e UUV offrono tempestività, flessibilità e riduzione del rischio umano. In scenari di crisi come il Golfo Persico o il mar Cinese Meridionale, flotte di droni subacquei e di superficie potranno costituire la prima ondata di difesa o attacco, prima dell’intervento delle unità convenzionali.
