Fine della linea 3D per Ankermake (Anker): segnali di uscita dal mercato e impatto sugli utenti

 
Indizi convergenti — scomparsa dei modelli M5/M5C dal catalogo ufficiale, reindirizzamento del dominio ankermake.com verso eufyMake e focus commerciale su materiali e poche parti di ricambio — alimentano l’ipotesi di una chiusura della gamma di stampanti 3D a marchio Ankermake.


Introduzione

Nelle ultime ore si sono moltiplicati i segnali che indicano un disimpegno di Anker dal mercato delle stampanti 3D consumer con il brand Ankermake. L’assenza in vetrina dei modelli M5 e M5C, unita al reindirizzamento del sito storico del marchio verso l’ecosistema eufyMake, suggerisce un riposizionamento strategico. Per la community di utenti e per chi gestisce parchi macchine misti in laboratori, scuole o piccole imprese, il tema centrale diventa la continuità operativa: ricambi, firmware, assistenza, valore dell’usato e percorsi di migrazione.


 

La Ankermake M5C era stata presentata come macchina “ad alta velocità” e facile da usare, con forte integrazione di controllo da app e un’impostazione “mobile‑first”. L’arrivo di piattaforme molto competitive nella fascia prosumer (con funzioni di auto‑calibrazione evolute, sistemi multi‑materiale e diagnostica integrata) ha alzato rapidamente l’asticella in termini di affidabilità reale, automazione e ecosistema software. In parallelo, Anker ha portato sotto l’ombrello eufyMake dispositivi legati alla stampa UV/inkjet 2D‑2.5D e alla personalizzazione di superfici, un settore contiguo ma distinto dal FFF/FPV desktop tradizionale. Nel complesso, questi movimenti disegnano un cambio di priorità: attenzione a linee prodotto con maggiore sinergia con il core consumer dell’azienda e minori esigenze di supporto tecnico “maker‑oriented”.


Novità

Gli elementi che oggi attirano l’attenzione sono tre:

  1. Catalogo senza stampanti: i modelli M5/M5C non compaiono più nel listino attivo; restano visibili filamenti e una selezione di ricambi/consumabili.

  2. Reindirizzamento di dominio: digitando l’indirizzo del marchio si viene portati su eufyMake, dove l’offerta è incentrata su altri dispositivi e accessori.

  3. Segnalazioni degli utenti: nei canali della community emergono difficoltà nel reperire alcune parti specifiche (ad esempio hotend proprietari, gruppi ventola, sensori) e dubbi su tempi e modalità di assistenza fuori garanzia.

Presi insieme, questi indizi configurano un ritiro di fatto dal business delle stampanti 3D a marchio Ankermake, quantomeno sul nuovo. In assenza di comunicazioni commerciali esplicite e di una roadmap pubblica, l’unica prudenza possibile è prepararsi a gestire la macchina come se fosse “end‑of‑line”.


Dettagli tecnici

Non ci sono nuovi dati di prodotto; il punto è la discontinuità dell’offerta. Per chi possiede una M5/M5C, le aree pratiche su cui concentrarsi sono:

  • Ricambi consumabili: ugelli (diametri tipici 0,2–0,6 mm), tubi/PTFE o heatbreak a seconda della variante, piani adesivi, cinghie GT2, cuscinetti, ventole (radiali e assiali), sensori (filamento, fine‑corsa), heater cartridge e termistori.

  • Parti proprietarie: gruppo hotend e carter ventole spesso seguono disegni specifici del brand; è utile identificarne codici e quote per valutare compatibilità aftermarket o adattatori stampabili.

  • Firmware e profili: scaricare e archiviare installer offline di slicer/plug‑in, profili macchina e tabelle materiali; conservare un backup del firmware attualmente installato e delle impostazioni EEPROM.

  • Alimentazione ed elettronica: annotare tensioni e connettori di alimentatori, estrusori e ventole; tenere a scorta fusibili, flat cable e cablaggi soggetti a fatica.

  • Metrologia di base: registrare gli offset (Z‑offset, sonde), la mappa di livellamento e i parametri di acceleration/jerk che garantiscono una qualità stabilizzata nelle proprie condizioni ambientali.

L’obiettivo è rendere la stampante manutenibile anche in assenza di una supply chain ufficiale fluida, sfruttando componenti standard quando possibile e predisponendo pezzi stampabili per staffaggi e convogliatori d’aria.


Implicazioni e impatto

Per gli utenti privati.
La priorità è allungare l’orizzonte di vita utile. Un piccolo magazzino di sicurezza (ugelli, cinghie, ventole, heater/termistori, superficie di stampa) può prevenire fermi macchina lunghi. Per i gruppi scuola/educazione, è saggio predisporre guide interne di sostituzione e sfruttare la documentazione community per gli interventi più comuni.

Per i service e i laboratori.
Chi ha installato più unità deve pianificare la gestione flotte: standardizzare profili di stampa, congelare versioni software/firmware stabili, mappare equivalenti cross‑brand dei componenti (ad esempio ugelli filettati di formato diffuso, ventole 4010/5015, cinghie GT2 6 mm). Laddove serva continuità oltre 12–24 mesi, conviene valutare un piano di sostituzione graduale della piattaforma.

Per il mercato.
Un marchio in meno sullo scaffale desktop è un segnale di consolidamento: sopravvivono i player con integrazione verticale tra hardware, materiali e software, oppure con community e ecosistemi molto solidi. Per chi acquista oggi la prima stampante, conta più che mai la qualità del supporto e la longevità della roadmap rispetto alle sole specifiche nominali.


Prezzi e disponibilità

Con l’uscita dal nuovo, l’attenzione si sposta sul mercato dell’usato. È plausibile una fase di volatilità: alcuni venditori proveranno a monetizzare la scarsità di unità funzionanti e di parti, altri potrebbero liquidare rapidamente. Il valore reale dipende da:

  • stato di usura (ore di stampa, giochi meccanici, cavi e connettori),

  • dotazione (ricambi inclusi, ugelli multipli, piani di ricambio),

  • versione firmware e stabilità dimostrata su materiali comuni (PLA, PETG, ASA).

Sul fronte ricambi originali, la disponibilità può essere intermittente; ha senso attivare alert su rivenditori terzi e valutare compatibili affidabili per le parti standard.


Confronto/alternative

Per chi valuta un ricambio o un upgrade:

  • Piattaforme “fast” integrate: soluzioni con autotune spinto, calibrazione automatica, AMS/AMS‑like e connettività matura offrono out‑of‑the‑box consistente e community ampia; sono adatte a chi privilegia throughput e bassa manutenzione.

  • Piattaforme più open/modulari: marchi con architettura aperta e ricambi standard (ugelli e hotend universali, elettronica documentata) risultano comodi per laboratori e scuole che vogliono piena manutenibilità e longevità.

  • Criteri di scelta: oltre alla velocità dichiarata, valutare rumorosità, reperibilità parti, politiche di garanzia, driver slicer (profili ufficiali, cura della libreria materiali), telemetria e strumenti di diagnosi.


Guida pratica per gli attuali possessori (check‑list)

  • Scarica e conserva: ultima versione stabile di slicer, plug‑in, driver, manuali PDF e profili macchina.

  • Fotografa e annota: cablaggi, passaggi dei cavi, etichette di ventole/heater, posizione dei fascette; salva gli offset e le curve di temperatura che usi.

  • Fai scorta “intelligente”: 2–3 set di ugelli, 1–2 heater e termistori, 1–2 cinghie GT2, ventole 4010/5015, un piatto adesivo; se possibile, un gruppo hotend completo di riserva.

  • Standardizza: profili materiali per i tre polimeri più usati e una procedura di livellamento/pulizia ripetibile; riduce gli scarti quando cambiano operatore o lotto di filamento.

  • Mappa compatibilità: identifica parti “universali” (con quote e filettature) e quelle proprietarie; per le prime attiva canali di fornitura alternativi, per le seconde archivia modelli 3D di staffe/condotti stampabili.

  • Piano B: se la stampante è mission‑critical, metti in conto una macchina di backup o un service esterno per picchi di lavoro o fermo prolungato.


Conclusione

Il quadro che emerge è coerente con una chiusura della linea di stampanti 3D Ankermake e un trasferimento di attenzione verso altri prodotti dell’ecosistema eufyMake. In assenza di una roadmap pubblica di lungo periodo, gli utenti dovrebbero adottare una strategia prudenziale: mettere in sicurezza ricambi e software, documentare lo stato della macchina e valutare — senza fretta ma con chiarezza — se e quando migrare verso piattaforme con supporto ed ecosistema più solidi. Per il mercato, è un ulteriore promemoria che nella stampa 3D desktop la differenza non la fanno solo velocità e specifiche, ma soprattutto supply chain, servizio e continuità del progetto.

{ "slotId": "", "unitType": "responsive", "pubId": "pub-7805201604771823", "resize": "auto" }

Di Fantasy

Lascia un commento