UKSA sotto il DSIT: cosa significa la riforma per la stampa 3D nello spazio


Una riorganizzazione istituzionale decisiva

Il governo del Regno Unito ha annunciato che la UK Space Agency (UKSA) verrà assorbita entro aprile 2026 all’interno del Department for Science, Innovation and Technology (DSIT). La riforma, definita come parte di un “Piano per il cambiamento”, ha come obiettivi la riduzione della burocrazia, l’accorpamento delle competenze e una supervisione ministeriale più chiara.
 


Implicazioni per la manifattura additiva in orbita

La decisione ha suscitato interrogativi sul futuro del Regno Unito nella corsa allo spazio, ma le ricadute immediate riguardano anche la stampa 3D applicata al settore spaziale. Aziende britanniche già impiegano l’additive manufacturing per progettare componenti più leggeri, robusti e meno costosi, destinati a satelliti e sistemi di servizio in orbita.

Il governo ha parallelamente pubblicato oltre 60 raccomandazioni industriali per regolamentare le attività spaziali emergenti, con un focus sulle Rendezvous and Proximity Operations (RPO), ossia le manovre di avvicinamento e attracco tra veicoli spaziali. Queste tecnologie sono centrali per l’In-Orbit Servicing, Assembly and Manufacturing (ISAM), un settore che comprende rifornimento, riparazioni, e nel lungo termine anche la costruzione o la stampa 3D di nuove strutture nello spazio.

Secondo le stime governative, con un quadro regolatorio adeguato le imprese britanniche potrebbero conquistare fino al 25% del mercato globale ISAM, valutato in circa 2,7 miliardi di sterline (3,6 miliardi di dollari) entro il 2031.
 


Perché la stampa 3D è cruciale nello spazio

La manifattura additiva offre vantaggi unici per l’ambiente spaziale:

  • realizzazione di strutture reticolari leggere e geometrie complesse,

  • possibilità di prototipazione rapida,

  • riduzione del peso del carico, fondamentale per i lanci orbitali.

Il Regno Unito ha già consolidato competenze in microsatelliti, servizi di lancio e strumentazione spaziale, settori in cui l’AM trova applicazioni dirette. L’obiettivo a lungo termine è stampare parti di ricambio, sistemi di rifornimento e moduli interi direttamente in orbita, evitando i costi elevati di nuovi lanci dalla Terra.
 


Le aziende britanniche coinvolte

Diverse realtà con base o operazioni nel Regno Unito stanno già esplorando il legame tra spazio e stampa 3D:

  • Airbus UK (Stevenage): sviluppa componenti per satelliti e missioni ESA, includendo staffe e antenne stampate in 3D.

  • Skyrora (Edimburgo): startup di lancio che utilizza il sistema Skyprint 2 per produrre motori a razzo e parti di grandi dimensioni.

  • Orbex (Forres, Scozia): produce motori a razzo interamente tramite stampa 3D con leghe leggere.

  • Astroscale UK (Harwell): attiva nella rimozione di detriti spaziali e nei progetti di RPO, ambiti in cui l’AM sarà fondamentale per manutenzione e riparazioni.

  • D-Orbit e ClearSpace UK: partecipano a programmi di test per le operazioni in orbita, che includono scenari futuri di produzione additiva nello spazio.

Queste aziende dimostrano come il Regno Unito abbia sviluppato un ecosistema in cui la manifattura additiva rappresenta un pilastro della sua strategia spaziale.
 


Opportunità e rischi della riforma

Secondo il governo britannico, la transizione della UKSA sotto il DSIT porterà decisioni più rapide, regole più chiare e un collegamento diretto con altre priorità nazionali come intelligenza artificiale e manifattura avanzata.

Tuttavia, alcuni analisti avvertono rischi:

  • possibili ritardi nei finanziamenti e nelle licenze,

  • perdita di indipendenza della UKSA nelle collaborazioni internazionali,

  • incertezza per le startup in attesa di bandi e contratti.

Il completamento della riforma è previsto entro aprile 2026: fino ad allora, diversi progetti potrebbero trovarsi in una fase di attesa critica.
Fonte: BBC


Un momento cruciale per la stampa 3D spaziale

Il dibattito avviene mentre università e centri di ricerca britannici portano avanti nuove iniziative: dalla produzione di ossigeno tramite processi magnetici (University of Warwick) ai sistemi di propulsione con vele solari ultra-leggere (University of Nottingham).

Per la comunità della stampa 3D, il Regno Unito si trova davanti a un bivio: sfruttare la riforma per rafforzare il proprio ruolo nel settore ISAM o rischiare di perdere terreno rispetto ad altri Paesi che puntano su agenzie spaziali indipendenti.
 

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Di Fantasy

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