Batch.Works ed E3D puntano su una rete di farm di stampa 3D circolari nel Regno Unito e all’estero
Batch.Works, azienda con sede a Londra specializzata in manifattura circolare tramite stampa 3D, ed E3D-Online, sviluppatore di hardware per estrusione tra i più noti nel panorama FFF/FDM, hanno firmato un accordo commerciale strategico per progettare, costruire e gestire una serie di farm di stampa 3D nel Regno Unito e in altri Paesi. L’obiettivo è tradurre in infrastrutture concrete un modello produttivo basato su materiali circolari, produzione distribuita e riduzione misurabile dell’impatto ambientale.
Dalla stampante “snella” al modello CMaaS
Il nuovo accordo arriva dopo una prima fase in cui Batch.Works ed E3D hanno lavorato insieme allo sviluppo di una stampante 3D progettata per ridurre drasticamente complessità e impatto rispetto alle soluzioni tradizionali. All’interno del progetto “Accelerating Sustainable Additive Manufacturing Solutions”, sostenuto dallo Smart Grant di Innovate UK, le due aziende hanno messo a punto un sistema che utilizza il 70% di componenti in meno, riduce del 70% i tempi di assemblaggio e consente una diminuzione delle emissioni di carbonio dell’ordine dell’85% rispetto a una piattaforma equivalente.
Su questa base tecnologica si innesta il modello Circular Manufacturing-as-a-Service (CMaaS), sviluppato da Batch.Works: una combinazione di software di gestione, automazione delle linee di stampa 3D e uso di materiali riciclati o bio-based, che permette a brand e produttori di spostare parte della propria produzione in una rete di impianti distribuiti, purché allineati a standard comuni di qualità e circolarità.
Che cosa cambia con il nuovo accordo: E3D come partner per hardware e operations
Il passo descritto nel nuovo accordo segna il passaggio da un progetto dimostrativo a un accordo commerciale strutturato. In questa fase E3D assume il ruolo di partner principale per l’hardware e per la gestione delle farm nel Regno Unito: l’azienda di Oxford si occuperà di costruire e gestire farm di stampa 3D dedicate, in cui verranno prodotti sia gli hardware di Batch.Works sia una selezione di prodotti per clienti terzi. Batch.Works, dal canto suo, fornirà materiali circolari, piattaforma software e standard di qualità che dovranno essere condivisi dall’intera rete.
L’accordo formalizza una suddivisione dei ruoli abbastanza chiara: E3D porta in dote competenze di progettazione e industrializzazione dell’hardware – hotend, estrusori, piattaforme di stampa – oltre alla capacità di operare impianti su scala, mentre Batch.Works mantiene la regia sul modello di business circolare e sugli strumenti digitali che orchestrano la produzione distribuita.
Una rete di farm di stampa 3D circolari: come funziona nella pratica
Nel modello descritto dalle due aziende, le farm di stampa 3D sono insiemi di macchine FFF/FDM ottimizzate per lavorare con materiali riciclati o bio-based, organizzate in modo da poter produrre lotti piccoli o medi per più clienti senza riconfigurazioni complesse. Ogni farm viene concepita come un nodo di una rete: l’infrastruttura hardware è gestita da E3D, mentre Batch.Works definisce profili di processo, requisiti sui materiali, criteri di tracciabilità e regole per la gestione del fine vita delle parti.
Il concetto di “circular 3D printing farm” integra quindi tre livelli:
-
Materiali: polimeri riciclati o bio-sourced, con flussi di approvvigionamento tracciati;
-
Processo: stampanti progettate per manutenzione, riparabilità e aggiornamenti hardware, in modo da estendere il ciclo di vita degli impianti;
-
Digitale: una piattaforma che gestisce ordini, pianificazione, parametri di stampa, controllo qualità e raccolta dati sull’utilizzo delle risorse.
Clienti e casi d’uso: dalla moda al retail, fino all’elettronica di consumo
La piattaforma Batch.Works è già utilizzata da marchi come Disney, Paul Smith e Marks & Spencer, oltre che da Kibu, che si affida al modello CMaaS per la produzione di cuffie per bambini. In questi casi la stampa 3D viene impiegata per accessori, componenti di prodotto e parti personalizzate, con volumi di produzione che vanno ben oltre il semplice prototipo.
La nuova partnership mira a trasformare questa base clienti in un portafoglio più ampio di applicazioni: oggetti per la casa, packaging riutilizzabile, elementi per punti vendita, componenti per elettronica e, in prospettiva, parti per med-tech e mobilità leggera. Il focus rimane però su prodotti nei quali design scalabile, tracciabilità dei materiali e possibilità di smontaggio e riciclo possono essere misurati in modo concreto.
Local, on-demand, con minore dipendenza dalle catene di fornitura globali
Nelle dichiarazioni dei vertici di Batch.Works ed E3D emerge l’idea di utilizzare le farm come strumento per ridurre la dipendenza da supply chain lunghe e fragili. La combinazione tra produzione locale, gestione digitale centralizzata e materiali circolari viene presentata come un modo per passare da logiche di sovrapproduzione e stoccaggio a lungo termine a una produzione più vicina al consumo effettivo.
Per i clienti, questo significa poter collocare la produzione in un paese o in una regione specifica, mantenendo però coerenza sui materiali utilizzati, sui parametri di processo e sugli standard di qualità. In prospettiva, una rete di farm che condividono lo stesso “linguaggio” digitale consente di spostare la produzione da un nodo all’altro, ad esempio in risposta a picchi di domanda o a interruzioni di fornitura locali.
Impatto ambientale: dai numeri alle implicazioni di sistema
La riduzione delle emissioni di CO₂ dichiarata – fino all’85% per la nuova piattaforma di stampa sviluppata all’interno del progetto finanziato da Innovate UK – riguarda l’intero ciclo di vita del sistema: meno componenti, catena logistica semplificata per l’hardware, maggiore efficienza nell’uso dei materiali e possibilità di manutenzione evolutiva anziché sostituzione completa delle macchine.
Se combinato con l’uso di polimeri riciclati o bio-based, il modello CMaaS di Batch.Works punta a ridurre anche l’impatto delle parti prodotte, grazie a:
-
riduzione degli scarti lungo il processo,
-
minore necessità di stampi e attrezzaggi tradizionali,
-
possibilità di progettare prodotti smontabili e riciclabili in un numero limitato di materiali monocomponente.
Una base già esistente di esperienza nella manifattura circolare
Batch.Works non parte da zero: da anni l’azienda lavora su collezioni di oggetti per la casa, accessori e componenti per brand internazionali, tutti realizzati con materiali riciclati e con una forte enfasi sulla tracciabilità. Già dai primi progetti, diversi articoli di settore hanno evidenziato come il modello di Batch.Works unisse design parametrico, stampa 3D e uso di rifiuti plastici riconvertiti in filamenti per creare linee di prodotto a tiratura medio-alta.
Negli anni successivi l’azienda ha consolidato questo approccio, anche grazie a finanziamenti dedicati allo sviluppo dell’infrastruttura digitale del modello CMaaS e all’estensione del numero di clienti e dei casi d’uso coperti dalle sue linee di produzione.
Prospettive: dal Regno Unito a una rete internazionale di farm
Il nuovo accordo con E3D si concentra inizialmente sul Regno Unito, dove verranno realizzate le prime farm pienamente operative. Tuttavia, le comunicazioni delle due aziende indicano chiaramente la volontà di estendere il modello anche in altri Paesi, con una rete di partner e siti produttivi in grado di replicare lo stesso schema di materiali, processi e strumenti software.
In questo scenario, le farm di stampa 3D di Batch.Works ed E3D diventano un caso studio utile per capire come si possa passare da qualche decina di stampanti in un singolo impianto a una rete coordinata di strutture che condividono dati, materiali e metriche ambientali, mantenendo al tempo stesso flessibilità su design e personalizzazione del prodotto per i singoli brand.
