DCUBED punta ai kilowatt in orbita: la piattaforma Araqys per stampare in 3D i pannelli solari nello spazio entro il 2027

Da hardware spaziale a potenza “on-demand” in orbita

La tedesca DCUBED, nota finora per gli attuatori di rilascio e per le sue matrici solari dispiegabili per piccoli satelliti, sta facendo un passo ulteriore: trasformare la stampa 3D nello spazio in un vero sistema di generazione di potenza. Con la nuova piattaforma Araqys, l’azienda vuole arrivare a fabbricare direttamente in orbita array solari in grado di fornire chilowatt di energia, partendo da missioni dimostrative nel 2026 e culminando con ARAQYS-D3, prevista su un rideshare SpaceX nel primo trimestre 2027.

Alla base c’è un’idea semplice ma di grande impatto: invece di lanciare dalla Terra pannelli già dimensionati e quindi soggetti ai limiti di volume del vettore, Araqys punta a spedire in orbita soltanto il materiale e il “meccanismo di stampa”. Il resto – la struttura portante dell’array solare e parte del dispiegamento – viene realizzato in microgravità tramite In-Space Manufacturing (ISM), sfruttando l’esperienza maturata da DCUBED con l’Agenzia Spaziale Europea, con l’Università di Scienze Applicate di Monaco e con i programmi europei dedicati alla produzione in orbita.


Come funziona Araqys: dalla matrice classica alla “Space Power Plant”

Araqys non è un singolo prodotto, ma una famiglia di soluzioni per la potenza in orbita che copre tre livelli:

  • Array solari dispiegabili tradizionali, basati sulle piattaforme di pannelli rigidi o origami già a catalogo: soluzioni chiavi in mano, con attuatori, struttura, cerniere e celle integrate, pensate per CubeSat e piccoli satelliti commerciali.

  • Sottosistemi di array solari prodotti in orbita, dove la struttura portante viene stampata in microgravità e successivamente popolata con celle solari, con l’obiettivo di ridurre massa e vincoli geometrici rispetto alle configurazioni preassemblate a Terra.

  • “Space Power Plants”, centrali elettriche orbitali in grado, in prospettiva, di trasferire energia a distanza verso altre piattaforme spaziali, ad esempio con tecniche di beaming a microonde o laser.

Elemento chiave è la modularità: gli stessi mattoni tecnologici – meccanismi di rilascio, strutture dispiegabili, moduli fotovoltaici – si ritrovano sia negli array classici di DCUBED sia nelle configurazioni basate su ISM, facilitando industrializzazione e scalabilità della linea Araqys.


Tre missioni dimostrative: ARAQYS-D1, D2 e D3

Il percorso verso i chilowatt stampati in orbita è scandito da tre dimostrazioni, pensate per aumentare progressivamente complessità, dimensione e potenza:

  • ARAQYS-D1 (Dcubed-1)
    È un 3U CubeSat dedicato a verificare che il sistema di stampa possa produrre e stabilizzare in orbita una trave di circa 60 cm. È la prova di base per dimostrare che la struttura stampata in microgravità è controllabile, sufficientemente rigida e compatibile con i carichi dinamici di un satellite in orbita bassa.

  • ARAQYS-D2 “WATTS NEW IN SPACE”
    È una missione ospite sulla piattaforma SpaceVan dell’azienda francese Exotrail. L’obiettivo è stampare e dispiegare un array solare lungo circa un metro, collegato a un sottosistema fotovoltaico completo. Questa dimostrazione serve a validare l’intera catena: dalla stampa della struttura al dispiegamento, fino alla misura della potenza erogata in orbita.

  • ARAQYS-D3
    È la missione di punta: un sistema di produzione in orbita capace di realizzare un array solare da circa 2 kW, integrato su un satellite dedicato. Il lancio è previsto su missione rideshare SpaceX nel Q1 2027, con Astro Digital come partner per la piattaforma satellitare e Maverick Space Systems come integratore e broker di lancio.

Una volta in orbita, ARAQYS-D3 dovrà dimostrare non solo la fabbricazione e il dispiegamento, ma anche la stabilità termica e strutturale dell’array, l’efficienza di conversione e l’affidabilità nel lungo periodo. L’obiettivo è arrivare a sistemi multi-kilowatt in grado di sostenere applicazioni come telecomunicazioni ad alto bitrate, radar avanzati e piattaforme di servizio in orbita.


Perché stampare pannelli solari direttamente nello spazio

La scelta di stampare una parte della struttura in orbita nasce da limiti molto concreti del trasporto spaziale:

  • i vincoli di volume del fairing, che impongono compromessi nella progettazione di strutture leggere ma molto estese;

  • la necessità di sovradimensionare le strutture per sopportare le vibrazioni e le accelerazioni del lancio, a discapito dell’ottimizzazione per l’uso in orbita;

  • il costo di lancio, che rende prezioso ogni chilogrammo e ogni centimetro cubo.

Con l’In-Space Manufacturing, DCUBED punta a separare la logica di lancio da quella di utilizzo: il satellite porta in orbita materiale e sistema di stampa relativamente compatti e la struttura finale viene “crescita” una volta raggiunta l’orbita operativa. Questo approccio promette design ottimizzati per il vuoto e la microgravità, maggiore superficie attiva per kilogrammo di massa lanciata e la possibilità di riparare o estendere array esistenti con ulteriore materiale stampato.

Araqys rappresenta la prima traduzione industriale di queste ricerche in un prodotto commerciale orientato ai chilowatt di potenza, dopo le dimostrazioni iniziali da centinaia di watt finanziate in ambito europeo.


Partner industriali e filiera

Per arrivare a una dimostrazione multi-kilowatt DCUBED lavora con una rete di partner:

  • Astro Digital, che fornisce la piattaforma satellitare per ARAQYS-D3 e integra il sottosistema di potenza con avionica e controllo d’assetto.

  • Maverick Space Systems, che gestisce integrazione e lancio come payload su missioni rideshare, in collaborazione con SpaceX.

  • Exotrail, che ospita ARAQYS-D2 sulla piattaforma SpaceVan, pensata proprio per dimostrazioni tecnologiche in orbita.

  • Agenzie e programmi europei dedicati all’In-Space Manufacturing, che hanno co-finanziato le prime dimostrazioni di stampa di strutture e array in orbita.

  • Partner industriali nel fotovoltaico spaziale, con cui DCUBED sviluppa nuove configurazioni di array ad alta efficienza.

Questa rete permette di presentare Araqys non solo come dimostrazione tecnica, ma come offerta commerciale per futuri clienti che vogliano acquistare potenza in orbita in modalità più flessibile e scalabile, con un costo per kilowatt che l’azienda punta a ridurre sensibilmente rispetto alle soluzioni tradizionali.


Dal laboratorio al mercato

Araqys è il risultato di anni di lavoro su tre fronti:

  • dimostrazioni accademiche e universitarie sulla stampa di strutture in microgravità;

  • missioni pilota supportate da programmi spaziali europei, dedicate alla produzione e al dispiegamento di array direttamente in orbita;

  • raccolta di capitali e investimenti mirati a trasformare prototipi e dimostratori in prodotti catalogo.

Con la combinazione di attuatori di rilascio, strutture dispiegabili e produzione additiva in orbita, DCUBED punta a posizionarsi come fornitore di riferimento per sistemi di potenza spaziale di nuova generazione.


Implicazioni per il settore spaziale

Se le missioni ARAQYS-D1, D2 e D3 avranno successo, la tecnologia Araqys potrebbe:

  • abilitare piccoli satelliti con potenze fino a qualche chilowatt, ampliando in modo significativo il tipo di payload installabili;

  • favorire la nascita di servizi in-orbit servicing e di stazioni di servizio energetiche in orbita;

  • costituire la base tecnologica per future centrali elettriche spaziali e sistemi di power beaming;

  • contribuire alla standardizzazione dell’In-Space Manufacturing come componente stabile dell’architettura spaziale commerciale.

In questo scenario, la stampa 3D di componenti e pannelli in orbita non è più soltanto un esperimento di laboratorio, ma uno strumento concreto per ripensare il modo in cui progettiamo, costruiamo e alimentiamo i sistemi spaziali.

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Di Fantasy

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