Che cos’è il Defence Testbed Accelerator e perché nasce
Nel Regno Unito, Digital Catapult (organizzazione di innovazione su tecnologie digitali avanzate) ha avviato un nuovo programma di accelerazione pensato per rispondere a un problema molto concreto: la filiera difesa è composta da molti attori (Ministero, grandi prime contractor, PMI e startup), ma la collaborazione è spesso rallentata da sistemi informativi frammentati, scarsa interoperabilità tra piattaforme e difficoltà nel condividere in modo controllato dati sensibili di progettazione e produzione. L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è aumentare la resilienza della supply chain e rendere più praticabile un modello di manifattura più distribuita, includendo la stampa 3D quando serve produrre o riprodurre parti in tempi rapidi.

Il programma dentro “Made Smarter | Digital Supply Chain Hub”
Il progetto si colloca nel perimetro del Made Smarter | Digital Supply Chain Hub, un insieme di attività e “testbed” che puntano a far lavorare aziende e tecnologie in ambienti di prova realistici, con casi d’uso industriali. Nel caso difesa, il focus è esplicito: creare le condizioni perché dati di manufacturing (specifiche, metadati, pacchetti tecnici, informazioni di processo) possano essere gestiti e condivisi in modo più affidabile e sicuro lungo la catena di fornitura.

Chi collabora: MOD, grandi produttori e centri tecnici
La consegna del programma è guidata da Digital Catapult in collaborazione con il UK Ministry of Defence (MOD) e con grandi produttori del settore difesa, affiancati da PMI. A livello di supporto tecnico e infrastrutturale, sono citati organismi come il National Composites Centre (NCC) e il Manufacturing Technology Centre (MTC), coinvolti anche nel contesto di “sandbox” e testbed per simulare sistemi reali e punti di integrazione (endpoint) necessari alle soluzioni che verranno sviluppate.

Le due sfide tecniche: dati di produzione e inventario digitale federato
Il lavoro delle startup selezionate è organizzato in due “challenge” complementari. La prima riguarda i Technical Data Packs (TDP) / Digital Inventory Connectors: in pratica, come estrarre, strutturare e rendere riutilizzabili i dati di produzione, oggi spesso chiusi dentro sistemi PLM o in archivi non standardizzati. La seconda è la costruzione di un Federated Digital Inventory: un inventario digitale “federato” e permission-based, in cui partner autorizzati possano vedere e condividere informazioni tecniche lungo la supply chain mantenendo controllo, tracciabilità e confini di accesso.

Le cinque aziende selezionate e cosa fanno
Le aziende indicate come partecipanti sono cinque, ciascuna associata a una parte della soluzione:

  • Dataline Labs: integrazione e standardizzazione dati, con l’obiettivo di rendere più semplice l’estrazione e la normalizzazione di metadati dai sistemi esistenti.

  • CamyPro: piattaforma di preventivazione/quoting manifatturiero online, utile quando la filiera deve allocare rapidamente lavorazioni a fornitori qualificati.

  • TECHNIA: soluzioni di PLM e system integration, quindi “ponte” tra sistemi enterprise (PLM) e nuovi connettori/servizi.

  • Vistory Group: provider orientato a blockchain/digital manufacturing per abilitare tracciabilità e controllo degli accessi ai dati lungo la supply chain.

  • Quaisr: piattaforma di workflow digitale e simulazione guidata da AI per orchestrare processi e decisioni legate a produzione e dati tecnici.
    Insieme, coprono i due blocchi del programma: connettori per pacchetti tecnici/PLM e inventario digitale federato con governance degli accessi.

Perché la stampa 3D entra nel discorso “supply chain”
La manifattura additiva è richiamata come abilitatore della produzione distribuita: quando i dati sono disponibili, verificabili e condivisibili in modo corretto, diventa più realistico produrre parti “dove serve” (punto d’impiego o vicino ai depositi), riducendo lead time e dipendenze da linee di fornitura lunghe. Il collo di bottiglia non è solo la macchina, ma la capacità di gestire file, versioni, requisiti, autorizzazioni e parametri di produzione in modo ripetibile e conforme. Il programma, infatti, punta proprio a rendere più fluido e sicuro il passaggio tra dati di progetto e produzione reale, includendo lo scenario additivo.

Il collegamento con la strategia del MOD e i numeri citati sul potenziale risparmio
Il tema è coerente con documenti pubblici del MOD: la Defence Advanced Manufacturing Strategy (pubblicata il 28 marzo 2025) descrive come la difesa intenda aumentare l’uso dell’additive manufacturing per coglierne i benefici. Nello stesso contesto è stato riportato che un report commissionato dalla Defence Innovation Unit (DIU) stima che produrre in stampa 3D una quota intorno al 15% dell’inventario difesa potrebbe portare un beneficio netto di circa £110 milioni in 15 anni, con benefici annuali potenziali successivi indicati nell’ordine di £35,5 milioni. Questi numeri vengono usati come argomento a supporto di investimenti in digitalizzazione e in processi che permettano di qualificare, replicare e condividere produzione lungo più attori.

Che cosa si intende per “federated digital inventory” in ambito difesa
Un inventario digitale “federato” non è un singolo database centralizzato dove tutto è copiato: è piuttosto un modello in cui più soggetti mantengono sistemi e responsabilità, ma concordano regole e standard per scambiarsi “ciò che serve” in modo selettivo. In difesa questo è cruciale: si vogliono abilitare velocità e flessibilità (anche con manifattura distribuita), senza perdere controllo su proprietà intellettuale, requisiti di sicurezza e tracciabilità delle decisioni. Per questo entrano in gioco accessi basati su permessi, audit trail e meccanismi di fiducia tra partner di filiera.

Che risultati si aspettano: proof-of-concept e scalabilità in filiera
Il programma è impostato per generare proof-of-concept e dimostrazioni pratiche, con l’idea che le startup possano poi scalare le soluzioni nel settore. Nelle informazioni pubbliche associate al programma viene citata anche la disponibilità di funding (fino a £100.000) per innovatori UK che sviluppino soluzioni in risposta alle challenge, e si rimarca l’esigenza di rendere più agile la gestione e condivisione dei dati per supportare manifattura additiva distribuita. In termini operativi, l’aspettativa è ridurre tempi, aumentare visibilità sulla filiera e rendere più semplice “attivare” produzione tra fornitori autorizzati quando emergono colli di bottiglia o necessità improvvise.

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Di Fantasy

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