Nel territorio transfrontaliero dell’Alto Reno (area tra Germania, Francia e Svizzera), la scuola inclusiva e la pedagogia speciale si trovano spesso ad affrontare bisogni simili, ma con strumenti, pratiche e disponibilità di materiali che non sempre sono compatibili tra i diversi sistemi nazionali. Il progetto “Education 3D”, sostenuto dal programma europeo Interreg Oberrhein, nasce per ridurre questa distanza operativa: l’idea è rendere più semplice la collaborazione tra istituzioni scolastiche e centri specializzati, puntando su un elemento concreto e replicabile, cioè ausili didattici realizzabili localmente tramite stampa 3D.
Perché la stampa 3D è utile in ambito educativo e speciale
Nella pedagogia speciale e nell’inclusione, una parte rilevante del lavoro quotidiano ruota attorno a materiali che devono essere adattati: dimensioni, spessori, superfici, elementi tattili, contrasti e funzionalità cambiano in base alla persona e al contesto. Molti ausili vengono acquistati da fornitori esterni, con costi alti e scarsa flessibilità (e spesso tempi non compatibili con le esigenze della classe). La stampa 3D consente invece di modificare un modello digitale e produrre varianti in modo rapido: scale diverse, rilievi tattili più marcati, elementi ergonomici o forme semplificate per la percezione e la manipolazione. Questo approccio è particolarmente adatto quando si lavora con studenti con disabilità visive o difficoltà percettive, dove l’accesso all’informazione passa spesso anche da oggetti “da toccare” e non solo da immagini o testo.
Che cosa prevede “Education 3D”
Il progetto è strutturato attorno a tre linee operative: (1) sviluppo di modelli e strumenti didattici tattili, (2) dotazione di stampanti 3D presso scuole e strutture coinvolte, (3) formazione del personale per rendere l’utilizzo sostenibile nel tempo. In pratica non si punta solo a produrre qualche oggetto “campione”, ma a costruire un processo: progettare ausili, testarli sul campo, migliorarli e metterli a disposizione in modo che possano essere riutilizzati e adattati da altre scuole e operatori.
La banca dati bilingue: modelli pronti + indicazioni didattiche
Uno degli elementi centrali del progetto è la creazione di una piattaforma/banca dati bilingue dove raccogliere file e contenuti: modelli stampabili e, insieme, indicazioni su come usarli a scuola (obiettivi didattici, livelli di difficoltà, modalità di impiego). Questo passaggio è importante perché in ambito educativo non basta “avere un file STL”: per funzionare davvero serve sapere come integrare quell’oggetto in un’attività, come presentarlo, come valutarne l’efficacia e come modificarlo in modo coerente con il bisogno. La componente bilingue mira a facilitare la circolazione degli strumenti tra i diversi contesti linguistici dell’area dell’Alto Reno.
Workshops, mostre e rete di scambio tra scuole e istituzioni
Il progetto prevede anche attività “di comunità”: workshop, momenti di confronto, mostre e persino concorsi per stimolare la produzione di idee e la condivisione di soluzioni pratiche. L’obiettivo è far emergere ciò che funziona in classe e trasferirlo ad altre realtà, creando una rete di contatti tra scuole, università e centri specializzati. In ambito inclusivo questo approccio è spesso determinante: lo stesso ausilio può avere risultati diversi in base al contesto, e poter confrontare esperienze riduce il rischio di sviluppare strumenti poco utilizzabili o difficili da mantenere.
Chi coordina e chi cura la parte tecnologica
La guida del progetto è affidata alla Pädagogische Hochschule Freiburg, con un ruolo di coordinamento legato agli aspetti pedagogici e al trasferimento nelle pratiche educative. La parte più tecnica (tecnologie di stampa, selezione materiali, progettazione “print-friendly” e test) viene seguita dal team del Prof. Dr. Stefan Junk presso la Hochschule Offenburg, che mette a disposizione anche un laboratorio di rapid prototyping con più tecnologie per valutare quale combinazione di materiali e processi sia più adatta ai diversi modelli tattili e alle esigenze d’uso.
Dalla progettazione CAD alla replica locale
Un vantaggio pratico citato nel progetto è la possibilità di distribuire i file CAD e consentire la replica locale senza stampi o attrezzature dedicate. Questo riduce la dipendenza da fornitori esterni e permette iterazioni rapide: se un rilievo è troppo basso per essere percepito, se una maniglia è poco ergonomica o se un pezzo va reso più robusto, la modifica avviene sul modello digitale e può essere ristampata con costi e tempi relativamente contenuti. È un passaggio che rende più “vivo” il materiale didattico: non un prodotto fisso, ma un oggetto aggiornabile.
Budget e finanziamento: come si colloca nel quadro Interreg
Sul piano economico, il progetto è indicato con un volume complessivo di circa 2,5 milioni di euro, con un contributo Interreg nell’ordine di 1,5 milioni. Per la sola Hochschule Offenburg viene riportata una quota di circa 290.000 euro, di cui circa 170.000 euro da fondi EFRE/ERDF (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). Questi numeri aiutano a capire l’impostazione: “Education 3D” non è pensato come sperimentazione di breve periodo, ma come programma con risorse dedicate per macchine, formazione e produzione di contenuti condivisi.
Impatto atteso: strumenti più personalizzabili e cooperazione più fluida
Il valore atteso non è soltanto “stampare oggetti”, ma rendere più semplice la collaborazione transfrontaliera: una scuola o un centro specializzato può adottare un ausilio sviluppato altrove, tradurre/adattare le istruzioni e personalizzare il modello alle esigenze locali. In ambito inclusivo questo significa aumentare la probabilità di usare davvero gli strumenti nel quotidiano: materiali più accessibili, più facili da adattare e potenzialmente più economici nel ciclo di vita.
