Biostampa in orbita: verso una nuova era della medicina personalizzata

Il 3D bioprinting nello spazio apre prospettive che vanno ben oltre la stampa di organi. Redwire Space, attraverso la sua 3D BioFabrication Facility (BFF) installata sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ha prodotto e riportato sulla Terra il primo campione vivente di tessuto cardiaco umano. Questo traguardo segna un punto di svolta per la medicina rigenerativa e la ricerca farmacologica in condizioni di microgravità (

Ken Savin, Chief Scientist di Redwire, evidenzia che la microgravità consente la creazione di strutture più fedeli a tessuti umani autentici, utilizzando cellule autologhe e potenzialmente diminuendo la dipendenza da modelli animali. Ciò potrebbe accelerare lo sviluppo di nuove terapie e ridurre i tempi per test clinici e farmaceutici .


Dispositivi portatili per cure personalizzate

Un’innovazione a bassa complessità tecnologica ma immediatamente applicabile è rappresentata dal dispositivo Bioprint FirstAid, sperimentato dall’astronauta Matthias Maurer. Progettato da OHB System AG, si tratta di un applicatore manuale costituito da due siringhe (bio-ink e agente reticolante), che consente di imprimere un gel su una ferita, dove si solidifica in circa dieci minuti formando una sorta di “cerotto biologico.” Il metodo è indicato per trattare lesioni superficiali, in particolare in ambienti dove la guarigione cutanea è rallentata .


Produzione di tessuti complessi e organi funzionali

Lo stesso impianto BFF ha permesso di biostampare in orbita diversi tessuti fino a oggi difficili da ottenere sulla Terra. Tra questi, un menisco umano anatomico realizzato all’interno della ISS, utilizzando inchiostri simili a quelli organici del tessuto nativo, rappresenta il modello più grande di questo tipo prodotto nel microcosmo spaziale .

Un altro sviluppo è firmato da Auxilium Biotechnologies, che ha impiegato la sua stampante AMP‑1 per generare reti vascolari destinate a impianti medici, producendo otto dispositivi in due ore. L’amministratore delegato, Jacob Koffler, sottolinea il valore produttivo ed economico dell’additive manufacturing in orbita, considerandolo un approccio sostenibile anche da applicare sulla Terra .


Perché lo spazio è cruciale per la biostampa

  • Assenza di gravità: favorisce l’utilizzo di inchiostri a bassa viscosità e la formazione di strutture sospese, eliminando la necessità di impalcature rigide che nella Terra ostacolano la biostampa di tessuti delicati o complessi .
  • Ecosistema di ricerca consolidato: enti come NASA ed ESA supportano iniziative che sfruttano la microgravità per produrre modelli di tessuto avanzati, oltre a biofarmaci o supporti per missioni a lungo termine .
  • Applicazioni articolate: i tessuti prodotti in orbita possono servire per test farmacologici, modelli personalizzati per terapie rigenerative, cure immediate per ferite o lesioni, e studi avanzati di biologia cellulare in condizioni estreme.

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Di Fantasy

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