Quanti edifici stampati in 3D nella smart city
La nuova tecnologia destinata a diventare una componente chiave di molti processi produttivi anche urbanistici. E D-Shape, invenzione dell’italiano Enrico Dini, farà da apripista alle future tendenze
Come ormai noto anche ai meno informati sulle ultime innovazioni tecnologiche e peraltro narrato a più riprese anche sul Corriere delle Comunicazioni, una rivoluzione dei sistemi produttivi potrebbe essere alle porte: le tecniche di produzione rapida di oggetti tridimensionali a partire da modelli computerizzati, collettivamente note come stampa 3D, stanno diventando più accessibili e iniziano a diffondersi al di fuori dei contesti in cui tradizionalmente erano utilizzate (industria, prototipazione, laboratori… ). Dai primi, costosissimi macchinari per il rapid prototyping, ai kit Do-It-Yourself costruiti in armonia con i principi dell’open source (RepRap, MakerBot…), ai modelli commerciali che iniziano a punteggiare i negozi online, l’evoluzione delle stampanti 3D è stata inaspettatamente rapida, anche grazie all’entusiasmo e alle sperimentazioni di hacker ed early adopter, che hanno mostrato al mondo la versatilità e le potenzialità delle nuove soluzioni.
“It will be bigger than the Web”, arriva ad affermare Chris Anderson: secondo il visionario ex-direttore di Wired US, il 3D printing avrà ripercussioni sulla società e sui modi della produzione molto più rilevanti dell’avvento di Internet, in uno scenario utopico in cui ogni cittadino avrà in casa gli strumenti per concretizzare (e personalizzare) merci e prodotti divenuti ormai informazione pura, dissolvendo la produzione di massa in milioni di piccoli rivoli.
Cautela e scetticismo sono inevitabili: sebbene chi scrive sia dell’opinione che il modello “una stampante 3D in ogni abitazione” sia poco realistico, è innegabile il potenziale di tecnologie capaci di abbattere tempi e costi di produzione, eliminando l’esigenza di trasporti, magazzini e logistica, ed aprendo ad interessantissime possibilità di personalizzazione. Non si arriverà mai, probabilmente, all’auto-produzione di qualunque oggetto di uso comune, ma la stampa 3D diverrà quasi certamente una componente chiave di molti processi produttivi.
Di particolare interesse per le città ed i loro amministratori è la costruzione di edifici. I medesimi algoritmi di trasformazione dei modelli tridimensionali computerizzati, le ormai tradizionali tecniche per il controllo numerico dei macchinari, l’uso di ugelli per la deposizione progressiva dei materiali mutuata dal Fused Deposition Modeling (tecnica di rapid prototyping industriale), unitamente a impalcature e impasti specifici a base sabbiosa, sono alla base di D-Shape, l’invenzione dell’imprenditore italiano Enrico Dini, “The man who prints houses”, come titola il documentario che lo riguarda. D-Shape è rapido ed economico: è in grado di “stampare” uno strato da 5 centimetri su un’area di 30 metri quadri in un’ora, riducendo il personale necessario a pochi addetti incaricati di azionare la macchina e rimuovere il surplus di materiali.
Già all’inizio di quest’anno, l’architetto olandese Janjaap Ruijssenaars dello studio Universal Architecture aveva presentato il progetto Landscape House (un edificio modellato sulla famosa striscia di Möbius) che sfruttava alcuni dei vantaggi della nuova tecnica costruttiva: liberandosi dalle casseformi e dall’ortogonalità tipica delle linee dei palazzi, è possibile dar vita alle più ardite idee architettoniche, introducendo linee curve e strutture complesse e garantendo la stabilità delle strutture. Sebbene negli ultimi anni siano comparse nel mondo diverse soluzioni analoghe, D-Shape rimane l’unica utilizzata per costruire oggetti di dimensioni reali, prima con un padiglione a forma di uovo, nel 2009, e successivamente con una “capanna” abitabile presentata alla Triennale di Milano nel 2010 – prima “casa” completamente stampata. Kamermaker, per esempio, è una stampante di edifici “portatile” custodita in un piccolo container verticale, con cui l’olandese Dusa Architects intende costruire – stanza per stanza – un intero edificio sui canali di Amsterdam; Contour Crafting (soluzione sviluppata all’Università della California del Sud molto simile a D-Shape), sta invece lavorando a stretto contatto con la Nasa per stampare strutture di appoggio su Marte, utililizzando impasti più o meno esotici e materiali locali; ciò permetterà di sfidare le condizioni estreme e aggirare le restrizioni sul peso delle attrezzatuure che i futuri astronauti potranno trasportare.
di Daniele Dal Sasso da corrierecomunicazioni.it