Contesto e perché interessa l’AM
Gli scarti lattiero-caseari rappresentano un problema economico e ambientale. Un team della University of Wisconsin–Platteville (UW–Platteville) ha sviluppato un metodo per trasformare latte avariato e sottoprodotti come caseina e siero di latte (whey) in bioplastiche adatte anche alla filament-based 3D printing, riducendo l’uso di polimeri petrolchimici e creando valore per le filiere agricole. uwplatt.edu+1
 

Chi c’è dietro: ricercatori, brevetto e finanziatori
Il progetto è guidato dai professori Joseph Wu (Chimica) e John Obielodan (Ingegneria Meccanica e Industriale). La tecnologia è coperta da un brevetto statunitense assegnato a WiSys, con il sostegno del Dairy Innovation Hub del Wisconsin (prima tranche di 50.000 USD poi portata a ~180.000 USD).  

Come funziona il materiale
Il team isola e seleziona le proteine del latte (in particolare caseina e whey) e le combina con matrici polimeriche per ottenere una bioplastica con proprietà meccaniche compatibili con l’estrusione in filamento e altre forme di manufatto. Il lavoro ha incluso prove su formulazioni, resistenza e flessibilità per raggiungere parametri di stampa utilizzabili 

Perché è rilevante per l’industria lattiero-casearia
Convertire latte invendibile o scaduto in polimeri biodegradabili apre una nuova entrata per gli allevatori e riduce lo spreco, con potenziale impatto locale in stati a forte produzione casearia come il Wisconsin.  Applicazioni possibili e stato dell’arte

Gli autori citano filamenti per FFF/FDM e, in prospettiva, altri manufatti “engineered”. In letteratura esistono precedenti su idrogeli e impasti stampabili a base di caseina o whey (soprattutto per alimenti o biogel), che confermano la stampabilità delle proteine del latte quando opportunamente formulate. Il valore aggiunto del lavoro UW–Platteville è l’orientamento a bioplastiche per componenti oltre il food-printing.  

Limiti e prossimi passi
Il trasferimento tecnologico a partner industriali è un obiettivo dichiarato; restano da definire scalabilità, stabilità nel tempo del filamento, parametri di processo (essiccazione, temperatura di estrusione, compatibilità con additivi) e end-of-life (compostabilità/riciclabilità reale). La letteratura su riciclo e biopolimeri suggerisce che la filiera dovrà considerare anche logistica e standard di qualità per garantire performance ripetibili.  

Impatto ambientale: cosa possiamo aspettarci
Sostituire quote di plastica fossile con bioplastiche da scarti lattiero-caseari può ridurre rifiuti e CO₂ associata, ma andranno quantificati LCA completi (energia per purificazione proteica, additivi, essiccazione del filamento). Il caso Wisconsin mostra come fondi pubblici e università possano accelerare materiali più “circolari” per l’AM

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Di Fantasy

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