I droni nel mirino di Washington e l’effetto domino sulla stampa 3D di consumo: Bambu Lab rischia davvero un “caso DJI”?
Un precedente ingombrante: l’iter di messa al bando di DJI
Il Congresso statunitense ha già votato clausole che potrebbero togliere dal mercato i droni DJI entro la fine del 2025. La sezione 1709 del FY-2025 National Defense Authorization Act obbliga un’agenzia federale a certificare entro dicembre se i velivoli dell’azienda di Shenzhen rappresentano un “rischio inaccettabile” per la sicurezza nazionale; in assenza di verifica, scatta in automatico l’inserimento nella FCC Covered List e, di fatto, lo stop alle nuove vendite .
La pressione politica arriva da un fronte bipartisan: il Countering CCP Drones Act (H.R. 2864) era già passato alla Camera nel 2024 e senatori come Rick Scott spingono mozioni analoghe («Drones for America Act») che puntano a rimuovere droni e componentistica cinesi dalla filiera federale .
Perché Bambu Lab entra nell’orbita delle indagini
Bambu Lab ha sede legale a Hong Kong, fondata da ex-ingegneri DJI: per alcuni legislatori questa parentela di fatto giustifica un’attenzione simile a quella riservata ai droni. L’argomento ricorre nell’editoriale di Fabbaloo che collega direttamente il caso DJI al possibile “bersaglio” Bambu Lab in un prossimo giro di vite . A rafforzare i sospetti concorrono tre fattori:
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Connettività cloud obbligatoria: firmware e app di Bambu passano sui server cinesi Tencent; l’azienda ha dovuto smentire voci di possibili “kill-switch” remoti .
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Quota di mercato in rapida ascesa: nel Q1-2025 le spedizioni di stampanti entry-level sono cresciute del 64 %, portando Bambu Lab vicino al podio mondiale .
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Tariffe in salita: i dazi USA sulle stampanti cinesi hanno già fatto lievitare i listini Bambu di oltre il 30 % e scatoloni “last-minute” proliferano nei forum della community .
Quali strumenti può usare il governo USA
Meccanismo | Autorità competente | Effetto potenziale su Bambu Lab |
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Covered List FCC | Federal Communications Commission | Blocco certificazioni RF/Wi-Fi, stop a nuovi modelli sul mercato |
Entity List | U.S. Department of Commerce (BIS) | Obbligo di licenza per componenti critici (MCU, sensori) |
Sezione 301 Tariffs | USTR | Ulteriore aumento dazi oltre il 45 % sui kit importati |
Executive Order 13959-like | Casa Bianca | Divieto di investimenti USA in società collegate |
Possibili ricadute su consumatori e supply chain
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Prezzi: simulando un dazio aggiuntivo del 20 %, il modello P1S Combo salirebbe da 1 299 $ a circa 1 560 $ franco dogana.
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Assistenza e ricambi: restrizioni sull’export di firmware o bordo schede STM32 potrebbero rallentare RMA e patch.
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Migrazione della domanda: brand statunitensi (Prusa US, LulzBot) o player europei come Creality-DE potrebbero beneficiare di un protezionismo di rimbalzo, ma la loro capacità produttiva odierna copre meno del 10 % del segmento < 2 500 $.
Le carte che Bambu Lab può giocare
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Edge-computing: ridurre il routing dati verso la Cina con server localizzati e opzione “offline mode”.
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Montaggio “ultimo miglio” negli Stati Uniti: importare semilavorati per aggirare dazi su prodotto finito.
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Accreditamento CFIUS volontario: offrire trasparenza preventiva analoga a quella usata da Lenovo per i server enterprise.
Scenari di medio termine
Se entro dicembre non verrà avviato l’audit su DJI, il precedente normativo potrebbe rendere più facile includere anche stampanti 3D consumer nella prossima NDAA. Persino senza un divieto esplicito, dazi cumulativi e incertezza regolatoria rischiano di rimuovere in pochi mesi la differenza di prezzo che oggi rende le macchine Bambu competitive sul mercato statunitense.
