Ne parlavamo giusto qualche giorno fa della potenza di e-nable e della necessità da parte di tutti noi di (è proprio il caso di dirlo ) dare una mano condividendo le nostre stampanti 3d.
Da una stampante 3D la nuova mano per Max
Il bambino francese, 6 anni, la indosserà come un guanto
AFP
Il prezzo di vendita della mano artificiale può variare tra 50 e 200 euro
Maxence ha scelto accuratamente i colori. «Verde, blu e arancione», ricorda Virginie Contegal, la madre, al telefono da Cessieu, paesino del Sud-Est della Francia, a metà strada fra Lione e Grenoble. «Ha voluto anche che sopra ci fosse impressa una grossa M, che sta per super Max», aggiunge. Maxence ha appena sei anni. Ed è nato con una malformazione, senza la mano destra. Ma ha decisamente le idee chiare.
Ha ricevuto a casa la sua mano artificiale, prodotta con una stampante 3D. La indosserà come un guanto. In casa, da settimane, non si parlava d’altro. È il primo bambino in Francia (e uno dei primi in Europa) a usufruire di questo tipo di protesi, una mano artificiale a bassissimo prezzo. «È stata fabbricata con una stampante che costa appena 2mila euro – sottolinea Alexandre Martel, fondatore del sito 3Dnatives e specialista in Francia del settore -. Il prezzo di vendita della mano artificiale può variare tra i 50 e i 200 euro».
I fatti
I genitori di Maxence si sono rivolti via internet a una ong americana, e-Nable, che dal 2013 mette in relazione persone che dispongano di una stampante 3D e famiglie con bambini che non hanno dita o mani: così sono già state fabbricate 1.500 protesi. E-Nable è riuscita a trovare un fornitore francese, Thierry Oquidam, che ieri sera è andato di persona a Cessieu a consegnare la mano artificiale a Maxence. Lui da giorni ripeteva a tutti che sarebbe diventato un super-eroe.
«È la flessione del pugno – ha ricordato il tecnico all’agenzia France Presse – che permette alla mano e alle dita di piegarsi, agendo sui tendini. Si tratta di un meccanismo molto semplice: non consente, ad esempio, di allacciarsi le scarpe. Ma sì, di tenere un pallone tra le mani». «Non è una protesi medica, è unicamente meccanica – conferma la signora Contegal -. Ma era quello che mio figlio desiderava».
Hanno chiesto a Maxence (che già va a scuola e scrive con la mano sinistra) se voleva una protesi medica, ovviamente più invasiva, che necessita un intervento per essere applicata, «ma lui ha detto che non se la sentiva per il momento, che preferiva ora quella da super-eroe». Lo stesso professore Charles Msika, dell’associazione francese di chirurgia ortopedica e traumatologica (Sifcot), non si è detto scettico, ma ha sottolineato che «la protesi 3D può già servire a valutare i bisogni del bambino a costi ridottissimi». Se si rompe, può essere sostituita facilmente. Il bambino potrà toglierla e metterla quando vuole, anche a scuola. La sua estetica da giocattolo lo aiuta a sentirsi diverso in maniera «giusta».
LEONARDO MARTINELLI da lastampa.it