Batterie flessibili economiche e stampate in 3D: ci siamo
Potrebbe iniziare a breve la produzione di un nuovo tipo di batteria flessibile e ricaricabile ai polimeri di zinco, che si stampa in 3D con tecniche di serigrafia già diffuse. 7
La startup californiana Imprint Energy sta sviluppando batterie flessibili e ricaricabili che possono essere stampate a basso costo con tecniche di serigrafia comunemente usate a livello industriale. L’azienda ha già condotto i primi test con batterie ultrasottili ai polimeri di zinco installate in dispositivi simili agli smartwatch e spera di strappare contratti di fornitura ai produttori di elettronica indossabile e di presidi medici, oltre a coloro che realizzano etichette intelligenti, abiti, sensori per il monitoraggio dei parametri vitali e via dicendo.
Batterie flessibili
L’approccio di Imprint Energy è quello di garantire la sicurezza delle batterie per tutte quelle applicazioni che prevedono il contatto con il corpo umano, senza trascurare dimensioni minime e flessibilità necessarie per favorire la realizzazione di tutti quegli accessori che non avrebbero senso di esistere con batterie più ingombranti. Inoltre, anche in piccoli formati queste batterie dovrebbero essere capaci di erogare abbastanza corrente per attivare sensori di comunicazione wireless a basso consumo.
La startup si è già aggiudicata un finanziamento di 6 milioni di dollari da Phoenix Venture Partners e da AME Nube Ventures, il fondo di venture capital di proprietà del cofondatore di Yahoo Jerry Yang. I fondi serviranno per sviluppare ulteriormente la tecnica proprietaria e per finanziare il lancio commerciale dei prodotti.
Le batterie sono state realizzate basandosi su una ricerca condotta dal cofondatore della startup, Christine Ho, che ha iniziato a occuparsene quando studiava presso l’Università della California e collaborava con un ricercatore giapponese che cercava di produrre microscopiche batterie allo zinco utilizzando una stampante 3D.
Perché lo zinco? Perché le batterie che alimentano la maggior parte dei computer portatili e degli smartphone in circolazione contengono litio, che è altamente reattivo e che deve essere schermato, aumentando così dimensione e peso.
Lo zinco è più stabile, ma c’è il problema che gli elettroliti a base d’acqua contenuti nelle pile a zinco convenzionali provocano la formazione di dendriti, ossia strutture ramificate che possono svilupparsi fra un elettrodo e l’altro, arrivando a cortocircuitare la batteria. Per questo Ho ha sviluppato un elettrolita polimerico che previene questo problema, e che allo stesso tempo fornisce anche maggiore stabilità e migliore capacità di ricarica.
Le batterie stampate non sono un inedito, ma quelle thin-film hanno una capacità limitata e sono costose da produrre, anche se sono ricaricabili. Quelle stampate non sono ricaricabili però si producono con costi contenuti usando lo zinco, e offrono maggiore capacità. Ho ha unito il meglio di queste tecnologie.
L’esperta spiega inoltre che nonostante l’alta domanda di batterie flessibili, non è ancora stato sviluppato uno standard per misurarne la flessibilità. Ha quindi creato un banco di prova su cui ha iniziato l’analisi comparativa fra le sue batterie e i modelli attualmente in commercio. Ebbene molte hanno ceduto dopo 1.000 cicli di piegatura, mentre quelle di Imprint Energy sono rimaste stabili.
Se fosse tutto vero, e se davvero la produzione di massa fosse semplice ed economica, presto gli smartwatch come il Galaxy Gear di Samsung potrebbero diventare più sottili, leggeri ed eleganti, che ne dite?
di Elena Re Garbagnatida tom’s Hardware tomshw.it