La missione Crew-9 di SpaceX, condotta in collaborazione con la NASA, sta svolgendo una serie di progetti innovativi focalizzati sulla biostampa 3D e la produzione nello spazio. Dopo essere giunta alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) tramite la navicella Dragon “Freedom”, la missione ha ufficialmente dato il via a una serie di esperimenti scientifici che potrebbero avere un impatto rilevante anche sulla Terra.
Durante i cinque mesi di permanenza della Crew-9 sulla ISS, verranno svolte numerose ricerche finanziate dal National Laboratory dell’ISS, un’istituzione che supporta una vasta gamma di studi finalizzati al miglioramento della vita umana. Fra questi, quattro indagini sono sostenute dalla U.S. National Science Foundation (NSF) e verranno lanciate nel corso di una prossima missione di rifornimento commerciale.
Il progetto di biostampa 3D e la salute cardiaca
Uno dei progetti principali prevede una collaborazione tra l’Università Statale dell’Oregon e la Texas Tech University per condurre un’indagine sulla biostampa 3D incentrata sulla salute del cuore. Questo studio utilizzerà organoidi cardiaci, creati tramite biostampa 3D, per analizzare gli effetti dell’atrofia muscolare cardiaca indotta dalla microgravità. L’obiettivo è comprendere meglio i processi di indebolimento del muscolo cardiaco, un fenomeno che può verificarsi in presenza di malattie come il cancro, distrofie muscolari, diabete, sepsi e insufficienza cardiaca.
Produzione e riparazione nello spazio: verso un futuro senza detriti
Oltre agli studi legati alla biostampa, la Crew-9 sosterrà anche progetti legati alla produzione nello spazio, tema che sta acquisendo crescente importanza. Uno dei progetti imminenti, condotto dal Malta College of Arts, Science, and Technology con il supporto di Nanoracks, è denominato ASTROBEAT e mira a testare un metodo di saldatura “a freddo” senza l’uso di calore. Questo metodo potrebbe in futuro consentire la riparazione sicura delle piattaforme spaziali, garantendone la longevità e contribuendo alla riduzione del problema crescente dei detriti spaziali. Durante l’esperimento, verranno testate tecniche di saldatura operata a distanza, applicando patch metalliche su campioni di scafi spaziali simulati.
Nuove frontiere nella stampa 3D nello spazio
Un ulteriore successo è stato riportato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) il mese scorso, in collaborazione con Airbus, AddUp, Highftech e l’Università di Cranfield. La prima stampa 3D in metallo realizzata in condizioni di microgravità sulla ISS ha segnato un passo avanti per la produzione nello spazio. Il progetto, denominato “Metal3D”, è parte di un’iniziativa quinquennale volta a facilitare la produzione diretta di componenti o la loro sostituzione, riducendo così la necessità di trasportare pezzi fisici dalla Terra. Mentre la stampa 3D in polimeri è ormai in uso sulla ISS dal 2014, la capacità di stampare componenti in metallo in orbita rappresenta una svolta significativa per la manutenzione e la produzione nello spazio.
I progressi nella biostampa 3D e nella produzione in microgravità promettono di rivoluzionare non solo le missioni spaziali, ma anche il nostro modo di affrontare sfide cruciali sulla Terra, dalla medicina alla gestione dei rifiuti spaziali.