NASA: gli strumenti medici stampati in 3D potrebbero aiutare gli astronauti a rimanere in salute in eventuali missioni su Marte
Un nuovo progetto di microbiologia della NASA mira a sviluppare strumenti stampabili 3D in grado di gestire liquidi come campioni di sangue senza versarli nella microgravità. Gli strumenti stampati in 3D saranno testati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e potrebbero essere utilizzati per mantenere sani gli astronauti.
Una delle sfide più importanti per chi cerca di inviare astronauti su Marte è mantenere gli astronauti in forma e bene per un lungo periodo di tempo nello spazio.
Per un’organizzazione come la NASA, che è determinata (forse) ad inviare esseri umani su Marte, è fondamentale apprendere come i batteri nello spazio potrebbero influire sulla salute dell’equipaggio e su come i geni umani influenzano l’invecchiamento e le malattie.
Un modo per saperne di più su questo è condurre piccoli test medici sugli astronauti a bordo della ISS. La NASA utilizza già la ISS per studiare i vari “omics” che riguardano la salute umana, ma cose come i campioni di sangue non possono essere elaborate nello spazio. Invece, devono essere rimandati sulla Terra per l’analisi, rendendo ogni tipo di ricerca un processo lento e laborioso.
Nuovi strumenti stampati 3D potrebbero cambiare tutto questo. La NASA sta attualmente valutando come utilizzare la stampa 3D per sviluppare strumenti per analizzare i campioni biologici nello spazio. Questi strumenti consentirebbero ai fluidi – sangue e saliva, ad esempio – di essere gestiti correttamente in condizioni di microgravità.
Il nuovo progetto, denominato Omics in Space, si baserà sulla ricerca precedente per sviluppare un estrattore automatico di DNA / RNA che preparerà campioni per un dispositivo Minion. Questo estrattore conterrà una cartuccia di plastica stampata in 3D per l’estrazione di acidi nucleici.
Questa tecnologia è già utilizzata sulla Terra, ma metterla in funzione sulla ISS rappresenterebbe un grande passo nella giusta direzione per la NASA.
“Stiamo prendendo ciò che è sulla Terra per analizzare il DNA e consolidare tutti i passaggi in un sistema automatizzato”, spiega Camilla Urbaniak, ricercatrice post-dottorato presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA in California e co-investigatore su Omics in Space. “La novità è che stiamo sviluppando uno sportello unico in grado di estrarre ed elaborare tutti questi campioni”.
Si spera che il progetto possa spiegare perché il sistema immunitario degli astronauti si indebolisce mentre si trova a bordo dell’ISS e si possano raccogliere informazioni su quale tipo di microbi finiscono per essere presenti nell’ambiente dell’astronauta.
Questa informazioni potrebbe essere cruciali per garantire il successo di una missione a lungo raggio, su Marte o altrove.
L’attuale iterazione di Additive Manufacturing Facility (AMF), una stampante 3D che opera nello spazio a bordo della ISS, è in servizio da quasi due anni.