Il concetto 3d si fa strada e apre strada anche nel mondo 2d tradizionale
Il computer di Microsoft, stampato su carta
Microsoft Research ha creato dei circuiti nanotecnologici che si possono stampare con un normalissima inkjet
Se pensavate che con l’avvento della stampa 3D la stampa tradizionale avesse i giorni contanti, vi sbagliavate. Steven Hodges, uno scienziato di Microsoft Research, lavorando insieme al team del professor Yoshihiro Kawahara dell’Università di Tokyo, ha infatti messo a punto un metodo per stampare sottilissimi circuiti sulla carta usando una normalissima stampante inkjet da meno di 100 euro.
Il particolare inchiostro usato per l’esperimento contiene delle nanoparticelle d’argento che si dispongono sulla carta in modo da formare delle schede di circuiti funzionanti, in altre parole un computer di carta. Kawahara ha dato una dimostrazione del suo sistema alla Ubicomp conference che si è recentemente tenuta a Zurigo, in Svizzera.
Si tratta di un’evoluzione significativa che, se unita al potenziale delle stampanti 3D e agli sviluppi dell’eplica, permetterebbe di realizzare, partendo da un modello virtuale, interi sistemi elettronici funzionanti, inclusi mini-computer e perfino smartphone e tablet. I più creativi – e le divisioni di ricerca delle grandi aziende – potrebbero addirittura arrivare a stampare circuiti per testarne il funzionamento, prima di applicare eventuali scoperte a sistemi produttivi su larga scala.
Creare dei circuiti elettronici diventerebbe così un processo creativo più simile al cucito o all’origami e renderebbe davvero plausibile l’idea di stampare un’iPhone da zero (mentre oggi, al massimo, se ne può stampare qualche componente).
L’inchiostro all’argento usato dal prof. Kawahara è stato sviluppato da Mitsubishi Chemical ed è stato testato con successo usando una stampante inkjet su carta fotografica. L’inchiostro non ha avuto bisogno di calore per rilasciare l’argento e le nanoparticelle si sono depositate da sole sulla carta formando i circuiti. Per collegarli, vista l’impossibilità di usare fonti di calore come un saldatore tradizionale per non bruciare la carta – è stata usata una particolare colla conduttiva
Il primo oggetto elettronico stampato è stato un sensore di umidità da utilizzare per rilevare la quantità di pioggia e l’umidità del terriccio nelle piante da giardino, trasmettendo i dati via Wi-Fi. I circuiti di carta stampata sono stati utilizzati anche per collegare l’interruttore, i LED e la batteria di una torcia elettrica stampata in 3D.
L’ultimo aspetto, ma forse il più incredibile, da considerare di questa nuova tecnologia è che l’inchiostro nanotecnologico è stato utilizzato anche per stampare circuiti ridondanti più complessi che, in linea di principio, potrebbero continuare a funzionare anche nel caso che venissero strappati in pezzi più piccoli: immaginate la possibilità di condividere un contenuto o un prodotto elettronico semplicemente stappandone un pezzo per darlo a un amico. Secondo Kawahara, se i costi di questa tecnologia scenderanno, sarà possibile tra circa 20 anni. Ma allora parleremo già di Web 10.0.
di Luigi Sartori da youtech.it