Moto Guzzi, il sogno americano
ha il cuore italiano
Miguel Galluzzi. designer argentino e padre della Ducati Monster,
è la mente dietro ai nuovi modelli del gruppo Piaggio
uasi diecimila chilometri separano Mandello del Lario da Pasadena, eppure il legame tra Moto Guzzi e California è da tempo molto stretto. Erano gli anni Settanta, quando la polizia di Los Angeles usava le moto italiane chiamate proprio con il nome del Golden State. Quella moto, dopo più di quarant’anni esiste ancora, un’ammiraglia fra passato e futuro nata dalla matita di Miguel Galluzzi.
Il designer argentino, padre di un’icona a due ruote come la Ducati Monster, è la mente dietro ai nuovi modelli del gruppo Piaggio, che comprende Vespa, Aprilia e Moto Guzzi. È lui che ha voluto che il centro stile, il PADc (Piaggio Advanced Design Center), avesse sede a Pasadena. «Il suo suono, in italiano, ricorda quello della parola pazzi», scherza Galluzzi. Il progetto è però molto serio, un loft elegante e moderno in cui lavorano, oltre lui, quattro persone in assoluta libertà. L’idea è che quell’ufficio, a pochi chilometri dalle colline di Hollywood e dalle spiagge di Malibu, sia un’enorme ricettacolo di idee.
«Bisogna ragionare fuori dalla scatola, ampliare i proprio confini. Qui l’ispirazione si trova ovunque, bevendo una birra in un bar ho visto un ragazzo che aveva montato ruote e motore alle sue scarpe. Ho conosciuto un ingegnere di un’industria aerospaziale, da 8 anni stanno lavorando sugli ultimi 15 secondi di atterraggio del modulo che andrà su Marte. Sono tutti spunti che ampliano la mente». L’intento è chiaro, aprirsi un mercato sempre più globale e al tempo stesso omologato. Perché i gusti sono sempre più simile e «ha Bangkok ho visto un ragazzo guidare una Ducati vestito esattamente come uno di Milano», sottolinea Galluzzi.
L’enorme finestra alle sue spalle si affaccia sulla strada principale di Pasadena. Negozi, locali, ragazzi in skateboard, camion dei pompieri che sembrano usciti dagli anni ’50. Tutto quello che uno si aspetta dalla California. È da lì che nascono i progetti per il rilancio del marchio, «abbiamo un progetto decennale – top secret per il momento – e l’ispirazione la trovo per la strada, osservando le sottoculture di ragazzi che comprano moto per poche centinaia di dollari e le trasformano». Con una parola d’ordine, «semplicità, perché le super prestazioni non servono a niente. E poi bisogna valorizzare la storia dei marchi, che sono conosciuti in tutto il mondo ma in Italia non si ha questa consapevolezza».
Un ritorno alle origini, a sogni che creano il bisogno in un mondo dove, per dirla con Wilde, niente è più necessario del superfluo. Senza però dimenticare la tecnologia, «l’ultima moto l’ho fatta con Skype, in collegamento con l’Italia – confessa -. Ho mandato i disegni e osservato i prototipi attraverso una telecamera ad alta definizione. La modellazione 3D velocizza i tempi di realizzazione, costringe a pensare al totale e non alle sue singole parti».
Un po’ designer e un po’ filosofo, Galluzzi ha mostrato un assaggio con la Moto Guzzi California. Nata due anni fa, l’ammiraglia di Mandello del Lario coniuga modernità e classicismo. La V trasversale del motore è il suo marchio di fabbrica e basta guidarla sulle colline di Los Angeles, fino ad arrivare a Malibu, per capire dagli sguardi che le persone le rivolgono che l’obiettivo è centrato. Il sogno californiano ha un cuore italiano.
MATTEO AGLIO
PASADENA da lastampa.it