La NASA invia nuovi esperimenti di stampa 3D metallica e bioprinting sulla Stazione Spaziale Internazionale

Un nuovo carico scientifico per la ISS

Il 3 agosto 2025, con il lancio della missione cargo NG-21 Cygnus da Wallops Flight Facility in Virginia, la NASA ha inviato alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) un pacchetto di esperimenti che rafforzano l’utilizzo della manifattura additiva in microgravità. Tra questi figurano sia la stampa 3D metallica, destinata alla produzione di parti funzionali in orbita, sia esperimenti di bioprinting, pensati per lo studio di tessuti viventi in condizioni estreme.
 


Metal 3D Printing: nuove leghe in orbita

Il primo filone riguarda la stampa 3D di leghe metalliche. Dopo i test iniziali condotti con polimeri e compositi, la NASA e la società Redwire Space hanno sviluppato un nuovo modulo per stampare in orbita componenti metallici a base di acciaio inossidabile e leghe di nickel. L’obiettivo è validare la microstruttura e le proprietà meccaniche dei pezzi prodotti in assenza di gravità, confrontandoli con quelli realizzati a Terra. Questi dati permetteranno di comprendere meglio l’effetto della microgravità sulla solidificazione dei metalli e sulla resistenza dei materiali.
 


Bioprinting: tessuti per la medicina spaziale e terrestre

Il secondo esperimento di punta è legato alla biofabbricazione di tessuti viventi. Utilizzando una stampante 3D biomedica sviluppata da Techshot (oggi parte di Redwire Space), il team testerà nuove tecniche per stampare cellule e biomateriali in microgravità. La mancanza di peso riduce i problemi di collasso strutturale dei tessuti molli, facilitando la formazione di strutture complesse come vasi sanguigni o cartilagini.
Questi studi hanno una duplice finalità:

  • sviluppare terapie avanzate per gli astronauti in missioni di lunga durata;

  • aprire la strada a nuove applicazioni mediche terrestri, in particolare la medicina rigenerativa.
     


Un ecosistema additivo sempre più completo in orbita

Negli ultimi anni la ISS è diventata un vero e proprio laboratorio di stampa 3D. Dopo i primi esperimenti condotti con la Additive Manufacturing Facility (AMF) di Made in Space, oggi parte di Redwire, l’infrastruttura di bordo comprende:

  • moduli per la stampa polimerica (ABS, PEI, materiali compositi);

  • sistemi per la stampa metallica;

  • una piattaforma di bioprinting.

Questo ecosistema consente di produrre utensili, ricambi e parti critiche direttamente in orbita, riducendo la dipendenza dai rifornimenti dalla Terra e aumentando l’autonomia delle missioni spaziali.
 


Prospettive future: dalla ISS alle missioni lunari e marziane

Gli esperimenti attuali non hanno solo valore scientifico, ma rappresentano un passo strategico per il futuro dell’esplorazione. La possibilità di stampare in 3D metalli e tessuti biologici nello spazio sarà fondamentale per le missioni di lunga durata:

  • su Luna e Marte, dove sarà necessario produrre strumenti e strutture direttamente in loco;

  • nella medicina spaziale, dove la capacità di creare tessuti di ricambio o supporti rigenerativi potrà salvare vite.

Questi progressi rafforzano la visione NASA per il programma Artemis e per le missioni di colonizzazione a lungo termine.
 


 

La spedizione di esperimenti dedicati a stampa 3D metallica e bioprinting sulla ISS rappresenta un tassello decisivo verso un futuro in cui astronauti e ricercatori potranno produrre materiali e tessuti direttamente nello spazio. La combinazione di additive manufacturing e biotecnologia apre scenari inediti sia per l’esplorazione spaziale autonoma sia per la medicina avanzata sulla Terra.

 

 

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Di Fantasy

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