Iniezione di pelle sviluppo di innesti per ustioni mediante stampa 3D in siringa
Ricerca presso l’Università di Linköping
Un gruppo di ricerca dell’Università di Linköping, in Svezia, ha sviluppato un metodo innovativo per fabbricare innesti cutanei stampati in 3D da utilizzare sotto forma di “pelle in una siringa”. Tramite un bioink contenente cellule della pelle, stampati direttamente in strati compatibili con i tessuti umani, questo approccio è concepito per la gestione di ustioni estese, offrendo una soluzione modulare e adattabile. Ogni nuovo strato contribuisce a ricreare la gerarchia strutturale della pelle, dalla parte esterna a quella interna, assicurando coesione tessutale e potenziale integrazione vascolare.
Fonte: basato su descrizione originale richiesta (link fornito)
Principi tecnici e modalità operative
Il prototipo prevede l’utilizzo di una siringa automatizzata o manuale, riempita con una formulazione bio-composita composta da fibroblasti, cheratinociti ed eventualmente supporti in idrogel. L’applicazione avviene direttamente sulla superficie della ferita, in modo stratificato. Tra gli obiettivi principali figurano l’allineamento delle cellule nei livelli epidermide-dermide e il mantenimento di un microambiente favorevole alla rigenerazione cutanea. Il sistema tiene conto della geometria della lesione, per garantire un’applicazione uniforme.
Fonte: ricostruzione stilistica dell’approccio descritto nell’articolo originale
Potenziali benefici clinici
Questa modalità di trattamento potrebbe offrire significativi vantaggi:
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Miglior adattamento agli spazi irregolari delle ferite, anche in regioni anatomiche mobili.
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Riduzione della necessità di vaste donazioni cutanee, utile in pazienti con ustioni estese.
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Possibile diminuzione della formazione di cicatrici, grazie al contributo stratificato del bioink.
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Applicabilità in contesti clinici post-operatori, dove i tempi di guarigione e la gestione dei donatori sono critici.
Confronto con soluzioni analoghe
In altri centri, sono stati sviluppati sistemi portatili per applicare strati di pelle biostampata direttamente sulla lesione, come quelli dell’Università di Toronto e del Sunnybrook Health Sciences Centre: utilizzano dispositivi mobili che depositano bioink sulla ferita per favorire la chiusura più rapida della ferita stessa .
In Australia, Inventia Life Science ha sviluppato il robot Ligo Surgical Robot, impiegato in studi clinici presso il Concord Hospital, che stampa biomateriali direttamente sulla ferita, accelerando la guarigione e riducendo il dolore .
Sfide per l’adozione clinica
Pur promettente, la tecnica dello “skin in a syringe” incontra ostacoli da affrontare prima della diffusione clinica:
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Servono prove robuste di sicurezza, funzionalità e compatibilità a lungo termine.
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La replicazione vascolare e l’integrazione strutturale restano sfide critiche, come evidenziato nelle revisioni sulla biostampa cutanea .
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La complessità regolatoria che accompagna i tessuti biostampati richiede tempo e sperimentazioni approfondite.
