L’azienda olandese atum3D sviluppa sistemi DLP per utenti industriali basati su un’aperta piattaforma materiali e su un’integrazione stretta fra hardware, software di processo e workflow di post-processing. L’obiettivo è permettere la qualifica di resine di terze parti e l’ottimizzazione fine dei parametri per arrivare dalla prototipazione a lotti produttivi con qualità ripetibile.
Che cosa intende atum3D per “aperto”
“Open” per atum3D significa: accesso ai parametri di esposizione, libertà nella scelta delle resine e strumenti software per calibrazione e controllo; non solo un catalogo chiuso di materiali proprietari. Questa impostazione è già visibile nella linea DLP Station, che nasce come piattaforma in resina aperta.
Hardware e software: dalla preparazione alla cura UV
Oltre alle stampanti, l’ecosistema comprende Operator Station (preparazione del job, supporti, riempimenti, nesting) e Curing Station per la post-polimerizzazione. L’installazione presso il centro tecnologico Sirris ha mostrato come l’abbinata hardware-software riduca l’attrito per i nuovi utenti e abiliti velocità fino a ~90 mm/h su modelli precedenti, con picchi dichiarati fino a 150 mm/h per configurazioni ottimizzate.
I punti chiave dall’intervista a Tristram Budel (CEO)
Budel spiega che la combinazione flessibilità materiali + automazione di processo è la leva per conciliare precisione e produttività. L’azienda lavora su strutturazione della luce e controllo dei pixel per mantenere l’alta risoluzione senza penalizzare la velocità, mirando a linee produttive integrate dove design, stampa e post-processo fluiscano in modo continuo.
Materiali e partnership nell’ecosistema resina
Negli anni atum3D ha co-sviluppato resine con partner chimici e ha collaborato con Mitsubishi Chemical su UV resin per DLP, a riprova della strategia “open-materials”. L’approccio è coerente con un panorama più ampio in cui anche altri player (es. Formlabs Open Platform) aprono a materiali di terze parti, facilitando adozione e scaling applicativo.
DLP nel contesto industriale
Il DLP resta centrale in applicazioni che richiedono alta risoluzione e omogeneità (medicale, dentale, utensileria), con sviluppi come grayscale DLP e piattaforme hardware aperte (In-Vision con i chipset Texas Instruments) che abbassano le barriere di integrazione e favoriscono la customizzazione dei processi.
Ricerca e trasferimento tecnologico
Un tassello importante è il raccordo con la ricerca: l’Università di Amsterdam ha concesso ad atum3D una licenza su un metodo per stampa 3D veloce e su larga scala con risoluzione sub-micron; nelle comunicazioni legate a questa attività viene citato lo stesso Tristram Budel, con una visione orientata alla scalabilità produttiva di scaffold e geometrie porose complesse.
Fonti: stamparein3d.it
Scalabilità e casi d’uso
La piattaforma di atum3D mira a coprire il percorso dal prototipo alla serie, includendo segmenti come calzatura tecnica (es. solette e dummies ortopedici), componenti per dispositivi medicali e attrezzaggi rapidi. La possibilità di qualificare resine fuori catalogo e di orchestrare la post-cura è ciò che consente di scalare produttività mantenendo ripetibilità.
Perché l’apertura conta in produzione
Nei contesti industriali, evitare il lock-in di materiali consente resilienza di fornitura e ottimizzazione dei costi; un tema emerso più volte nell’AM, dove l’apertura (quando ben governata) velocizza l’adozione e rende più sostenibili i business case.
