Perché la sella continua a dare problemi ai cavalli

La sella è uno degli elementi più delicati dell’attrezzatura equestre: deve distribuire il peso del cavaliere, lasciare libera la muscolatura del dorso, non interferire con il movimento delle scapole e non comprimere in modo eccessivo la colonna vertebrale. Nella pratica, però, molte selle vengono ancora scelte “a occhio” o adattate con metodi empirici, basati sull’esperienza del sellatore e sulle sensazioni del cavaliere. Un assetto che “sembra andare bene” può in realtà generare picchi di pressione localizzati, fiaccature, rigidità muscolare e, nel tempo, modifiche della postura e del movimento del cavallo.


L’idea di Riley Studebaker al Rensselaer Polytechnic Institute

In questo contesto si inserisce il lavoro di Riley Studebaker, docente alla School of Architecture del Rensselaer Polytechnic Institute (RPI) di Troy, New York. Studebaker propone di spostare il problema del “rodaggio” della sella dal cavallo a un modello fisico, creato a partire da una scansione 3D precisa della schiena dell’animale. L’idea è semplice: acquisire la geometria del dorso, generare un modello digitale e stampare in 3D una replica a grandezza naturale sulla quale modellare, deformare e testare la sella, senza sottoporre il cavallo a pressioni ripetute.


Dal palco di Startup Saratoga al laboratorio: come funziona il flusso digitale

Presentando il progetto all’evento Startup Saratoga, Studebaker ha descritto un flusso di lavoro che unisce tecniche di 3D scanning e modellazione digitale. Per prima cosa il dorso del cavallo viene scansionato con un sistema ottico: una sequenza di immagini o pattern luminosi consente di ricostruire la superficie della schiena in forma di nuvola di punti. Questo modello viene poi trasformato in una mesh 3D pulita, che diventa la base per creare il “manichino” del cavallo. La replica viene quindi stampata in 3D con materiali sufficientemente robusti da sopportare pressioni e manipolazioni, ma anche abbastanza lavorabili da permettere di provare diverse regolazioni della sella, segnare punti di pressione o aggiungere materiali di riempimento nei punti critici.


Un modello aggiornabile: la schiena del cavallo cambia nel tempo

Uno dei punti centrali evidenziati da Studebaker è che la schiena di un cavallo non è mai “definitiva”: allenamento, cambi di disciplina, età, variazioni di peso e condizioni fisiche modificano nel tempo i profili muscolari e l’assetto del dorso. Un singolo assetto di sella, perfetto in una fase, può diventare inadatto dopo qualche mese. Con un approccio basato su scansioni periodiche è possibile aggiornare il modello digitale e stampare nuove repliche del dorso, confrontando i cambiamenti e adattando di conseguenza l’assetto della sella o i correttivi di imbottitura. In prospettiva, la combinazione di storico delle scansioni e dati di pressione permetterebbe di seguire l’evoluzione del cavallo come si seguono gli esami di un atleta umano.


La sella Polly: un esempio italiano di design parametrico per il comfort

Nel panorama delle selle innovative, un caso significativo è quello di Polly, sella ideata dalla designer Sabrina Polana, laureata alla LABA Trentino (Libera Accademia di Belle Arti di Rovereto) e sviluppata in collaborazione con il laboratorio di prototipazione ProM Facility in Trentino. Polly nasce con un obiettivo preciso: ridurre l’impatto dell’equitazione sul dorso del cavallo grazie a una struttura leggera, adattabile e studiata in modo scientifico. La sella è composta da più elementi: aree che richiedono rigidità e sostegno strutturale, come gli archi, e zone che devono essere flessibili e ammortizzanti, come le superfici di appoggio.


Materiali e stampa 3D: TPU flessibile e PA12 strutturale

Polly viene stampata con tecnologia HP Multi Jet Fusion 4200 utilizzando principalmente TPU (poliuretano termoplastico) per le zone di contatto. Il TPU offre una combinazione di elasticità e resistenza che consente di assorbire i carichi senza deformazioni permanenti, adattandosi ai micromovimenti della schiena del cavallo. Solo gli archi, che devono garantire rigidità strutturale, vengono realizzati in PA12, un poliammide leggero ma robusto. La distinzione tra queste due funzioni mostra come la stampa 3D permetta di progettare la sella come un sistema integrato, in cui ogni regione è ottimizzata per un ruolo meccanico specifico, invece di affidarsi a imbottiture generiche applicate a una struttura rigida standard.


Lattici e alleggerimento: ripensare l’“arcione” con strutture reticolari

Numerose ricerche su materiali e design additivo mostrano che le strutture reticolari stampate in 3D possono sostituire parti piene aumentando la capacità di dissipare il carico e riducendo sensibilmente il peso. In molti casi l’impiego di reticoli interni ha consentito di abbattere la massa di componenti fino a proporzioni rilevanti, mantenendo la resistenza necessaria al carico. Questo principio può essere trasferito al saddletree, cioè al telaio interno della sella: invece di un blocco rigido, si può progettare un reticolo graduato che offre sostegno dove serve e una risposta più cedevole nelle aree dove la schiena è più sensibile, migliorando comfort e stabilità.


Scansione 3D del dorso: dalla forma statica alla comprensione del movimento

Un filone di ricerca in crescita riguarda l’uso della scansione 3D della schiena del cavallo per analizzare la compatibilità tra la morfologia del dorso e la geometria delle selle disponibili sul mercato. Studi dedicati hanno confrontato i profili toracolombari di cavalli da endurance e da dressage, evidenziando differenze marcate di forma che non sempre trovano riscontro nelle gamme di selle commerciali. Le scansioni vengono usate per ricostruire sezioni trasversali lungo il dorso e confrontarle con gli angoli delle arcate di varie selle, evidenziando incompatibilità strutturali difficili da percepire a occhio nudo.


Il dorso non è sempre uguale: differenze tra cavallo fermo e cavallo in movimento

Analisi biomeccaniche mostrano che la forma del dorso cambia in modo significativo tra posizione statica e movimento. Durante passo e trotto il dorso tende ad appianarsi in regione della sella rispetto alla posizione in stazione. Progettare una sella solo sulla base della forma “da fermo” rischia quindi di sovrastimare o sottostimare gli spazi e la curvatura reale sotto carico e in movimento. L’integrazione tra scansione 3D, modellazione digitale e simulazioni di carico (o misure di pressione dinamica) è la via più promettente per ottenere un adattamento realmente funzionale alle condizioni di lavoro del cavallo.


Sensori di pressione e tappetini intelligenti: misurare il contatto sella–schiena

Parallelamente alla scansione 3D, si sono diffusi tappetini di pressione sottili e flessibili da posizionare tra sella e dorso. Questi sistemi utilizzano matrici di sensori per registrare, in tempo reale, la distribuzione del carico durante il lavoro. I dati vengono visualizzati sotto forma di mappe colore, consentendo di individuare punti di pressione eccessiva, asimmetrie tra lato destro e sinistro o situazioni in cui la sella scivola o ruota. Integrati in un flusso digitale, questi sistemi possono essere usati per validare l’efficacia di una replica stampata in 3D del dorso: si può confrontare il pattern di pressione sul cavallo con quello ottenuto sulla copia, regolando la sella finché le due mappe non coincidono in modo soddisfacente.


Dal prototipo sperimentale al servizio per sellai e saddler

Se il modello proposto da Studebaker venisse strutturato come servizio, un potenziale scenario sarebbe questo: il cavaliere si reca da un sellatore o da un centro specializzato, il cavallo viene scansionato, e il file 3D viene inviato a un laboratorio che stampa la replica del dorso. Il sellatore può tenere in laboratorio la “schiena” del cavallo e usarla per provare differenti modelli di sella, modellare imbottiture o cuscini correttivi, verificare la compatibilità di nuove selle prima di proporle al cliente e ripetere le regolazioni nel tempo senza dover avere sempre il cavallo in sede. In questo modo la replica diventa una sorta di “manichino digitale reso fisico”, che rappresenta il cavallo in scala reale e riduce tempi, costi e stress per l’animale.


Integrazione con i progetti esistenti: Polly, reticoli e approcci data-driven

L’interesse per soluzioni data-driven è evidente: Polly mostra come si possa disegnare la sella a partire dalle esigenze anatomiche del cavallo e dalle esigenze di comfort del cavaliere, sfruttando materiali flessibili e stampa 3D; i progetti su saddletree reticolari suggeriscono che è possibile alleggerire e modulare la risposta della struttura interna; le ricerche sul 3D light scanning mettono in luce la varietà delle morfologie dorsali tra discipline diverse. Insieme, questi elementi convergono verso una sella che non è più un oggetto standard “ritoccato” a posteriori, ma un sistema progettato intorno a dati reali: forme, pressioni, dinamica del movimento e evoluzione nel tempo del cavallo.


Vantaggi potenziali per cavallo, cavaliere e filiera equestre

Dal punto di vista del cavallo, una combinazione di sella progettata ad hoc, replica stampata del dorso e controlli periodici con sensori di pressione può significare meno dolore, meno compensazioni muscolari, minore rischio di lesioni da carico e una carriera sportiva più lunga. Per il cavaliere, una sella che si appoggia in modo corretto sul cavallo tende a offrire più stabilità, una posizione più neutra e un contatto più costante, riducendo anche il rischio di dolori lombari e problemi posturali. Sul piano della filiera, si apre la possibilità di servizi di personalizzazione della sella con valore aggiunto: dai sellai che integrano scansioni 3D, fino ai produttori che offrono gamme di telai o di imbottiture progettate su dati raccolti nel tempo.


Limiti attuali: costi, standard e formazione

Non mancano le sfide. Le attrezzature per la scansione 3D, i sistemi di pressione e la stampa 3D a grande formato hanno ancora un costo non trascurabile, soprattutto per un piccolo sellatore. Manca inoltre uno standard condiviso per descrivere e archiviare le forme del dorso, il che rende più difficile scambiare dati tra diversi centri o produttori. Serve poi formazione: conoscere la biomeccanica del cavallo, interpretare correttamente mappe di pressione e scansioni, dialogare con veterinari e fisioterapisti. Infine, le selle stampate in 3D devono dimostrare nel tempo durabilità, resistenza a sudore, umidità, variazioni di temperatura e facilità di manutenzione, per convincere un settore tradizionalmente prudente nell’adottare materiali nuovi.


Dalla ricerca al “nuovo normale” nella cura del cavallo

Il lavoro di Riley Studebaker al RPI, affiancato da esempi come Polly e dalle ricerche su reticoli e scansione 3D del dorso, suggerisce un possibile scenario in cui la sella diventa un dispositivo personalizzato e monitorabile nel tempo, non un semplice prodotto finito. In questo scenario, la replica stampata in 3D del dorso del cavallo è uno degli strumenti chiave: un ponte tra il mondo digitale (dati, simulazioni, analisi) e le esigenze quotidiane di chi monta, allena e si prende cura dei cavalli. Se questi strumenti riusciranno a integrarsi nei processi dei sellai e dei centri equestri, il risultato più importante non sarà la tecnologia in sé, ma la possibilità di ridurre in modo sistematico il disagio legato alla sella, trattando cavalli e cavalieri come veri atleti supportati da dati, non solo da intuizioni.

{ "slotId": "", "unitType": "responsive", "pubId": "pub-7805201604771823", "resize": "auto" }

Di Fantasy

Lascia un commento