Quando giornali generalisti cominciano a pubblicare articoli completi sulla stampa 3d significa che l’argomento è veramente caldo
Scarpe e cibo: boom di oggetti stampati in 3D
Roma – Dagli usi più deleteri come la stampa di armi a quelli più utili come il bioprinting di organi umani, passando per scarpe, cibo, cover di telefonini (foto), negli ultimi mesi le cronache tecnologiche ci hanno raccontato le crescenti e possibili applicazioni delle stampanti 3D. Delle stampanti vere e proprie che collegate a un pc e sfruttando programmi open-source, liberi e modificabili, possono dare letteralmente corpo a oggetti da usare o vendere. E il fenomeno degli artigiani del terzo millennio o “makers” (fotogallery) – negli Stati Uniti il portabandiera è l’ex direttore di Wired Usa Chris Anderson, licenziatosi per costruire droni – sta per vivere una nuova rivoluzione grazie alla scadenza di alcuni brevetti chiave, nel febbraio 2014.
Per gli analisti si prepara una vera e propria “corsa all’oro” – così l’ha definita il sito Cnbc – per le stampanti 3D, mentre Goldman Sachs le ha inserite tra gli otto trend dirompenti nell’industria. A febbraio del prossimo anno scadranno due tecniche di stampa che fino ad ora hanno messo dei paletti nella concorrenza. E se i prezzi diventeranno low-cost è facile immaginare che le stampanti 3D entreranno presto nelle nostre case permettendo, a chi mette fantasia e impegno, di diventare artigiano del terzo millennio.
Si ripete così una situazione già vissuta su scala minore quattro anni fa, quando alcune tecniche di stampa 3D diventarono di accesso pubblico, rendendo di fatto possibili fenomeni come la nascita della famosa Makerbot o dell’italiana Sharebot.
I segnali ci sono già e sono molti. Su Kickstarter, sito che raccoglie fondi in rete, si è rivelata un grande successo la campagna per la realizzazione di The Buccaneer, la stampante 3D in vendita a 347 dollari (circa 266 euro). Mentre alcuni siti di e-commerce tra cui Amazon, hanno aperto una sezione dedicata a questo tipo di stampanti. E anche la Nasa ha deciso di spedirne una sulla Stazione spaziale internazionale per fornire agli astronauti la possibilità costruire parti di ricambio senza aspettare di farle arrivare dalla Terra, a costi maggiori.
A parte quello deleterio della costruzione di armi, tra gli usi più interessanti delle stampanti 3D c’è quello della startup statunitense Organovo che ne ha messo a punto una in grado di ricreare tessuti umani. Mentre di recente un designer finlandese ha lanciato un’intera linea di calzature stampabili in 3D (i file “sorgente” sono a disposizione online, gratis); la Sugar Labs di Los Angeles è invece riuscita a stampare cibo (strutture in zucchero per il cake-design). Ed è in arrivo anche la Gigabot 3D che stampa oggetti extralarge, mentre si stanno sperimentando tecniche per la stampa anche in strutture di metallo liquido.
E si moltiplicano gli eventi che si occupano di questo fenomeno come la 3D Printing Conference itinerante che parte in California a metà settembre e toccherà Singapore, il Brasile e anche l’Europa. Mentre in Italia, a Roma, ai primi di ottobre gli artigiani del futuro si potranno vedere in azione al “Maker Faire-The European Edition”.
da ilsecoloxix.it