Chi guida il progetto e con quali obiettivi
Il nuovo programma di ricerca è coordinato da Empa – Swiss Federal Laboratories for Materials Science and Technology, insieme all’Università di Zurigo (UZH), al Tierspital di Zurigo e alla Radboud University nei Paesi Bassi. L’obiettivo è sviluppare impianti corneali sintetici biocompatibili stampati in 3D per riparare danni della cornea e ridurre la dipendenza da tessuti da donatore. Lo studio è partito circa un mese e mezzo fa e richiederà anni prima di un impiego clinico.
Che materiale si stampa e perché
Il team punta a un idrogel trasparente che combina collagene e acido ialuronico, due componenti naturali dell’occhio umano. La scelta mira a replicare robustezza, idratazione e adesione della cornea, garantendo trasparenza e integrazione tissutale. Empa descrive inoltre piattaforme corneali basate su idrogeli a doppia rete (DNH) e adesivi gelatinici per sigillare ferite senza suture.
Personalizzazione: cornee su misura dal file del paziente
La stampa 3D consente di modellare l’impianto sulla curvatura e le dimensioni dell’occhio del singolo paziente (raggio 7–8 mm, spessore centrale ~0,5–0,6 mm), con potenziale chiusura dei difetti senza punti e minori rischi post-operatori. L’approccio sfrutta scansioni oculari e progettazione digitale per una vestibilità precisa.
Roadmap: fasi precliniche, poi studi clinici
Conferme ufficiali indicano che, completata la fase di sviluppo del costrutto, seguiranno test preclinici di sicurezza e prestazione, prima di eventuali trial clinici sull’uomo. Il progetto risulta sostenuto da una fondazione privata.
Ruolo della Radboud University: cellule staminali e formazione
Partner europei lavorano in parallelo su cellule staminali corneali e su programmi come STEM-CORE e iCorneaTherapy, focalizzati su terapie personalizzate e formazione interdisciplinare in medicina rigenerativa dell’occhio. Queste linee di ricerca possono convergere con l’impianto in idrogel per favorire l’autoriparazione della cornea.
Contesto clinico: perché serve una cornea stampata
I danni corneali colpiscono milioni di persone ma i trapianti annui con tessuti donati coprono solo una frazione della domanda. Un impianto sintetico standardizzabile potrebbe ampliare l’accesso e ridurre i tempi di attesa, integrandosi con tecniche chirurgiche esistenti e materiali bioadesivi per la gestione intra- e post-operatoria.
Dove siamo nel mondo: risultati e sfide tecniche
A livello internazionale sono già stati dimostrati impianti corneali biostampati in modelli animali e idrogeli otticamente trasparenti pronti per la stampa 3D a temperatura ambiente. Le sfide chiave restano l’allineamento delle fibrille per massimizzare la trasparenza, la stabilità meccanica, l’adesione all’interfaccia e la scalabilità produttiva.
Prossimi passi attesi
Il gruppo guidato da Markus Rottmar (Empa Biointerfaces) prevede di integrare cellule staminali autologhe nell’idrogel stampato, per favorire la rigenerazione a lungo termine. In prospettiva, la pipeline include ottimizzazione dei parametri di stampa, prove in modelli preclinici e definizione del percorso regolatorio.
