Integrazione verticale delle abitazioni: il progetto Tiny Penthouses
Un nuovo modo di abitare i tetti urbani
Hedwig Heinsman, architetta, artista e imprenditrice, presenta Tiny Penthouses alla 19ª Esposizione Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. L’installazione propone di collocare unità abitative modulari sui tetti degli edifici esistenti, trasformando spazi finora inutilizzati in nuove residenze. In questo modo si favorisce la densificazione delle città evitando ampie demolizioni o l’espansione orizzontale, contribuendo al contrasto della carenza di alloggi, dei cambiamenti climatici e della frammentazione sociale.
Tiny Penthouse 02 al Stedelijk Museum di Amsterdam
Tra le realizzazioni esposte spicca Tiny Penthouse 02, concepita come dimora per studenti d’arte sulla copertura del museo di Amsterdam. Accanto all’alloggio modulare, compare una parete a tutta altezza prodotta in 3D con materiali riciclati, caratterizzata da volumi morbidi e arrotondati. Il pubblico l’ha soprannominata “Tette Wall” per la sua forma sinuosa, che richiama più un’opera scultorea che un elemento strutturale tradizionale.
Architettura “radicalmente reincarnata”
Il principio alla base delle Tiny Penthouses è la cosiddetta “radical reincarnation” dell’architettura: componenti prefabbricati mediante stampa 3D partendo da materiali di recupero, concepiti per un ciclo di vita circolare. Una volta dismessi, questi moduli possono essere triturati, rimodellati e ristampati, seguendo le esigenze che mutano nel tempo piuttosto che un unico destino installativo.
Funzione abitativa e valenza artistica
Le unità temporanee non fungono soltanto da ambienti abitativi, ma assumono anche un ruolo espositivo. Da lontano, le strutture emergono nel paesaggio urbano come corpi luminosi e forme astratte; da vicino, rivelano complessi dettagli progettuali che creano giochi di luce e ombra sul terreno sottostante, offrendo spunti di riflessione sulle possibili evoluzioni degli spazi comuni.
Esempi di stampa 3D per l’edilizia sostenibile
Parallelamente all’installazione veneziana, nuovi passi avanti nella stampa 3D per l’edilizia si registrano anche oltreoceano e in Africa. VeroTouch, azienda specializzata in tecnologie di additivazione per l’edilizia, ha ultimato le prime abitazioni stampate in 3D nello Stato del Colorado, sostenute da un finanziamento di IHIP (Innovative Housing Incentive Program) pari a 618 000 $. A Cleora l’impresa intende realizzare un complesso di 31 abitazioni attraverso il proprio sistema brevettato di stampa automatizzata.
Modelli di comunità e sviluppo locale in Tanzania
Lo studio internazionale Hassell ha portato a termine, a Hope Village in Tanzania, un edificio comunitario stampato in 3D utilizzando terra locale, in collaborazione con ClarkeHopkinsClarke. Il progetto offre uno spazio sicuro per ragazze vulnerabili di Kibaha e si integra in un piano più ampio che comprende alloggi familiari, una scuola da 480 posti e strutture per l’infanzia e la formazione professionale, con benefici estesi all’intera collettività.
