UltiMaker, azienda specializzata nella stampa 3D FDM (Fused Deposition Modeling), ha avviato una strategia di consolidamento nel settore della difesa, proponendosi come fornitore di sistemi additivi mobili, sicuri e compatibili con gli standard NATO. Andy Middleton, Vicepresidente per l’area EMEA e responsabile marketing globale, ha confermato l’orientamento dell’azienda in un’intervista rilasciata a 3D Printing Industry, sottolineando come la crescente instabilità geopolitica e l’invecchiamento delle infrastrutture militari abbiano aumentato la domanda di soluzioni additive distribuite, modulari e integrabili.


Piattaforme aperte, sicurezza dei dati e logiche NATO

L’offerta UltiMaker per la difesa si basa su tre pilastri:

  1. Compatibilità con materiali aperti, per garantire approvvigionamento decentralizzato senza vincoli proprietari.

  2. Sistemi sicuri e verificabili, con architettura conforme ai protocolli occidentali in materia di cybersecurity e tracciabilità dei dati.

  3. Facilità di impiego in contesti operativi, grazie a stampanti dal costo contenuto (intorno ai 5.000 euro) e pronte per l’uso in scenari tattici.

Il modello FDM è ritenuto il più idoneo per l’impiego militare rispetto alle tecnologie a base polveri, in quanto non richiede condizioni ambientali speciali, non comporta rischi da combustione o inalazione e può essere installato anche su mezzi navali o shelter da campo.


Scenario geopolitico: pressioni su produttori cinesi e opportunità per l’industria occidentale

La crescente diffidenza verso i produttori asiatici, in particolare DJI e Autel nel comparto droni, ha rafforzato l’interesse per fornitori NATO-compliant. Negli Stati Uniti, il “Countering CCP Drones Act” presentato nel 2024 mira a inserire le aziende cinesi nella FCC Covered List, bloccandone l’uso in infrastrutture pubbliche. Sebbene il provvedimento non sia ancora entrato in vigore, il contesto normativo rende più attrattive le soluzioni europee ed americane in grado di offrire trasparenza, interoperabilità e protezione dei dati.

UltiMaker si posiziona in quest’ottica come fornitore già integrato in programmi militari occidentali, con particolare enfasi su cicli di vita controllati, gestione remota e replicabilità delle parti.


Integrazione con MakerBot e infrastrutture digitali distribuite

In seguito alla fusione con MakerBot, UltiMaker ha consolidato l’offerta per utenti professionali e istituzionali, unificando la gamma sotto un’unica piattaforma gestita tramite il software Cura. Oltre alla vendita di stampanti, l’azienda investe in:

  • Librerie digitali centralizzate di ricambi;

  • Audit on-site per identificare le componenti stampabili (programma “Site Scan”);

  • Formazione interna alle forze armate, come nel caso dell’esercito francese che ha attivato una print farm come centro di produzione e addestramento.


Applicazioni operative e impiego sul campo

UltiMaker prevede che il settore difesa rappresenti circa il 30% del fatturato entro il 2026, con distribuzione su larga scala presso basi logistiche, reparti mobili e navi. Le applicazioni vanno dalla produzione di parti leggere per droni (carter, eliche) alla manutenzione di mezzi militari datati. In molti casi, la necessità non è la produzione permanente ma il ripristino funzionale di sistemi obsoleti. “Molti veicoli e piattaforme in uso hanno 30 o 40 anni”, ha osservato Middleton. “L’importante è farli funzionare, non rifarli da zero”.

L’azienda ha già consegnato:

  • Oltre 300 stampanti all’esercito tedesco (Bundeswehr);

  • Decine di unità alle forze armate svedesi, portoghesi e olandesi;

  • Diversi sistemi a supporto delle operazioni in Ucraina (senza specifica numerica).


Approccio tecnico: sistemi aperti e standardizzazione operativa

Middleton ha posto l’accento sulle limitazioni imposte da ecosistemi chiusi, dove la scelta dei materiali è vincolata al produttore: “La difesa ha bisogno di poter acquistare materiali ovunque. I sistemi proprietari non funzionano con la logica NATO.” UltiMaker, al contrario, consente l’uso di materiali certificati da più fornitori, con profili di stampa precaricati nel software, garantendo coerenza prestazionale e controllo dei costi.

È previsto un modello a due livelli:

  1. Repository centralizzato dei file digitali validati;

  2. Distribuzione delle macchine sul campo per stampare in prossimità del bisogno.

Questa strategia garantisce uniformità di qualità (geometrie, materiali, proprietà meccaniche) pur mantenendo flessibilità logistica.


Vincoli alla diffusione: formazione e cultura tecnica

Il principale ostacolo alla diffusione dell’additive manufacturing nei contesti militari rimane la mancanza di formazione tecnica. “L’adozione richiede risorse umane competenti”, ha spiegato Middleton. La richiesta, formulata anche da rappresentanti NATO, è che siano i produttori a formare il personale operativo. In risposta, UltiMaker ha avviato programmi digitali e workshop online, con il supporto di strumenti AI per la catalogazione e la selezione dei ricambi stampabili.


 

UltiMaker non compete sul fronte consumer con player come Bambu Lab, leader nel segmento hobby e prosumer, ma mira a consolidarsi nel mercato dove sicurezza, tracciabilità e compatibilità superano il prezzo come fattore di scelta. Il posizionamento in ambito militare, in particolare nei Paesi NATO, si basa su criteri operativi: stampanti robuste, interoperabili, deployabili anche in ambienti estremi, e integrabili in flussi logistici decentralizzati.

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Di Fantasy

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