(Ultra) Light Network’ gigantesca installazione per il Festival di Singapore
Felix Raspall e Carlos Banon, professori di architettura all’Università di Singapore di Tecnologia e Design , hanno approntato una nuova installazione luminosa stampata in 3d al festival iLight Marina Bay di Singapore. Alta 10 metri, “la (Ultra) Light Network” si pone come una scultura a maglia tetraedrica a differenza di qualsiasi architettura che abbiate mai visto prima, che mostra come la stampa 3D sia in grado di coniugare forma e funzione in modi nuovi e sorprendenti.
Si potrebbe ricordare Raspall e Banon lo scorso hanno presentato il progetto “vMesh” finalizzato ad esplorare le proprietà meccaniche dei componenti stampati in 3d, per re-immaginare una maglia architettonica fibrosa da 14,5 metri in un padiglione dove gli studenti potevano mostrare il loro lavoro.
Mentre per il lavoro dello scorso anno è stato utilizzato un amalgama di nylon, alluminio e altri metalli, il nuovo“(Ultra) Light Network” del duo di progettazione utilizza invece dei polimeri come veicolo per poter concentrarsi interamente sulle questioni algoritmiche della luce.
Le specifiche sono certamente notevoli le dimensioni sono di 10 m x 6 m x 3 m, la rete gigante è leggera ed emette una quantità impressionante di luce. Questo è a causa di oltre 50.000 pixel a LED a controllo individuale, che reagiscono ad un sofisticato algoritmo che opera su cinque microcontroller. La maglia stessa comprende 715 vasche quadrate in policarbonato, che uniformemente danno equilibrio e diffondono le sorgenti luminose. Altrettanto impressionanti sono i singoli 152 nodi stampati in ABS e Nylon, utilizzati per ospitare la vasta gamma di lampadine di ogni misura.
Tre sensori ultrasonici situati alle basi della struttura significa che tutti i LED 50.000 rispondono dinamicamente alla presenza di visitatori, confondendo i confini tra interazione fisica e virtuale. Il risultato è uno spettacolo di luci one-of-a-kind emesso nel contesto della skyline di Singapore e le torri di Marina Bay.
Molto tempo si è impiegato nel progetto, che si propone come dicono i due architetti di “affrontare non solo i requisiti strutturali, ma anche la trasmissione di potenza, e la comunicazione delle informazioni all’interno di un’estetica senza soluzione di continuità ,” . Costruire un impianto resistente ma flessibile significava lo sviluppo di strumenti parametrici personalizzati al fine di determinare meglio la topologia tetraedrica.
E come migliaia di frequentatori del festival di iLight hanno visto, Raspall e Banon hanno avuto un discreto successo: la struttura assorbe le sollecitazioni, risponde in modo uniforme alle espansioni, e alle contrazioni, e a carichi come il vento o altre forze esterne. Ciò è dovuto in parte alla costituzione della architettura robusta e leggero con iper-ridondanza: a differenza di altri sistemi “(Ultra) Light Network” converge a dieci per nodo, consentendo la massima stabilità e resistenza.