Una stampante 3D a bordo della stazione orbitante
Si chiama Portal ed è realizzata da Made In Space, azienda americana nata con lo scopo di portare la manifattura additiva nello spazio: sperimentazione utile per verificare la possibilità di produrre pezzi di ricambio in orbita
L’hanno scaricata dalla navetta e montata nello spazio previsto sulla ISS il 19 novembre e ora inizia la sperimentazione per la produzione di parti in una situazione che per una normale stampante 3D sarebbe impossibile, ovvero la microgravità. Ci sono voluti quasi quattro anni per «Made In Space» – azienda americana fondata nel 2010 – per arrivare a questo risultato. Abituati come siamo a vivere con la gravità, non ci rendiamo conto di quanta della nostra tecnologia semplicemente non possa funzionare senza di essa. Per arrivare a far stampare Portal senza gravità, sono state condotte prove per oltre 30.000 ore complessive di stampa e oltre 400 parabole in volo per simulare la microgravità.
shadow carouselPortal, la stampante 3D in funzione sulla stazione orbitante
I ricambi prodotti nello spazio
Da qualche giorno Portal è all’interno di un «Microgravity Science Glovebox» sulla ISS, ovvero un contenitore chiuso dove qualsiasi elemento prodotto dalla stampante 3D (fumi, micro particelle o altro) resterà confinato, per portare avanti gli esperimenti previsti dal programma specifico della Nasa. Fino a marzo 2015 Portal dovrà stampare parti e modelli specifici, pensati per fornire le informazioni necessarie allo sviluppo della stampante 3D definitiva e commerciale di Made In Space che la Nasa acquisterà per consentire la produzione di parti, ricambi o nuovi oggetti direttamente nello spazio partendo da semplici materie prime disponibili come corredo della stampante stessa e comunque oggetto di rifornimento periodico od opportuno stock a bordo. Di per sé Portal ricalca le modalità di stampa e funzionamento dei modelli che possiamo acquistare per meno di 1.000 euro in kit o montate, ma le ricerche hanno portato a individuare tutta una serie di aspetti che senza gravità renderebbero le normali stampanti inefficaci. Manca ora la parte finale della ricerca – quella iniziata da qualche giorno – in quanto i test precedenti sono stati fatti con i voli parabolici limitando il funzionamento in microgravità a poche decine di secondi alla volta, mentre ora sulla ISS si potranno anche fare stampe di durata significativa.
Trattandosi di un programma della NASA, c’è chi ha pensato di utilizzarlo per promuovere i temi Stem (science, technology, engineering and math) nella scuola e infatti è già attivo un concorso – http://www.futureengineers.org/ – che permetterà agli studenti dai 5 ai 19 anni di progettare dei modelli che, se scelti, potranno essere stampati nello spazio dai membri dell’equipaggio della ISS. Oltre alla soddisfazione di vedere il proprio oggetto stampato, i partner dell’iniziativa mettono anche a disposizione dei premi che vanno da visite al centro operativo Nasa fino a una stampante per la scuola frequentata dallo studente vincitore.
di Simone Majocchi da corriere.it