Autodesk apre una galleria dedicata alla stampa 3D
Invenzioni e spazio per i workshop nella Gallery Pop-up inaugurata da Autodesk. Ma il 3Dprinting non sarà ad uso domestico
Parigi – Rue de la Turrene è una deliziosa strada parigina in altrettanto deliziosa zona della città (Bastiglia). È lì, dove il tempo sembra essersi fermato al riparo dei bistrot fitti-fitti, che l’innovazione fa il suo corso. Autodesk, azienda di software, ha aperto al pubblico la Gallery Pop-up, sulla scia del successo di quella originale di San Francisco. È da questo spazio luminoso pieno di prodotti già sul mercato, prototipi e progetti, che chiarisce anche la sua posizione sul futuro del 3D printing.
Ci sono le cuffie Mobility, di uno dei designer più apprezzati, Ora-ïto; oppure lo Smoke Dress di Anouk Wipprecht, che per la serie interactive couture: un sensore di prossimità fa in modo che automaticamente l’abito- interamente stampato in 3D – generi una cortina di fumo.
C’è persino la Renault Twizy (in questo caso pare che il software Autodesk sia stato utilizzato per il design esterno dell’auto), e ancora il progetto di ospedale di Brunel Saunier Architecture che, pensando ai lego da una parte e al cubo di Rubik dall’altra, ha studiato un ospedale monospazio facilmente riconfigurabile a seconda delle esigenze di reparto che si creano di volta in volta.
Airbus invece è l’aereo su cui contano di vederci volare nel 2050. “Un nuovo modo di intendere l’esperienza di volo”, racconta Bastian Schaefer. “Più attrattivo e più sostenibile, con nuovi tipi di materiali. Un esempio potrebbero essere dei sedili che si adattano alla forma del passeggero, e tutto il progetto ha come idea quella di mettere al centro il consumatore”.
“Abbiamo cercato esempi incredibili di come si possa svolgere un lavoro in ogni disciplina, selezionando chiunque si fosse spinto oltre i limiti, azzardando anche qualcosa di provocatorio”, come il vestito fumante, spiega il curatore della Pop Up Gallery, Jason Medal. “Siamo rimasti sconvolti di quanti ambiti siano stati toccati dal nostro software. L’esposizione sarà sempre in movimento, di solito ogni sei mesi introduciamo nuovi elementi”. E per quanto riguarda l’Italia, anche se gli tirano la giacchetta un po’ dappertutto, non esclude di organizzare qualcosa in zona Expo 2015.
È il mondo nuovo, quello della digital fabrication, che cambia i rapporti della progettazione con design e ingegneria: “Prendi una sedia: con un software tu sei in grado di capire che modelli puoi creare a livello di disegno, tenendo salve le caratteristiche fisiche dell’oggetto, che quindi comportino un certo peso, o una determinata resistenza. Senza buttar via soldi con prove di oggetti che non servono a niente, e consentendo all’immaginazione creativa di spaziare come vuole”, spiega Jesse Harrington Au, maker advocate di Autodesk.
E se da un lato c’è il software, dall’altro c’è, volenti o nolenti, una stampante 3D. Nella gallery parigina, a sinistra dell’ingresso si trova un’ampia area dove alcune stampanti lavorano a buon ritmo (possibili anche i workshop), mentre fa parte dell’esposizione il modello che Autodesk metterà sul mercato (ancora il nome non c’è) nel 2015 e che porterà con sé la piattaforma open source Spark. Ma su una cosa sono d’accordo Jess Harrington e il CEO della società Carl Bass, arrivato a Parigi per l’occasione: il 3D printing non sarà una rivoluzione domestica. “Quello che sta davvero cambiando, e continuerà a modificare, si trova nel versante industriale”, dice. “Si continueranno a diffondere gli spazi dove poterle utilizzare, i negozi appositi dove poter stampare un oggetto che si è creato, ma non ne avremo una in ogni casa. Io ne ho una da dieci anni, e la mia famiglia non farebbe altro che buttarla!”.
da wired.it Diletta Parlangeli
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