Un’indagine clinica condotta su un arco temporale di cinque anni ha valutato il comportamento e l’efficacia di impianti bioceramici personalizzati, impiegati nella chirurgia mandibolare su pazienti con disgnazia. Lo studio ha riguardato l’utilizzo di dispositivi stampati in 3D a partire da fosfato tricalcico (TCP), più precisamente nella versione LithaBone TCP 300, modellato tramite tecnologia Lithoz CeraFab basata sulla litografia per ceramiche (LCM – Lithography-based Ceramic Manufacturing).
I risultati emersi mostrano un tasso di successo superiore al 92%, con particolare riferimento a impianti collocati nella zona mandibolare. Si tratta di un dato significativo che pone l’attenzione sulla possibilità di impiegare materiali bioceramici in alternativa a soluzioni più convenzionali nella chirurgia maxillo-facciale.
Un impianto progettato su misura per ogni paziente
Il gruppo oggetto dello studio era composto da 14 pazienti, di età compresa tra i 17 e i 57 anni, tutti sottoposti a un intervento di chirurgia mandibolare noto come osteotomia sagittale bilaterale della mandibola (BSSO). La condizione clinica dei pazienti richiedeva una correzione delle asimmetrie ossee per evitare, tra le altre complicanze, la formazione dell’incisione antegoniale, una depressione dell’osso mandibolare che può comparire dopo l’intervento.
Per ogni soggetto coinvolto, sono stati progettati e realizzati impianti su misura, adattati alle specificità morfologiche e anatomiche del paziente. Gli impianti sono stati posizionati negli spazi ossei appositamente creati durante l’operazione, con l’obiettivo di migliorare il profilo mandibolare e stabilizzare i risultati ottenuti chirurgicamente.
Le proprietà del materiale bioceramico utilizzato
Il materiale impiegato per la realizzazione degli impianti, un beta-fosfato tricalcico (β-TCP), è caratterizzato da una struttura altamente porosa. Questa porosità, distribuita in maniera interconnessa, è stata studiata per favorire due processi fondamentali nel recupero postoperatorio: l’osteoconduzione e l’osteoinduzione.
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Osteoconduzione: la struttura dell’impianto consente alle cellule ossee di colonizzare le superfici e gli spazi interni del materiale, favorendo la deposizione di nuovo tessuto osseo.
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Osteoinduzione: il materiale stimola indirettamente la formazione di osso nuovo anche in aree dove normalmente non si verificherebbe questo processo, grazie a specifici segnali biochimici.
Queste caratteristiche rendono il β-TCP adatto non solo come supporto meccanico temporaneo, ma anche come componente attivo nella rigenerazione ossea, contribuendo a una guarigione più naturale e funzionale.
Valutazioni post-operatorie: stabilità nel tempo e integrazione ossea
L’analisi radiografica e clinica condotta nei cinque anni successivi all’impianto ha mostrato un’elevata stabilità degli innesti, con mantenimento del volume osseo e assenza di complicanze rilevanti. Gli impianti si sono integrati in modo efficace nel tessuto circostante, senza segnali di rigetto o di riassorbimento anomalo del materiale.
Secondo i ricercatori, questo tipo di risultato dimostra come l’uso di biomateriali porosi possa offrire un’ottima compatibilità meccanica e biologica nel lungo periodo, contribuendo a migliorare non solo la stabilità funzionale ma anche l’estetica del volto nei pazienti operati.
Prospettive per la chirurgia maxillo-facciale e ruolo della stampa 3D
Lo studio apre a nuove riflessioni sull’impiego della stampa 3D nella produzione di dispositivi medici in ceramica. La possibilità di ottenere impianti su misura, partendo da dati clinici e modelli digitali, consente di affrontare casi complessi con maggiore precisione e con materiali in grado di favorire la rigenerazione tissutale.
Il processo produttivo adottato – certificato secondo la norma ISO 13485 – consente di mantenere alti standard di qualità e tracciabilità, elementi essenziali nel contesto sanitario. Secondo quanto dichiarato da Lithoz, la società produttrice del materiale e del sistema di stampa, l’affermazione degli impianti in ceramica come opzione clinica valida passa anche dalla disponibilità di studi a lungo termine che dimostrino la sicurezza e l’efficacia delle soluzioni adottate.
L’esperienza clinica raccolta in questo studio suggerisce che gli impianti personalizzati in ceramica stampata in 3D, realizzati con fosfato tricalcico, rappresentano una soluzione affidabile per la correzione di deformità mandibolari. L’integrazione tra progettazione digitale, produzione additiva e materiali bioattivi apre nuovi scenari per la chirurgia ricostruttiva, in particolare nei casi in cui gli impianti tradizionali mostrano limiti progettuali o funzionali.
