Bambu Lab, azienda cinese nota per le sue stampanti 3D delle serie A e P, ha suscitato un’ondata di critiche con l’ultimo aggiornamento firmware. La release 01.08.02.00 per la P-Series e 01.05.00.00 per la A-Series introduce il sistema di “Authorization Control” – pubblicizzato come misura di sicurezza – e un’opzione “Developer Mode” pensata per mediare le tensioni con la comunità open source.


Il nuovo sistema di autorizzazioni
Con il firmware in distribuzione, le stampanti non dialogano più con software di slicing non certificati da Bambu Lab, fra cui Orca Slicer, strumento open source sviluppato da SoftFever. Il team di Orca Slicer ha rifiutato di integrare il proprio prodotto in Bambu Connect, la piattaforma proprietaria pensata per far confluire applicazioni esterne in un ambiente controllato. Secondo SoftFever, la connettività guidata da Bambu Lab non apporterebbe benefici reali agli utilizzatori.


Reazioni della comunità
Nei forum ufficiali di Bambu Lab e sui canali social dedicati alla stampa 3D, in molti sottolineano come l’aggiornamento limiti le possibilità di personalizzazione, interrompa la compatibilità con accessori popolari quali il Panda Touch di Biqu e riduca l’indipendenza degli utenti. Viene così messa in discussione la filosofia open source che ha alimentato lo sviluppo delle tecnologie FDM negli ultimi dieci anni.


Vie di fuga e workaround
Per chi preferisca non adottare il nuovo schema di autorizzazioni, esiste una possibilità: le stampanti P-Series con firmware 01.08.00.00 supportano già i changer di materiale AMS 2 Pro e AMS HT di Bambu Lab, rilasciati pochi giorni prima dell’entrata in vigore del controllo obbligatorio. In questo modo, montando prima l’hardware aggiuntivo e poi evitando l’installazione dell’ultimo update, si mantiene accesso alle funzionalità estese senza autorizzazioni.


Precedenti tensioni
Il conflitto con la community non è un evento isolato. Nel 2024, un aggiornamento della serie X1 aveva bloccato modifiche non ufficiali – compresi i firmware sviluppati dal team X1Plus per estendere le capacità della stampante. In quel frangente, Bambu Lab aveva introdotto un compromesso: un “one-way ticket” che consentiva di installare firmware custom a patto di rinunciare alla garanzia e al supporto ufficiale, mossa che molti hanno interpretato come un segnale di irrigidimento delle politiche aziendali.


Pareri di esperti del settore
Josef Prusa, fondatore di Prusa Research, ha commentato su LinkedIn che la direzione intrapresa dall’industria della stampa 3D suscita “preoccupazioni sul controllo dei propri dati”. Anche Nick Sonnentag, amministratore delegato di Sunnyday Technologies – azienda specializzata in stampa 3D di strutture in calcestruzzo – ha espresso delusione, ricordando il ruolo dell’open source nel promuovere innovazione e collaborazione.


La posizione di Bambu Lab
In un post sul blog aziendale, Bambu Lab ha parlato di “fraintendimenti” sul tema sicurezza e ha difeso il Developer Mode come soluzione che mantiene la stampa via LAN senza rinunciare alle protezioni cloud. Nonostante le rassicurazioni, molti utilizzatori faticano a credere che il nuovo firmware non costituisca un vincolo eccessivo.


Implicazioni per il futuro della stampa 3D
Il dibattito sollevato da Bambu Lab tocca questioni cruciali per l’intero settore: fino a che punto un produttore può chiudere il proprio ecosistema senza mettere a rischio l’innovazione guidata dalla community? E come bilanciare protezione dei dati, sicurezza delle reti e libertà di sperimentazione? Le risposte determineranno la direzione futura delle tecnologie additive, fra aperture open source e soluzioni proprietarie.


 

{ "slotId": "", "unitType": "responsive", "pubId": "pub-7805201604771823", "resize": "auto" }

Di Fantasy

Lascia un commento