Negli Stati Uniti, il National Defense Authorization Act (NDAA) per l’anno fiscale 2026 introduce un principio destinato a incidere in modo diretto su fornitori e integratori della difesa: le macchine di manifattura additiva vengono trattate come un elemento strategico per la sicurezza, e al Department of Defense (DoD) viene vietato utilizzare o acquistare sistemi di stampa 3D che siano fabbricati in, che abbiano software sviluppato in, oppure che risultino “networked through” (collegati in rete tramite infrastrutture riconducibili a) Cina, Russia, Iran o Corea del Nord.

Cosa prevede la “Section 880”: stop a operatività, procurement e rinnovo contratti, con eccezioni e waiver

Il fulcro normativo è la Section 880, che mira a proibire al Segretario alla Difesa di operare o procurare determinate macchine AM considerate “covered” se coinvolgono, nella catena tecnologica, produzione o software e data storage legati ai quattro Paesi indicati (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord). La stessa sezione contempla eccezioni per impieghi connessi a intelligence, electronic warfare e information warfare, e prevede la possibilità di una deroga (waiver) su base case-by-case con certificazione al Congresso che l’uso sia richiesto dal nazionale interesse. In parallelo, viene richiamata anche la presenza di limitazioni sul rinnovo di contratti esistenti per prodotti ricadenti nel perimetro.

“Networked through”: perché la connettività diventa un requisito di conformità

Il punto più delicato, per molte organizzazioni, non è solo l’origine della macchina ma la sua architettura digitale: con il concetto di sistemi “networked through” determinati Paesi, la conformità si sposta verso temi come telemetria, assistenza remota, cloud, update automatici, server di licenza, gestione utenti e conservazione dati. In pratica, non basta scegliere un hardware “occidentale” se poi il flusso di dati, la manutenzione o i servizi software passano da infrastrutture o componenti riconducibili ai Paesi vietati: la supply chain diventa anche supply chain software. Questo rende probabili revisioni di policy IT/OT, segmentazione di rete e richieste contrattuali più stringenti ai vendor (incluse clausole su hosting e subfornitori digitali).

L’altra faccia del NDAA: obiettivo “1.000.000 parti” qualificate con manifattura avanzata entro il 31 dicembre 2027

Nello stesso impianto normativo/politico, la legge spinge anche sull’adozione operativa dell’additive: la Section 220A indica che il Segretario alla Difesa, in coordinamento con i dipartimenti militari, dovrà mirare a qualificare e approvare non meno di 1.000.000 tra parti e componenti del DoD realizzati con tecniche di manifattura avanzata, entro il 31 dicembre 2027 (compatibilmente con fondi disponibili). La logica è industriale: velocizzare l’adozione, rendere i processi “expedited” lungo più fasi del ciclo di vita, e far sì che i dati di test e valutazione siano condivisi tra le Forze Armate con meccanismi di reciprocità.

Droni, ricambi “DMSMS” e mezzi terrestri: i programmi citati in Section 220A

Nel dettaglio, viene richiamata una traiettoria applicativa su più fronti. Da una parte, la produzione additiva entra in programmi per alcune categorie di unmanned aerial systems, con scadenze operative fissate entro il 30 settembre 2026 per avviare attività e certificazioni su materiali/processi utili a produrre una quota significativa di componenti. Dall’altra, la norma richiama la produzione di replacement parts per sistemi affetti da diminishing manufacturing sources and material shortages (DMSMS), selezionando almeno cinque parti per test, valutazione e certificazione e condividendo i risultati tra i dipartimenti. Infine, c’è un’attenzione esplicita ai Ground Combat Systems, dove l’additive viene collegata a vulnerabilità della supply chain e a piani per integrare tecniche AM in progettazione, produzione e sustainment dei veicoli di nuova generazione.

Impatto pratico per OEM e fornitori: qualifiche, audit, tracciabilità e “sourcing” tecnologico

Per chi lavora nella catena della difesa—OEM, contract manufacturer, service bureau, integratori software—la combinazione Section 880 + Section 220A crea un doppio vincolo: da un lato, accelerare la qualificazione di parti con AM; dall’altro, farlo dentro un perimetro tecnologico ristretto (hardware + software + rete). In concreto, ci si può aspettare più richieste su tracciabilità della macchina, origine e gestione del software, criteri di cybersecurity e controlli di filiera.

Cosa monitorare nei prossimi mesi: definizioni attuative e gestione delle deroghe

La norma, per avere effetti uniformi, richiederà chiarimenti attuativi: definizione operativa di “covered additive manufacturing machines”, interpretazioni su “networked through”, modalità di audit e gestione della deroga di interesse nazionale. Per le aziende, la preparazione passa da: mappare macchine e stack software, verificare infrastrutture di rete e canali di assistenza remota, e predisporre documentazione per eventuali richieste di waiver quando non esistono alternative tecniche equivalenti.

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Di Fantasy

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