NUTRI3D: snack stampati in 3D da colture cellulari vegetali e residui della frutta

Il progetto NUTRI3D punta a sviluppare alimenti in formato “micro-porzione” (come barrette multistrato e piccole sfere chiamate “Honey Pearls”) progettati per avere un profilo nutrizionale mirato e una consistenza definita. L’idea di base è usare la stampa 3D non per “automatizzare ricette già esistenti”, ma per costruire snack con struttura, ingredienti e densità di nutrienti controllabili, partendo da materie prime non convenzionali e da ingredienti ottenuti tramite colture cellulari vegetali.

Chi coordina e chi partecipa: ENEA, CREA, EltHub e Rigoni di Asiago

NUTRI3D è associato alle attività di ricerca coordinate da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) con il supporto del centro CREA – Alimenti e Nutrizione. Nelle comunicazioni pubbliche sul progetto vengono citate anche le aziende EltHub (sviluppo del prototipo di stampante e parte delle attività tecnologiche) e Rigoni di Asiago (per la componente legata agli ingredienti e ai sottoprodotti della lavorazione della frutta, in particolare in ambito confetture).

La “tinta” alimentare: residui della frutta + cellule vegetali coltivate

Il cuore tecnico dell’iniziativa è la formulazione di un “impasto/ink” stampabile. Da un lato si riutilizzano residui della filiera frutticola (ad esempio componenti provenienti dalla lavorazione industriale, come bucce e frazioni non impiegate nei prodotti finali). Dall’altro lato, la base viene arricchita con cellule vegetali coltivate in vitro, seguendo un approccio che mira a ottenere biomassa e componenti funzionali senza dover coltivare la pianta fino al raccolto. In questa impostazione, la stampa 3D serve a dare forma e struttura al materiale (barrette, sfere, micro-porzioni), mentre la coltura cellulare mira ad aumentare valore nutrizionale, qualità sensoriale e replicabilità del prodotto.

Dove e come si stampa: prototipo dedicato e prove in laboratorio

Le attività di messa a punto e stampa sono state descritte come svolte in ambito ENEA (in particolare al Centro Ricerche ENEA di Brindisi per la preparazione e sviluppo delle formulazioni), mentre la stampa finale è stata effettuata anche tramite un prototipo di stampante 3D progettato per il progetto da EltHub. Questo dettaglio è rilevante perché, nel food printing, la ripetibilità dipende molto dalla combinazione tra reologia della “tinta” e parametri macchina (ugello, pressione/estrusione, temperatura, velocità e strategie di deposizione). L’obiettivo operativo non è “stampare qualsiasi composto”, ma farlo con una stabilità tale da ottenere geometrie coerenti e texture riproducibili.

Perché colture cellulari vegetali e sottoprodotti: nutrizione mirata e circolarità

NUTRI3D collega due direttrici:

  1. personalizzazione nutrizionale, cioè la possibilità di definire porzioni e composizioni per bisogni specifici (ad esempio micro-porzioni adatte a diete controllate o a contesti in cui serve densità nutrizionale elevata);

  2. valorizzazione dei sottoprodotti, perché l’uso di residui agroalimentari riduce lo spreco di materia prima e può aumentare l’efficienza complessiva della filiera. In diverse comunicazioni il progetto viene presentato come un esempio di approccio “circolare” applicato al food printing, in cui ingredienti recuperati vengono trasformati in una matrice stampabile e arricchiti con biomassa vegetale coltivata.

I prodotti prototipo: barrette multistrato e “Honey Pearls”

Tra i prototipi citati compaiono barrette (anche multistrato) e piccole sfere lucide tipo “perle” (le “Honey Pearls”), pensate come snack a porzione ridotta. Il concetto del multistrato è coerente con ciò che la stampa 3D può offrire: stratificare materiali o formulazioni con caratteristiche diverse (ad esempio densità, croccantezza, contenuto di fibre o componenti funzionali) per ottenere un’esperienza sensoriale e nutrizionale controllata.

Accettazione dei consumatori: il dato del 59% e il ruolo dell’informazione

Sul fronte della percezione pubblica, viene riportato un sondaggio online con oltre 400 partecipanti in cui il 59% si dichiara disponibile a comprare o provare prodotti ottenuti combinando colture cellulari vegetali e stampa 3D. Nelle sintesi divulgative, la barriera principale indicata da una parte dei rispondenti è la mancanza di informazioni chiare su cosa siano e come vengano prodotti questi alimenti, suggerendo che trasparenza su ingredienti, sicurezza e benefici sia un fattore determinante per l’adozione.

Possibili applicazioni: contesti a risorse limitate e nutrizione su misura

Gli scenari d’uso menzionati includono contesti con risorse limitate (ad esempio missioni spaziali o situazioni di emergenza) e applicazioni “a terra” legate alla nutrizione personalizzata. L’argomento tecnico è che, quando la materia prima è trasformabile in “inchiostro” e la forma e la porzione è definita digitalmente, diventa più semplice standardizzare micro-porzioni e adattare ricette a requisiti specifici (energia, fibre, componenti funzionali). In parallelo, l’uso di residui della frutta come base valorizza flussi che altrimenti avrebbero impiego inferiore o smaltimento.

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Di Fantasy

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