L’auto italiana da montare (imitando Android)
«Noi facciamo vetture elettriche o ibride che devono costare meno di seimila euro». L’inventore è un ragazzo torinese di 33 anni che si chiama Tin Hang Liu
«Ho abbandonato il Politecnico di Torino perché vedevo mio padre, che lavorava nel settore dell’autotransportation , andare a 200 chilometri all’ora, mentre io e i miei compagni di banco andavamo a 20. A quel punto ho detto basta e mi son messo al suo fianco».Mai come quella volta all’Università la fretta nel prendere una decisione, ma forse bisognerebbe dire la sveltezza, hanno portato bene a Tin Hang Liu. Evidentemente la velocità fa parte del Dna di questo 33enne torinese (checché possa dire il suo nome), se anche l’invenzione che ha messo a punto con il padre e un pugno di altre persone sta solleticando le mire di imprenditori, servizi militari e case automobilistiche. E visto che si parla di velocità, dove poteva far correre Tin la sua inventiva, così tenuta a freno al Politecnico, se non su quattro ruote?Qualcuno obietterà che quello è un settore un po’ in crisi, ma l’approccio del ragazzo intende rivoluzionarlo trattando la sua manifestazione principe, l’automobile, come un computer. Per la precisione, come un hardware open source al pari di WordPress, il programma per creare blog. È così che è nato «OSVehicle», il primo concetto industrializzabile di programma aperto pensato per la mobilità. Cuore e base di «OSVehicle» è «Tabby», pianale universale versatile e flessibile che permette di assemblare facilmente auto a due, tre o quattro ruote, city car, golf car e fuoristrada. Il tutto in 50 minuti netti. Arriva in scatole facilmente trasportabili e non ha bisogno di strumenti particolari per essere montato, anche perché può esser allungato o accorciato a piacere per creare veicoli che possono ospitare due passeggeri in più o aumentarne la capacità di carico.«Tabby» si è fatto conoscere nelle fiere di mezza Europa, lo chiamano l’auto Ikea, ma il concetto che vi sta dietro è molto più complesso, ci tiene a precisare il suo inventore: cambiare la logica di produzione, creare posti di lavoro, distribuire la catena del valore.
L’idea a Tin venne nel 2008 quando era in Silicon Valley e stava seguendo la sua passione per il social media marketing. «Dal momento che ero entrato in contatto con persone legate al mondo dell’hardware e software open source , ho pensato di applicare questo concetto al mondo delle macchine. Mi sono detto: perché non prendiamo un pianale e facciamo in modo che tante startup possano creare il loro progetto a costi competitivi?».Quindi dal 2009 Tin ha cominciato a spiegare la sua teoria a suo padre Francisco Liu, consulente per business tra Italia e Cina con la sua Italchina, e al suo collega Ampelio Macchi, ingegnere meccanico che ha lavorato per Cagiva, Husqvarna e Aprilia vincendo 51 campionati del mondo.L’idea era buona, perché non solo ha persuaso i due tecnici, ma ha arruolato anche l’ingegnere Carlo De Micheli, il designer Marco Borge e l’opinion leader italiano dell’open source hardware Simone Cicero.Per farsi il proprio «Tabby» basta andare sul sito di OSVehicle (www.OSVehicle.com) e scaricare le matematiche in 3d del prototipo da cui si parte prima lavorandole sul proprio computer e poi su un modello in scala 1:5. «Noi proponiamo due soluzioni, lavorare con polistirolo e argilla oppure la stampa in 3d. Sviluppato il modello, si lavora sul prototipo in scala 1:1 e a quel punto entriamo in gioco noi dando il pianale, che si ordina online. I clienti cominciano a montarvi sopra le loro scocche, il motore elettrico e a fare le prove. Una volta che l’auto è stata definita nelle sue dimensioni reali, se funziona, si va in produzione tenendo sotto controllo i costi».
«OSVehicle» può anche offrirsi di far avere dei pezzi dai suoi fornitori di fiducia, come le gomme, o di spedire tutti gli elementi in una cassa: una volta aperta servono solo due meccanici con pochi semplici attrezzi per montare il mezzo. Con «Tabby» si rispamierebbero 3 anni e 2 milioni di euro di ricerca, è la tesi del giovane creativo, che però mette subito in chiaro: «Noi siamo una piattaforma, le persone scaricano la base ed elaborano, non vogliamo essere la Piaggio o la Fiat, ma l’Android dei veicoli elettrici».Non è un caso che il nome scelto per questa quattro ruote sia quello con cui si definisce altrimenti il gatto soriano, in grado di raggiungere ogni luogo.Alcuni imprenditori kenyoti si sono già fatti avanti, dato che per importare le auto nel loro Paese le tasse salgono del 75%: «Se gli mandiamo il kit, creano una piccola linea di montaggio, con strumenti semplici assemblano i veicoli, producono il loro brand e posti di lavoro locali», commenta Tin, che poi puntualizza: «Si tratta di fare veicoli elettrici che costino sotto i 6.000 euro. Il pianale lo diamo a 2.000 euro, il motore elettrico, disponibile nella versione a 45 chilometri orari e a 80, costa 800. Si può scegliere anche la batteria, al piombo super economica ma pesante, o al litio, ma costosa».
Al momento «OSVehicle» ha prodotto 4 prototipi marcianti e ha richieste da ogni parte del mondo: grandi parchi divertimento americani che vogliono «Tabby» come veicolo interno con scocche legate a cartoni animati; golf club italiani; aeroporti; il settore militare, l’aerospace e una grande città del Nord Europa. L’auto assemblabile si è guadagnata da subito un’ottima reputazione finendo su Bloomberg, Msn, der Spiegel, Le Monde, Inhabitat, Daily Mail, The Register, Top Gear, TEDx, France Television, Business Insider. È stata inoltre selezionata tra i progetti più innovativi all’UsaCamp di New York, è volata a San Francisco con la fondazione Mind The Bridge ed è stata presentata al Roland Garros.
di Andrea Rinaldi da corriere.it